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Inquinamento, i cittadini chiedono le bonifiche. Il ministro dell'Ambiente: “Hanno ragione” | VIDEO

Sabato 14 settembre in sei delle 45 località dove si trovano i Siti di interesse nazionale ci saranno manifestazioni per chiedere una volta per tutte allo Stato le bonifiche e la riqualificazione di questi luoghi martoriati, dove il tasso di malattie e mortalità è molto più alto che altrove. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in esclusiva a Iene.it: “La riorganizzazione del ministero prevede una direzione che si occupa più specificatamente di questo”

“Le persone che protesteranno sabato hanno ragione. Non è più pensabile che lo stato di avanzamento delle bonifiche proceda con questa lentezza”. Così il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, commenta in esclusiva a Iene.it le manifestazioni che si terranno sabato 14 settembre contro l’inquinamento prodotto da alcune industrie italiane. Gli abitanti costretti a vivere nei luoghi più colpiti si uniranno in un’unica protesta, dalle 16 alle 19, in sei delle 45 località dove si trovano i Siti di interesse nazionale, dove le industrie hanno contaminato l’ambiente. A Livorno, Taranto, Manfredonia, Falconara, Augusta e Gela si terranno flash mob, manifestazioni e proteste.

Cosa chiedono? Che le bonifiche che per legge devono essere fatte siano realizzate una volta per tutte e che questi luoghi vengano riqualificati. Mentre i governi si succedono, chi vive nei Sin, aree contaminate classificate come pericolose dallo Stato, si ammala e muore molto più che altrove, come mostrano i dati dello studio "Sentieri" dell'Istituto Superiore di Sanità. Sono quasi sei milioni le persone che vivono in queste zone, distribuite su 319 comuni italiani. Qui, tra i giovani (0 - 24 anni) l'incremento dell'incidenza oncologica è del 9%. 

“Già dall’anno scorso ho lavorato in questo senso aprendo tutti i dossier dei Sin, alcuni fermi da molti anni. A volte decenni", spiega ancora il ministro Costa. "Ho scoperto così che sono state effettuate più di 1.600 conferenze dei servizi interlocutorie. Cioè che non hanno portato a nessun concreto avanzamento”. Il ministro, che ha ricoperto il mandato già nel precedente governo giallo-verde, ha aggiunto: “Ho scritto un disegno di legge che ho chiamato RisanAmbiente e che prevede una serie di alleggerimenti burocratici per poter procedere più velocemente. Anche la riorganizzazione del ministero prevede una direzione che si occupa più specificatamente di questo. Sono sicuro che questa maggioranza parlamentare lavorerà con maggior vigore per approvare il prima possibile questa norma e sbloccare finalmente le bonifiche”.

Speriamo che qualcosa questa volta cambi davvero, perché queste persone, che si sono trovate senza colpa a lottare contro l’inquinamento e le conseguenze dirette sulla salute, non possono più aspettare. Noi de Le Iene ne abbiamo conosciute alcune nei numerosi servizi dedicati ai diversi luoghi colpiti dall’emergenza. Nel video qui sopra potete vedere alcune delle persone intervistate nei nostri servizi, abitanti di diverse città italiane: da Taranto ad Augusta.

C’è l’Ilva di Taranto, dove siamo stati tante volte con Nadia Toffa, raccontando le difficoltà delle famiglie, delle mamme e dei padri che troppo spesso vedono ammalarsi i loro piccoli, costretti a convivere con le polveri prodotte dall’acciaieria. “Vorremmo scappare di qua e non possiamo permettercelo. Io voglio veder crescere le mie figlie, voglio vederle sposate”, ha raccontato la mamma di una bambina colpita da un sarcoma. Lì, abbiamo incontrato anche la piccola Gabriella, che ci ha raccontato come dalle finestre di casa sua, dove era costretta a rimanere perché malata di leucemia, vedeva l’Ilva. Le abbiamo chiesto: cos’è l’Ilva? “Il fumo”.

C’è poi “l’altra Ilva”. È la Ferriera di Servola, impianto siderurgico considerato da tanti come “l’Ilva di Trieste”, di cui pochi giorni fa è stata finalmente annunciata la chiusura. Una battaglia che noi de Le Iene abbiamo sostenuto raccontando le storie di chi quei fumi li ha respirati per anni. “Ho avuto un tumore alla tiroide e problemi respiratori perché sono allergica allo zolfo”, racconta Daniela, costretta a stare chiusa in casa. Abbiamo parlato anche con chi in quella ferriera ci lavorava. “Ho avuto colleghi che sono morti per cancro alla vescica, ai polmoni. Si è poi scoperto il problema di tutto”, dice Romano Pezzetta, un ex operaio della Ferriera che per 40 anni ha diretto l’altoforno. “È emerso che un terzo dei bambini entro i 12 anni soffriva di patologie croniche all’apparato respiratorio”, aggiunge Maurizio Fogar. Nessuno però ha mai dimostrato un collegamento tra le morti e la Ferriera. Solo nel caso degli operai la causa è una sola.

Siamo stati ad Augusta, dove con Giulio Golia vi abbiamo raccontato del polo petrolchimico di Siracusa: oltre 30 chilometri di costa occupati da raffinerie, una bomba ecologica che avrebbe causato molte malattie, come il tumore, negli abitanti che vivono nelle vicinanze. “Abbiamo paura, qui stiamo morendo di cancro”, è l’appello di bambini, adulti e anziani di Augusta. Assieme a Melilli e Priolo, si tratta di un’area di quasi 60 chilometri quadrati, di cui solo l’8% è stato bonificato. A giugno scorso il prefetto di Siracusa, richiamando le nuove norme sugli assembramenti del decreto sicurezza, ha vietato blocchi e manifestazioni nelle aree industriali del polo petrolchimico. Ma questo non fermerà gli abitanti che sabato porteranno avanti la loro battaglia nelle piazze. “Noi vogliamo che sia riconosciuta la globalità del problema dell’inquinamento. Riguarda tutta Italia e non solo le periferie dimenticate”, ci dice al telefono don Palmiro Prisutto, che da anni si batte proprio ad Augusta contro i troppi danni dell’inquinamento. “Qualcuno deve farsi vivo, ci sono zone totalmente dimenticate. Noi chiediamo che le bonifiche già annunciate e finanziate siano realizzate”. La bonifica del territorio, spiega don Prisutto, è solo l’inizio. “È il minimo che devono fare. Ci dev’essere una maggiore tutela della salute dei cittadini”. E quando gli chiediamo se ha un’idea di quante persone ad Augusta aderiranno alla manifestazione di sabato, in riferimento proprio al decreto sicurezza, che inasprisce il “reato di blocco stradale”, risponde: “Ad Augusta la gente ha paura di esporsi. È un attacco alla democrazia. Noi che ci saremo ci definiamo ‘i sopravvissuti’”. 

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