Bronzi di Riace e mercato nero: ecco come lavorano i tombaroli | VIDEO
Nella quinta puntata dell’inchiesta sui bronzi di Riace, Antonino Monteleone e Marco Occhipinti incontrano e seguono alcuni tombaroli romani, che da anni trafugano reperti archeologici e li vendono al mercato nero. La stessa fine dei presunti Bronzi di Riace mancanti?
Antonino Monteleone e Marco Occhipinti ci portano a conoscere il mondo dei tombaroli, ovvero le persone che scavano di notte illegalmente per trovare reperti archeologici da vendere al mercato clandestino di opere d’arte antiche.
Di reperti archeologici forse trafugati vi abbiamo già parlato nel servizio sul ritrovamento di 50 anni fa dei due Bronzi di Riace, che vi riproponiamo qui sotto.
Attorno al loro recupero è nato un vero e proprio giallo, ambientato nella stessa regione, in Calabria, dove recentemente i carabinieri hanno sgominato con una maxi operazione un traffico clandestino di reperti archeologici, che dal sud Italia finivano in paesi stranieri di tutto il mondo.
I misteri riguardanti i Bronzi di Riace sono davvero tanti. Nei documenti originali redatti all’epoca dallo scopritore ufficiale, Stefano Mariottini, e dal responsabile delle operazioni di recupero, l’archeologo professor Pietro Giovanni Guzzo si parla letteralmente di “un gruppo di statue”, di uno scudo, di un elmo che poi però non sono mai stati rinvenuti dai sommozzatori dei carabinieri di Messina.
Vi abbiamo anche raccontato di alcune testimonianze, che parlano di ripetuti tentativi di trascinare via qualcosa di pesante dal fondo del mare da parte di una barca a motore proprio nei giorni del ritrovamento e addirittura di uno scudo e di una lancia che sarebbero stati portati via dalla spiaggia da alcune persone, a circa 700 metri dal punto dove furono tirate su le due statue.
Vi abbiamo infine fatto ascoltare le dichiarazioni di un uomo, che racconta di una statua che sarebbe stata trafugata in Calabria e venduta a Roma ad un emissario del Getty Museum di Malibù, in California.
Con Antonino Monteleone e Marco Occhipinti torniamo a parlare di reperti archeologici e lo facciamo incontrando in esclusiva e seguendo sul campo alcuni tombaroli.
“Faccio il tombarolo da quando so piccolo, 14 anni. È ’na passione, cioè questa è la storia nostra, ti viene naturale, per me è stata ’na chiamata! Prima c’era molto più guadagno, adesso la crisi sta pure qua…”, racconta un tombarolo.
Rifiuta l’etichetta di “bandito dell’archeologia” e dice: “Beh, io invece penso che siamo l’eroi dell’archeologia, perché tutto quello che viene trovato è grazie a noi, non agli archeologi… se qualcuno me dicesse a me ‘scavame una tomba e porta al museo che te pago la roba’ io non c’ho problemi… perché me devi fa’ fare il bandito, io non lo voglio fa’ il bandito”.
l mestiere, sostiene il tombarolo, farebbe addirittura risparmiare soldi pubblici: “Comunque sia per scavà una tomba loro impiegano 100-150 mila euro quando noi magari co 4-5 ore la pulimo, allora daccene a noi 30-40 a noi ce sta bene, io sarei più contento eh…”.
L’uomo racconta ad Antonino Monteleone del suo primo ritrovamento, un’urna del settimo secolo che conteneva le ceneri di un morto e un rudimentale rasoio. E poi spiega: “La squadra nostra è composta da quattro persone, poi ce stanno squadre da sei, squadre da tre, prima ce ne erano molte di più…”
Monteleone gli chiede quale sia la cosa più bella che ha trovato e lui risponde di getto: “Un’idra, è tipo un boccale gigante a doppia tecnica, era de maestro”.
Ma chi compra le opere d’arte trafugate? A spiegarlo è ancora il tombarolo: “Da me comprano privati, per fare un regalo così, possono spenderti millecinquecento euro… poi quando c’è un pezzo importante che vale soldi, c’è il collezionista che compra...”.
Un bel guadagno, ma anche un bel rischio: “Penso che qualche annetto se me chiappano me lo fanno fa, guarda anche se c’era na pena severa, queste cose le devi provà. Io quando me c’ha portato la prima volta il mio maestro, nonché mio padre, io non mi interessava questa cosa..”.
“Ti è mai venuto in mente che stavi di fatto rubando?”, gli chiede Antonino Monteleone. La risposta è netta: “Ma perché sto rubando? A chi sto rubando? Perché, a noi non ce rubano? Noi troviamo le tombe, troviamo la roba e loro vengono sempre dove abbiamo scavato noi..”.
E loro, spiega ancora l’uomo, sono archeologi, carabinieri e “sta gente così che poi va a fare i recuperi… a chi rubo? Questa è roba nostra, perché è dello stato?”
L’uomo ci racconta un po’ della sua vita: “Io c’ho na’ famiglia, e devo ringrazià sta terra, perché specialmente in momento di crisi se non c’avevo sto secondo lavoro, andavo a rubà. Le rapine non le faccio, non me piace fa del male alla gente, vado a piglià quello che m’hanno lasciato, che c’è de male scusa eh…”.
Il tombarolo racconta che il pezzo più bello l’ha venduto a 180mila euro e che le transazioni, ovviamente, sono tutte in contanti. E ci spiega come funziona la trattativa.
“So loro che vengono da me, io non vado a prende soldi… vengono a trovarti, c’hai niente? Sì, na cosetta… gliela fai vedé e ti ci metti d’accordo…”.
A un certo punto, mentre stiamo parlando con questo tombarolo, si sente un rumore di elicottero. E siamo costretti a spegnere la telecamera.
“So due… potrebbero esse pure carabinieri”. E racconta: “Una sera… stavamo a scavà e so passati due elicotteri e poi dopo so’ venuti subito la finanza o i carabinieri… “. Poi si sfoga con la Iena: “Di tutta ’sta storia sai che me fa girà più er cavolo? Che tutte quelle tombe che stanno a trovà le avemo trovate noi... Loro per trovà una tomba spendono 100 -200mila euro, capito? Per fa’ gli scavini col pennello e tutte le tarantelle, e poi dopo capito? Noi se dovemo fa un culo come un secchio per piacce du baiocchi, poi fanno quelli bravi, che so stati loro a trovalli, capito?”.
Mentre parliamo, i tombaroli trovano alcuni reperti: “Eccolo, oh, eccolo oh, che cos’è? Questo è l’orla, vedi? Il frano ha spostato in avanti l’oggetto”.
“Adesso qui intorno ci deve essere il corredo, ma queste so…”.
“Ma questa che facciamo la portiamo al museo adesso?”, chiede Monteleone. La risposta è secca: “See col cazzo”.
Ma di reperti, a quanto pare, ce ne sono anche altri: “Questo qui è greco… è della Grecia, di importazione… è il pozzetto vedi? Ce l’ho tutto davanti perché il morto sta là… Mo delle volte se trovano delle ossa, delle volte no… questo è bello eh, bello… eh! questo è bello davero”.
Proviamo a fargli due conti in tasca. “A naso quando ti sei fatto co sta scavatina?” “Al prezzo de oggi? 1500 euro… “.
“Sta necropoli so anni che gli stavamo appresso e c’ho messo parecchi anni per trovalla, però tutte le sere venimo, scavamo e trovamo, perché è piena… Cioè fino ad adesso qua c’avemo fatto 40 lavori, 40 tombe a stanza, a camera, c’hanno dato bei risultati, bella roba è scappata, vedi? Ecco un altro oggettino, te l’avevo detto che c’è sempre il compagno… Queste c’hanno sempre il compagno, sempre. Eccolo qua…”.
E siamo a 1.700 euro di valore trafugato…
L’uomo sembra conoscere molto bene ciò che ha ritrovato: “Un pezzo etrusco, settimo avanti Cristo… questo er dell’usanza funebre…questo qui ci beveva, ci metteva dell’acqua, mettevano la roba loro…
Non si vergogna affatto del suo mestiere. “Perché me dovrei sentì in colpa? Perché tiro fori delle cose? e quelli che ammazzano la gente, quelli… ma tu che pensi del fatto che in molti musei stranieri ci sono delle opere pazzesche che potrebbero essere…”.
Il tombarolo spiega alla Iena quali sono gli altri soggetti che popolano questo mondo molto particolare. “Sopra de me ce sta il commerciante… Sopra il commerciante? Che ne so io, non lo posso sape’, non lo so, io so quello più piccolo, so quello che guadagna meno de tutti…”
E aggiunge: “Io penso che se ce facessero scavà tutti i giorni, penso che ce n’avemo pé fa altri 100 anni de scavi… 100 anni? Sììì, forse anche di più, cioè ce so zone dove hanno scavato i nostri nonni zii, noi c’annamo e trovamo la roba…”.
Il tombarolo, che abbiamo seguito durante un trafugamento, non ha paura delle pene che lo attendono: “Se ci fosse una pena minima di 6 anni e un massimo di 20 anni sei sicuro che lo faresti ancora?”, gli chiede la iena. “Ehhh sì, perché me piace… che t’ho da dì? Se io a te ti dicessi se vai co na donna te dò 20 anni de carcere c’andresti co na donna? Hahaha ci penso, ci penso però ce vai”.
E poi lancia un’ultima stoccata polemica: “Perché lo fa sparì lo Stato nostro, perché non se tiene cura de sta roba? Perché l’altri stati ce fanno i soldi co la roba nostra e noi invece no?”
Ecco qui sotto i servizi sui misteri dei Bronzi di Riace.