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News | di Alessandro Barcella |

In Siria contro l'Isis, il Tribunale: “Non sono socialmente pericolosi” | VIDEO

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Il tribunale di Torino ha respinto la richiesta di sorveglianza speciale della Procura per tre dei 5 torinesi andati a combattere in Siria contro l’Isis. A Iene.it parla Paolo “Pachino”, uno dei tre ragazzi per cui si chiede un supplemento di indagine: “Hanno provato a colpire il movimento antagonista con la scusa della Siria: il castello giudiziario è caduto”. Nina Palmieri aveva incontrato proprio Davide Grasso, uno dei due “compagni” che da oggi non sono più giudicati “socialmente pericolosi”

Niente sorveglianza speciale per Davide Grasso e Fabrizio Maniero: non sono “socialmente pericolosi”. Lo ha stabilito il tribunale di Torino, che ha respinto la richiesta di Digos e Procura a seguito della loro partecipazione come combattenti stranieri in Siria contro l’Isis. Nina Palmieri ha parlato quest’anno del caso proprio con Davide Grasso nel servizio che vedete qui sopra.

Per gli altri tre compagni dell’area antagonista torinese sotto indagine, Paolo, Jacopo e Eddy, è stato chiesto un supplemento di indagine. E proprio Paolo “Pachino”, raggiunto da Iene.it telefonicamente, spiega: “Si è finalmente stabilito che andare a combattere in Siria o saper usare le armi non è una motivazione per essere socialmente pericolosi. Ma va detto che questo è stato assolutamente un processo politico: hanno provato a colpire il movimento antagonista dell’area piemontese attraverso il pretesto della Siria, ma il loro castello giudiziario è caduto. Non avevano in mano niente per poterci reprimere”.

Vi avevamo raccontato di questi cinque ragazzi torinesi, andati a combattere con le forze curde contro i terroristi dell’Isis, parlandovi di Lorenzo “Tekosher” Orsetti, l’altro militante ucciso dall’Isis durante l’assedio dell’ultima roccaforte di Baghouz.

Noi de Le Iene, che con Nadia Toffa avevamo già incontrato in Siria proprio Davide, uno dei due ragazzi ora totalmente liberi, avevamo parlato in esclusiva anche con Lorenzo Orsetti poche ore prima che ripartisse per il fronte della guerra. E Orsetti, in un messaggio audio che potete ascoltare cliccando qui, aveva difeso quei 5 compagni di lotta.: “Se li indagassero almeno avrebbero elementi per potersi difendere. Le autorità italiane stanno solo cercando di metterli sotto sorveglianza speciale. Il loro unico crimine è stato quello di venire in Rojava (Kurdistan siriano, ndr) a difendere questa rivoluzione, alcuni tra l’altro neanche combattendo realmente, ma facendo giornalismo o lavorando nella società civile. Pare che il loro unico crimine sia quello di saper usare un’arma ma a questo punto andrebbero indagate tantissime persone in Italia. Mi sembra profondamente ingiusto trattarli da terroristi”.

E “Orso”, questo il suo nome di battaglia, ci aveva anche mandato questo video, che aveva girato in prima persona durante i combattimenti contro l’Isis nel deserto attorno ad Ajin.

La misura di sorveglianza speciale, che al momento rimane come una spada di Damocle per tre dei 5 ragazzi torinesi, prevede che per almeno due anni dovrebbero essere allontanati dalla città di Torino, non potrebbero uscire nelle ore notturne né guidare e dovrebbero tenere sempre con sé un libretto rosso, una sorta di carta identificativa delle persone “socialmente pericolose”.

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