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Fine vita, Consulta: “Aiuto al suicidio non sempre è punibile”. Cappato: “Siamo tutti più liberi”

La Corte ha deciso sul caso che vede imputato Marco Cappato per aver aiutato Dj Fabo: "È una vittoria di Fabiano e della disobbedienza civile". Noi de Le Iene vi abbiamo raccontato il caso da cui è scaturita la sentenza

La Corte costituzionale ha deciso: l’aiuto al suicidio non è punibile se la patologia del malato è irreversibile e la sofferenza intollerabile. I giudici erano chiamati a pronunciarsi sulla norma che punisce senza distinzioni chi aiuta o istiga al suicidio, dopo che il tribunale di Milano aveva sollevato un dubbio di costituzionalità durante il processo a Marco Cappato per la morte di dj Fabo.

La Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile ai sensi dell'articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, "chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli".

"Da oggi in Italia siamo tutti più liberi, anche quelli che non sono d'accordo”. Sono queste le parole a caldo di Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni imputato nel processo per la morte di Dj Fabo: “Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall'altra parte. Ora è necessaria una legge".

L'avvocatura dello Stato, per conto del Governo, aveva ribadito ieri durante l’udienza la richiesta di bocciare le questioni sollevate dai giudici milanesi, perché sul tema c'è bisogno di una legge del parlamento che regolamenti tutti i possibili scenari. Le conclusioni davanti ai giudici erano state di dichiarare "inammissibili" o "infondate" le questioni di legittimità.

Diametralmente opposta la posizione di Filomena Gallo, legale dell’associazione Luca Coscioni: “È giunto il momento di una dichiarazione di incostituzionalità" del reato di aiuto al suicidio, per le "tante persone che, oggi come allora, si trovano in condizioni come quelle di Fabiano e che si recano all'estero per congedarsi dalla vita", aveva detto: "Il legislatore non ha fatto la sua parte", dopo che la Corte ha atteso invano per un anno, così da dare al Parlamento il tempo di scrivere una legge che non è mai arrivata.

Il caso davanti alla Corte era nato dalla storia di dj Fabo, che noi de Le Iene vi abbiamo raccontato con Giulio Golia. Fabiano Antoniani era un dj rimasto tetraplegico a causa di un incidente stradale. Nel febbraio 2017, sfinito dal dolore e dalla sofferenza per la sua condizione, decide di andare in Svizzera per poter praticare il suicidio assistito che in Italia gli è negato nonostante vari appelli pubblici e al presidente Mattarella. Nel suo viaggio dj Fabo è accompagnato da Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni noto per le sue battaglie sul fine vita: dopo questo gesto d’umanità l’ex parlamentare si è autodenunciato, ed è imputato a Milano in un processo per aiuto al suicidio. Durante le udienze il servizio di Giulio Golia è stato utilizzato per dimostrare la libertà e lucidità della scelta di Fabiano. Il Tribunale ha così chiesto alla Corte costituzionale di decidere se l’articolo 580 del codice penale, quello che punisce chi aiuta in qualunque modo una persona a togliersi la vita, sia conforme alla nostra Costituzione. E oggi si è chiuso l'ultimo capitolo della vicenda, con la storica decisione che dona una speranza di una fine dignitosa a tutte le persone nelle condizioni di Dj Fabo

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