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Fausto Brizzi, Le Iene: “Scusarci con lui? Prima il tribunale ascolti le 15 ragazze che lo accusano!” | VIDEO

Per il Tribunale che ha archiviato la denuncia dell’unica vittima ammessa a processo il comportamento del regista “non costituisce reato”. Ma il processo per Le Iene è solo l’ennesima conferma dei comportamenti predatori di Brizzi

Si fa un gran parlare, in queste ore, delle “scuse” che Le Iene dovrebbero fare a Fausto Brizzi, a seguito dei nostri servizi che hanno raccontato attraverso le voci delle vittime episodi di violenza sessuale.

È vero, le accuse di molestie sessuali a carico del regista italiano sono state archiviate, ma è necessario spiegare bene perché.

Innanzitutto, delle attrici di cui abbiamo raccolto la testimonianza, soltanto tre hanno trovato il coraggio di denunciare. E di queste soltanto una è stata valutata dal giudice. La legge italiana, va precisato, è diversa da quella americana: da noi le donne hanno solo sei mesi di tempo per denunciare la violenza sessuale subita. E dell’unica testimonianza considerata dal giudice, nella sentenza di archiviazione viene riportato che per due volte l’attrice rifiuta un massaggio da Fausto Brizzi, che decide successivamente di chiudere la porta a chiave. Il giudice scrive: “Appare suggestivo, ma in realtà inidoneo [...] il dettaglio [...] dell’avvenuta chiusura con la chiave, ad opera di Brizzi, della porta”. E aggiunge: “Non possono declinarsi in termini di violenza modalità di esplicazione di un interesse fisico e sessuale [...] solo perché tali percepite dall’ipotetica vittima”.

Ecco dunque che il giudice Alessandro Arturi archivia il procedimento perché il fatto non sussiste. Un fatto sì che per la legge italiana non può essere punito, ma l’intero procedimento non fa che confermare quello che abbiamo raccontato. E cioè le modalità predatorie di tali azioni. Ed ancora una volta, allora, invitiamo Fausto Brizzi a citarci per diffamazione, per dimostrare in tribunale la veridicità delle quindici testimonianze delle ragazze che lo accusano di averle molestate.

Tutta la vicenda prende le mosse sull’onda del caso Weinstein, che scoppia ad ottobre 2017. Ronan Farrow, giornalista statunitense, raccoglie la testimonianza di una dozzina di attrici che accusano il potente produttore di molestie sessuali, e pubblica l’inchiesta sul New York Times e sul New Yorker. In tutto il mondo scoppia il movimento “Me too”, e cadono diverse teste di registi, produttori e non solo, accusati di molestie sessuali.

Così anche noi de Le Iene abbiamo cominciato a indagare, convinti che il nostro Paese non potesse essere esente da un fenomeno del genere. E abbiamo raccolto la testimonianza di diverse ragazze.

La prima è quella di Giorgia Ferrero, un’attrice teatrale. Un regista le dice telefonicamente che ha una parte che sarebbe adatta a lei per un film. Poi parte una conversazione su WhatsApp, in cui prima le chiede le misure, poi la foto in reggiseno, poi quella a seno nudo, e infine quella del sedere. Dopo che la Ferrero si rifiuta di mandargli le foto, l’attrice passa da essere protagonista assoluta per il film in questione a non essere più adatta per la parte. “So che il regista si comporta così anche con altre attrici. Questo abuso di potere deve finire”, dice l’attrice alle nostre telecamere.

Serena Bruni, invece, è un’ex attrice. Dopo le continue molestie subite decide di mollare. A ventitré anni riceve una richiesta esplicita di fare sesso e l’uomo le infila la mano nei pantaloni. “Mi sono sentita piccola, inutile e stupida”.

Anche Tea Falco è caduta nella rete di un regista porcone: “Avevo ventun anni, un regista mi contatta su Facebook e mi invita a portargli le mie fotografie nel suo studio, che scopro solo dopo essere casa sua”. E anche lei si ritrova la sua mano nelle mutande. “Solo dopo che ho fatto il film con Bernardo Bertolucci ho capito che non tutti i registi sono delle merde”.

E nel primo servizio mandiamo in onda anche la testimonianza di un’attrice che decide di rimanere anonima, che ci racconta del suo “provino” con Fausto Brizzi. Il regista la fa andare a casa sua, e dopo aver messo in piedi una serie di scenette in cui lui era il marito e lei la moglie, si spoglia e cerca di fare sesso con l’attrice. Lei lo evita, e allora lui prova a metterle la mano sul suo pene. Anche in questo caso lei si nega, e allora lui si masturba fino a eiaculare di fianco a lei. “Mi sono portata questa cosa dentro per tanto tempo, mi sono sentita sporca, non riuscivo a perdonarmi il fatto di essere rimasta paralizzata e di non aver reagito”.

Dopo la messa in onda del servizio veniamo tempestati di segnalazioni di ragazze che riconoscono nel racconto dell’attrice tutte lo stesso regista: Fausto Brizzi. Decidiamo di incontrarle e raccogliamo in tutto quindici testimonianze di ragazze che non si conoscono fra di loro ma che ci raccontano tutte la stessa storia.

Come un’aspirante attrice che conosce Fausto Brizzi a un corso di recitazione. Lui la invita a casa sua e nel corso dell’incontro si fa sempre più molesto: dopo essersi spogliato denuda la ragazza e prova ad aprirle le gambe per infilarle il pene. Tutto questo sempre con la scusa della recitazione e dell’improvvisazione. L’attrice riesce a scansarlo, ma continua a portarsi dentro la sensazione di stupro che ha vissuto in quei terribili momenti.

E anche un’altra attrice ci ha raccontato di essere stata baciata durante il “provino” nello studio-casa di Fausto Brizzi: “Lo percepisci quando è un bacio di scena e invece quando è un bacio invasivo. Lui era diventato aggressivo. Ma la cosa che mi ha fatto reagire è stata quando ha cominciato a toccarmi il seno, la figa, a mettermi le mani sul cazzo attraverso i pantaloni”. Ma poi lui si è spogliato: “A vent’anni mi sono ritrovata con il cazzo in mano di un cinquantenne. Quando ho reagito l’ho fatto come un cucciolo che chiede di smettere perché si sente a disagio”. Ma anche dopo il suo no il regista, che era eccitato, ha voluto farsi una sega su di lei.

In tutto raccogliamo quindici testimonianze. I giornali e i siti sono pieni dei racconti raccolti da Le Iene, ma ancora non avevamo fatto il nome del regista chiamato in causa. Sono stati il Corriere della Sera e Il Messaggero a uscire lo stesso giorno con il nome di Fausto Brizzi. Da allora si è creato un vuoto intorno al regista: la Warner decide di togliere il nome di Brizzi dal suo film in uscita e la casa di produzione Wildside lo fa fuori. Ma passato qualche tempo, i riflettori si spostano sulle ragazze, che vengono accusate di essere alla ricerca di visibilità, nonostante abbiano parlato con noi a volto coperto e con la voce camuffata. E sono poche le attrici famose che si schierano in difesa delle ragazze. Allora interviene Giulia Bongiorno, una delle avvocatesse più importanti d’Italia e oggi ministra, che si offre di difenderle tramite la sua associazione Doppia difesa.

Oggi arriva questa archiviazione che non cancella, lo ribadiamo ancora una volta, la realtà dei fatti, di quelle drammatiche testimonianze, di una prassi “predatoria” che rimane assolutamente riprovevole e da condannare. E ancora una volta chiediamo a Fausto Brizzi di citarci per diffamazione, affinché finalmente possa essere dimostrata in tribunale la veridicità delle quindici testimonianze delle ragazze che lo accusano di averle molestate. Noi aspettiamo fiduciosi.

Guarda qui sotto tutti i servizi che abbiamo dedicato al caso.
 

Molestie alle attrici: i nostri servizi

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