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Savoini in Russia per Salvini? Quei contatti con i filo-nazi in Donbass

L’emissario della Lega, al centro delle polemiche per l'audio pubblicato da Buzzfeed di un incontro con i russi, nel 2018 era finito nella bufera a proposito dei mercenari filorussi del Donbass (Ucraina), dove dal 2014 si combatte una guerra che noi de Le Iene abbiamo documentato andando al fronte con Luigi Pelazza

È finito nella bufera il collaboratore di Matteo Salvini e emissario della Lega, Gianluca Savoini, dopo la pubblicazione da parte del sito americano Buzzfeed di un audio. La registrazione riporta un incontro che sarebbe avvenuto lo scorso 18 ottobre all’hotel Metropol di Mosca tra tre italiani, tra cui appunto Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, e tre russi. Secondo quanto riporta Buzzfeed, l’audio sembra riferirsi a un accordo per far arrivare alla Lega finanziamenti per la campagna politica di maggio scorso attraverso l’acquisto di gas per un affare da 65 milioni. Savoini, che storicamente cura i rapporti del partito con la Russia, smentisce, parlando di “illazioni, nulla di concreto perché mai sono arrivati soldi né fondi alla Lega dalla Russia”. E Matteo Salvini minaccia querele.

Il presidente di Lombardia-Russia era già stato al centro delle polemiche nel 2018, quando, sempre sul sito Buzzfeed, era uscita un’inchiesta sui contenuti di alcuni documenti che lo riguardavano. Da quanto emergerebbe dai documenti giudiziari consultati dal sito americano, infatti, Savoini avrebbe avuto dei legami con le milizie filo-russe e neonaziste che combattono in Donbass (Ucraina), dove dal 2014 è in corso una lunga guerra tra Ucraina e Russia. Una guerra di cui noi de Le Iene ci siamo occupati, andando proprio nel sulla linea del fronte con Luigi Pelazza. Lì abbiamo conosciuto Antonio Cataldo, combattente per i separatisti filorussi, arrestato ad agosto 2018.

Savoini non era tra gli indagati, ma, secondo i documenti della procura di Genova diffusi nel 2018 da Buzzfeed, avrebbe avuto contatti con una delle dieci persone accusate di reclutare e finanziare i mercenari di estrema destra in Donbass. Le ipotesi d’accusa per le dieci persone indagate erano di reclutamento, addestramento e finanziamento di mercenari stranieri in Ucraina orientale e combattimenti con le milizie nazionaliste filorusse nella regione.

Nel servizio, sulle linee del fronte, Antonio Cataldo aveva raccontato a Luigi Pelazza di essere un cecchino e ci aveva parlato anche dei suoi combattimenti in Libia, dove “pagavano molto”.  Cataldo ci ha raccontato anche degli "allenamenti" che faceva ogni giorno per sparare con precisione, e alla domanda se lì in Ucraina avesse già "messo qualcuno nel mirino", risponde che "è la guerra". “Sono venuto qui per difendere questa gente", ci ha detto, sostenendo di non guadagnare niente.

Nel servizio Luigi Pelazza aveva parlato anche con un altro mercenario italiano, Andrea Palmieri, lucchese di 39 anni, ancora latitante. “Sono venuto qui per aiutare la popolazione”, ci ha detto in quella occasione. “Io amo la Russia, amo Putin, qui hanno bombardato bambini e donne. Sono convinto che se non vinciamo qua scoppia la terza guerra mondiale. Vengo pagato pochissimo, 300 euro al mese come rimborso spese per quello che faccio”.

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