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Guerra in Yemen, Genova: i portuali contro la nave saudita

I portuali genovesi sono pronti a boicottare l’eventuale imbarco di armi a bordo della nave saudita Bahri Yanbu. Armi “che potrebbero essere destinate a paesi arabi in guerra”. Intanto, Gianluca Ferrara (M5s) presenta un’interrogazione parlamentare per chiedere la sospensione del transito di armi destinati alla guerra in Yemen dal nostro paese

Genova è pronta a boicottare l’eventuale imbarco di armi a bordo della nave saudita Bahri Yanbu previsto per sabato 18 maggio. A sostenere i portuali genovesi sono la Filt Cgil nazionale e un gruppo di Ong tra cui Amnesty International. “Condividiamo e sosteniamo le preoccupazioni dei portuali di Genova sulla necessità di negare l’attracco alla nave cargo Bahri Yanbu con a bordo armi che potrebbero essere destinate a paesi arabi in guerra”, ha detto il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo. “Resteremo vigili e al fianco dei lavoratori portuali di Genova affinché nessuno utilizzi i nostri porti per alimentare conflitti armati che violano i diritti umani”.

A dare l’avviso è un comunicato di Amnesty International: “La Bahri Yanbu, carica di armi che rischiano di essere utilizzate anche nella guerra in Yemen, sta cercando di attraccare nei porti europei per caricare armamenti destinati alle forze armate della monarchia assoluta saudita”.

Armi che sarebbero destinate alla guerra in Yemen, quindi, di cui vi abbiamo raccontato in un servizio di Giulia Innocenzi raccontandovi proprio del ruolo che il nostro paese avrebbe nell’esportazione di armi destinate alla guerra in Yemen, uccidendo anche molti bambini.

L’Italia, infatti, nonostante la legge lo vieti, continuerebbe a vendere e a far transitare questi armamenti. La Rwm Italia, l'azienda tedesca con sede in Sardegna, continua a smaltire gli ordini per i sauditi, impegnati in questa guerra, accumulati negli anni scorsi.

"Il governo è contro la vendita di armi all'Arabia saudita, manca solo la formalizzazione della decisione", ha detto il primo ministro Conte. Ma questa formalizzazione non è ancora arrivata, come emerge dalla Relazione del Governo al Parlamento sulle esportazioni di armamenti relative all'anno 2018.

Non sarebbe quindi stata posta in atto alcuna misura restrittiva, né la sospensione delle forniture né il divieto a nuove autorizzazioni. E questo nonostante diverse risoluzioni del Parlamento europeo abbiano esplicitamente chiesto l'embargo di armamenti nei confronti dell'Arabia saudita e recentemente anche degli Emirati arabi uniti, visto il loro impegno nella guerra in Yemen. Richiesta di sospensione dell'invio di armamenti raccolta invece da diversi paesi, come Germania, Paesi Bassi e Belgio. Mentre in Italia da cinque mesi ci sono ben due risoluzioni sulla guerra in Yemen chiuse nel cassetto della Camera dei deputati, precisamente nella commissione Esteri. La discussione della risoluzione viene continuamente rinviata. 

Gianluca Ferrara, capogruppo dei senatori M5s in commissione Affari esteri, ha presentato oggi un’interrogazione parlamentare “per conoscere le ragioni per cui non si sia ancora provveduto a sospendere le consegne delle bombe aeree della RWM vendute dal Governo Renzi all'Arabia Saudita, che le utilizza in Yemen in violazione del diritto internazionale. Vogliamo capire dalla Farnesina, nello specifico dal sottosegretario Guglielmo Picchi che ha la delega in materia, se la legge 185 del 1990 non fornisce sufficiente copertura legislativa per procedere subito con la sospensione”.

Speriamo che l’interrogazione non finisca nel cassetto del governo, ma che sia la volta buona per fermare finalmente il transito in Italia di armi destinate alla guerra in Yemen. 

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