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Morti per uranio impoverito: “Tracce nel midollo del militare suicida” | VIDEO

Il soldato, malato di leucemia e “caduto in una forte depressione”, si è tolto la vita sette mesi fa. Oggi, l’Osservatorio militare annuncia: “Trovate tracce di uranio impoverito nel suo midollo”. Una svolta che interessa oltre 7.500 militari ammalati, come quelli che abbiamo incontrato nel servizio di Gaetano Pecoraro

A sette mesi dalla morte del caporalmaggiore malato di leucemia che si è suicidato nell’ottobre scorso, sono state trovate tracce di uranio impoverito nel suo midollo. Lo dichiara l’Osservatorio militare. Il soldato, sempre secondo quanto afferma l’Osservatorio, “ignorato dall’amministrazione militare che gli aveva negato tutto”, era caduto in una “depressione senza via d’uscita”.

Sono più di 7.500 i militari attualmente malati di tumori. 366 le morti registrate. Un tema, quello dei militari che si sono ammalati di tumore dopo le missioni in Bosnia, Kosovo e Iraq, che noi de Le Iene abbiamo affrontato a partire dal servizio di Gaetano Pecoraro, che potete rivedere in alto.

Ora, la procura di Torino vuole far luce su come il soldato sia entrato in contatto con l’uranio impoverito. Si tratta di una sostanza tossica e radioattiva utilizzata per rendere ancora più forti le munizioni, rilasciata nell’aria nel momento stesso dell’esplosione dei proiettili.

“È una svolta storica del caso uranio che sgombra il campo da ogni dubbio sia sull’esposizione che sulla nocività di questo materiale”, ha dichiarato l’Osservatorio. “Se 20 anni fa fosse prevalso il buonsenso oggi non avremmo 7.500 persone malate”, ha commentato Domenica Leggiero, presidente dell’Osservatorio militare.

Gaetano Pecoraro ha incontrato alcuni dei nostri soldati ammalati, ai quali prima di partire per le missioni nessuno aveva mai detto nulla della presenza dell’uranio impoverito. Uomini e donne che si sono ritrovati così a lavorare senza alcuna precauzione. “Eravamo gli unici senza protezioni, gli altri eserciti lavoravano ben attrezzati”, ci ha detto uno dei soldati.

Lo Stato non ha fatto nulla per difendere i militari dall’uranio impoverito, hanno spiegato le motivazioni della sentenza di condanna a carico del ministero della Difesa per la morte del caporalmaggiore Vacca morto a 23 anni a causa di una leucemia. Proprio in questi giorni il ministero della Difesa, su iniziativa della ministra Elisabetta Trenta, sta lavorando a un disegno di legge per tutelare i militari italiani che si sono ammalati di tumore a causa dell’uranio impoverito respirato durante le missioni di guerra e di pace. Una legge che invertirebbe l’onere della prova in caso di malattia, che a oggi è ancora a carico del militare. “Non sarà più il militare a dover dimostrare che si è ammalato al servizio del Paese”, ha spiegato la Trenta. “Ma sarà la difesa a dover dimostrare che la malattia non è collegata al servizio reso”.

Lo Stato inizialmente non riconosceva la correlazione tra le particelle di uranio e i tumori, puntando il dito verso stress e fattori ambientali. Ma prima la sentenza nel processo per la morte del caporalmaggiore Vacca morto a 23 anni a causa di una leucemia, che ha condannato il ministero della Difesa per "condotta omissiva" e la proposta della stessa ministra Trenta dimostrano che qualcosa, finalmente, sta cambiando. Ora, si aggiunge anche quest’ultimo caso annunciato dall’Osservatorio, ovvero le tracce di uranio impoverito trovate nel midollo del soldato malato di leucemia che, a 40 anni, si è ucciso. 

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