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Maltrattamenti sugli anziani: “Mio padre la prima di tante morti sospette”

Il 15 giugno è la giornata mondiale contro i maltrattamenti sugli anziani. Simone Gigli aveva i genitori nella comunità alloggio “Il fornello”, in provincia di Bologna. A febbraio è stata chiusa perché il titolare assieme alla moglie è accusato di aver picchiato selvaggiamente fino a costringerli al sesso orale alcuni ospiti. A Giulio Golia hanno confermato tutto anche due dipendenti

“Mio padre è stata la prima di tante morti sospette che sono avvenute lì dentro”. C’è un’altra ombra sulla comunità alloggio “Il fornello”, in provincia di Bologna. La struttura è finita al centro della cronaca a febbraio per presunti maltrattamenti sugli anziani che sarebbero iniziati con violenze fisiche fino a raggiungere gli abusi sessuali e addirittura alcuni ospiti sarebbero stati costretti a compiere sesso orale. Anche noi de Le Iene ci siamo occupati con Giulio Golia di questo caso, di cui potete vedere il servizio completo qui sopra. Il 15 giugno è la giornata per dire basta agli orrori nelle case di riposo.

Con Simone Gigli, il figlio di una coppia di anziani ospiti della struttura, ripercorriamo il dramma vissuto nella comunità alloggio per cui il titolare e la moglie sono finiti a processo. “La prima udienza è attesa per i primi di luglio. Ci preme che vengano condannati e sia fatta chiarezza”. Di certo per Gigli i video registrati dai carabinieri sono stati un fulmine a ciel sereno. “Sono dei criminali a capo di un’organizzazione perfetta. Penso avessero una violenza per ogni anziano in base alle sue debolezze”, racconta Gigli. “Ho il forte sospetto che mia mamma sia stata chiusa di notte sul terrazzo con -2 gradi. Con una polmonite sarebbe morta senza lasciare alcuna traccia”. La donna però soffre di demenza senile e non è in grado di confermare che cosa accadeva in quella struttura. È invece certo un numero: “In camera con lei sono morte 8 persone. Una dietro l’altra, nel giro di poco tempo”.

Gigli teme che le morti sospette lo possano riguardare da vicino. Il 22 marzo 2016 è il primo giorno di attività de “Il fornello”, i suoi genitori sono tra i primi ospiti ad arrivare. “Dopo tre giorni è morto mio papà. Non ci vedeva né sentiva, ma c’era con la testa. Lui si sarebbe ribellato a quelle atrocità e forse l’hanno fatto fuori per questo”.

Nelle immagini registrate dalle telecamere nascoste dei carabinieri si vedono anziani presi a schiaffi, pugni e calci. Come conferma anche una ex dipendente: “Prendeva le persone da sotto le ascelle e le scaraventava sul letto”, riferendosi al titolare.

Secondo l'accusa lui assieme alla moglie e a una dipendente avrebbero selvaggiamente picchiato, quasi strangolato e sollevato di peso gli anziani. Ma né i parenti delle vittime né i vicini di casa della comunità avrebbero mai sospettato nulla, perché gli accusati sembravano comportarsi con amore e dedizione nei confronti dei pazienti. “Ho notato che quando andavo a trovare i miei genitori, i titolari non ci lasciavano soli un attimo. Ma ai nostri occhi sono sempre apparsi molto amorevoli nei loro confronti”, racconta Gigli.

A febbraio sono scattati gli arresti per i responsabili e Giulio Golia ci racconta questo orrore attraverso la testimonianza esclusiva della persona che per prima ha alzato il velo sui fatti che avvenivano all’interno della struttura, un’ex dipendente della Comunità. Anche il cibo fornito agli anziani sarebbe stato un orrore, tra alimenti scaduti e insetti. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, perché nelle carte dell’inchiesta risulta addirittura che il titolare avrebbe costretto un’anziana degente a subire rapporti sessuali completi. Un incubo a occhi aperti.

“I carabinieri ci hanno sconsigliato di vedere i filmati perché fanno paura”, dice Gigli. “Sono favorevole alle telecamere negli asili e nelle strutture per anziani, ma le devono mettere anche nei bagni. È qui che vengono commessi gli orrori più grandi”. 

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