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Morte del 15enne Renzo Formosa: per il Pm i 2 vigili intervenuti non hanno sbagliato

Ai due si contestava di non aver ritirato la patente all’investitore (figlio di un loro collega) e di non aver fatto i test tossicologici. “Atti discrezionali, non obbligatori”, per la Procura. Ma era stato lo stesso comando dei vigili a sanzionarli per questo

Archiviazione delle accuse per i due vigili urbani intervenuti dopo l’investimento mortale di Renzo Formosa. È la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa al Gip, nel caso della drammatica morte del 15enne travolto il 21 aprile 2016 da un’auto guidata dal figlio di un altro vigile urbano (vicenda raccontata da Nina Palmieri e di cui vedete il servizio in apertura).

Renzo, uscito da scuola e a spasso con il suo scooter appena ricevuto in regalo, fa un giro nel centro di Siracusa. A un certo punto piomba di lui una Panda bianca, che dopo aver fatto un sorpasso vietato in curva perde il controllo, invade l’altra corsia e si schianta su Renzo.

A guidare l’auto è Santo Salerno, il figlio 23enne di un vigile urbano, proprietario della Panda, un’auto che avrebbe dovuto rimanere ferma in garage perché priva di assicurazione. “I rilievi li hanno fatti un po’ come hanno creduto più opportuno”, dice il padre di Renzo alla Iena. 

Rilievi che sembrano in effetti molto lacunosi: nessuno ha fatto un test tossicologico a Santo, al quale non viene nemmeno ritirata la patente (gli verrà sospesa solo otto mesi dopo l'accaduto). I due agenti intervenuti di pattuglia trattano l’accaduto come un normale incidente e non come “omicidio stradale”, secondo la legge entrata in vigore il 25 marzo di quell’anno.

Ed è su questi due punti, test tossicologici e ritiro della patente, che si è giocata la battaglia legale, e che si incentra adesso la richiesta di archiviazione.

“La decisione di far sottoporre i soggetti coinvolti in incidenti automobilistici da parte della Polizia intervenuta (ai controlli per valutare lo stato di alterazione psico-fisica a seguito di uso di stupefacenti o alcool, ndr) costituisce una facoltà e non un obbligo”, recita un passaggio della richiesta di archiviazione. E poi, sul punto relativo al mancato ritiro della patente e al sequestro del veicolo dell’investitore, si spiega che il ritiro immediato della patente si fonda “sull’individuazione certa del responsabile dell’incidente, collegata a una percezione diretta dell’evento” o a una tale convergenza di testimonianze da non lasciare alcun dubbio. Insomma, gli agenti che intervennero sul luogo di quell’incidente mortale, non ebbero chiara percezione della responsabilità assoluta del figlio del loro collega (e dunque non c’è alcuna prova che lo abbiano voluto favorire). E per questo non gli ritirarono immediatamente la patente. Tutto secondo la legge, insomma.

Ma che questi due comportamenti, benché formalmente accettabili perché discrezionali, siano stati quantomeno inopportuni, lo avevano detto gli stessi vigili, nel comminare ai due le sanzioni disciplinari di cui vi avevamo già parlato.  

Per i due infatti in seguito erano scattati i provvedimenti disciplinari: 60 giorni di sospensione, a partire da gennaio, per l’ispettore più anziano e 15 giorni per il collega più giovane: i primi dieci giorni senza stipendio e il resto dei giorni al 50%. Ma forse, sembra dire questa richiesta di archiviazione, i vigili stessi furono “più realisti del re”, e condannarono un comportamento forse anomalo (e inopportuno) ma non illecito.

E lo stesso primo cittadino di Siracusa, Francesco Italia aveva dichiarato: “Il servizio delle Iene ha messo in luce comportamenti per me assolutamente nuovi e sui quali l'Amministrazione non può restare inerme. È nostro dovere procedere a un approfondimento rigoroso, per rispetto della verità, della famiglia Formosa, che aspetta giustizia e per restituire dignità all’intero corpo di Polizia municipale”. 

“Mio figlio è stato ucciso tre volte”, aveva detto la madre di Renzo alla Iena. “Da un’auto, dai Vigili urbani e dalle bugie”.

Il giovane Santo Salerno, l’investitore, è stato rinviato a giudizio proprio per omicidio stradale con la sola aggravante dell’alta velocità. Andrà a processo il 19 settembre 2019. 

 

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