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Sequestro di cannabis light. A rischio l'intero comparto?

Abbiamo chiesto a Luca Marola, fondatore di EasyJoint: “Colpa di alcuni commercianti”

I finanzieri di Vieste hanno sequestrato 19 confezioni di cannabis light a marchio “Mary Moonlight” in un negozio locale, denunciando il commerciante per spaccio di sostanze stupefacenti. Nonostante il proprietario del negozio abbia mostrato le dichiarazioni di conformità del prodotto alla Guardia di Finanza, le forze dell'ordine hanno proceduto comunque con il sequestro della sostanza, specificando i motivi nel verbale. Le etichette dei prodotti richiamano alla legge n.242 del 2016 (che permette agi agricoltori di coltivare cannabis con una soglia di THC fino allo 0,6% senza ripercussioni) come autorizzazione alla vendita, ma secondo i militari la legge è destinata esclusivamente alla coltivazione e non alla libera commercializzazione. Inoltre la cannabis confiscata avrebbe un THC pari a 0,52% e sarebbe quindi da considerarsi una vera e propria sostanza stupefacente.

Abbiamo contattato Luca Marola, ideatore di EasyJoint, azienda leader del panorama della Cannabis Light in Italia, che avevamo conosciuto nel servizio di Matteo Viviani sulla cannabis legale. Che ha commentato così' l'accaduto: “Abbiamo fatto nascere noi questo mercato, ma prima abbiamo studiato le leggi. La nostra è una battaglia legale oltre ad essere commerciale, così da poter avere una legge più chiara sulla materia.” In molti si sono domandati se questo episodio possa mettere a rischio l'intero movimento. “Questo sequestro non mette a rischio il mercato. Lo andrà invece a pulire da chi ha abusato di questo clamore mediatico portando in Italia prodotti che non possono essere commercializzati”, ci ha detto Luca Marola.

Non ci sono ancora certezze perché sono in corso le indagini dei carabinieri di Vieste, ma un'ipotesi al vaglio è che i commercianti in questione abbiano importato dalla Svizzera marijuana proveniente da sementi non autorizzati alla coltivazione in Italia. Non sarebbero comunque gli unici a farlo, interpretando diversamente la legge n.242 del 2016 avvalendosi di certificazioni dei produttori svizzeri e delle consulenze legali di diversi avvocati.

“Noi di EasyJoint riceviamo una mail o telefonata al giorno da compagnie svizzere. Pur sapendo che i loro prodotti sono di una qualità superiore, sappiamo che dal punto di vista legale non reggono. Prenderla dalla Svizzera senza tenere conto delle norme vuol dire pensare solo al proprio piccolo interesse di bottega, cavalcando un fenomeno creato da altri. Se fosse considerata stupefacente, metterebbero nei guai anche i clienti, a cui la vendono come erba legale. Non me la prendo tanto con il commerciante, ma piuttosto con chi gli ha fatto credere che fosse tutto in regola.”

Se al processo ci fosse una condanna, sarebbero fuori gioco tutte le aziende che da qualche mese importano prodotti dall'estero facendo gioco su una regolamentazione non troppo chiara. Noi continueremo a seguire la questione e vi terremo aggiornati.

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