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News | di Giulio Melis |

Silvia Romano, dopo Iene.it chiesto l'intervento del ministro degli Esteri

Il senatore 5 Stelle Gianluca Ferrara presenta una interpellanza al Ministro Moavero Milanesi, chiedendo se è a conoscenza delle ultime inchieste esclusive di Iene.it e che cosa stia facendo per ottenere la liberazione della cooperante rapita in Kenya 7 mesi fa. In queste inchieste vi abbiamo raccontato in esclusiva della denuncia per pedofilia presentata da Silvia 9 giorni prima del rapimento e dello “sciacallo” che si presenta come il suo rapitore. Un uomo dietro al quale si nasconde forse un italiano

Ministro degli Esteri: è a conoscenza delle ultime inchieste giornalistiche de Le Iene sulla scomparsa di Silvia Romano? Ritiene di approfondire le dichiarazioni rilasciate a Le Iene dai testimoni ascoltati? E quali sono le misure attualmente adottate per ottenere la liberazione di Silvia Romano?”

Non usa mezzi termini Gianluca Ferrara, senatore Cinque Stelle e componente della commissione esteri del Senato. Lo fa rivolgendosi direttamente al ministro Enzo Moavero Milanesi, nel corso di una interrogazione presentata oggi pomeriggio, giovedì 27 giugno, nell’aula di palazzo Madama.

Il senatore Ferrara, nel suo intervento, fa riferimento alle inchieste pubblicate su Iene.it, che cercano di far luce sulla scomparsa della cooperante milanese, rapita in Kenya il 20 novembre del 2018. “Da allora non si hanno più sue notizie”, esordisce il senatore nella sua interpellanza”. All’ottimismo iniziale si è pian piano sostituito il silenzio sulla vicenda. Durante le prime settimane, si pensava a un rapimento di matrice terroristica o a un gruppo di criminali che volevano un riscatto, su questo si erano concentrati gli inquirenti kenioti, che nei giorni successivi al sequestro avevano effettuato diversi arresti”.

Gianluca Ferrara racconta in aula delle rivelazioni fatte dai testimoni ascoltati da Iene.it: “Questa pista sembra perdere consistenza di fronte a nuove rivelazioni diffuse dalla trasmissione televisiva Le Iene, che in un articolo del 21 giugno 2019 a firma Giulio Melis, dal titolo Silvia Romano, il volontario: ‘Con lei a denunciare un pedofilo prima del rapimento’ riporta l’audio di alcune testimonianze di colleghi di Silvia, che sostengono come, l’11 novembre ovvero qualche giorno prima di essere rapita, aveva denunciato alle autorità un prete che sarebbe stato responsabile di atti di pedofilia. Una circostanza questa, che emerge a più di 6 mesi dal rapimento della nostra cooperante. Un articolo successivo, sempre sul sito della trasmissione televisiva, dal titolo Silvia Romano, c'è un italiano dietro lo sciacallo che chiede il riscatto? del 25 giugno 2019, a firma dello stesso giornalista, si riportano alcune dichiarazioni di Lilian Sora, presidente della onlus ‘Africa Milele’ con cui lavorava Silvia Romano, che dichiara testualmente ‘C’è uno sciacallo che da sei mesi manda email con una richiesta di riscatto per la liberazione di Silvia Romano. Penso che dietro questa persona che scrive ci sia in realtà un italiano’”.

Ferrara si fa portavoce delle cresciute preoccupazioni rispetto alla sorte della giovane volontaria: “Considerato che son passati più di sei mesi dal rapimento di Silvia Romano, senza che le autorità del Kenya siano riuscite a risalire ai rapitori e che aumentano le possibilità che la donna possa essere affidata a un gruppo estremista per la richiesta di un riscatto o peggio per ritorsioni contro il nostro Paese”. Per questo il senatore si rivolge al ministro, chiedendo un suo intervento chiarificatorio su ciò che il nostro Paese sta facendo per arrivare alla felice conclusione di questa misteriosa vicenda.

Una vicenda che di cui ci siamo occupati appunto, martedì scorso nella seconda puntata della nostra inchiesta, di cui presto pubblicheremo nuove tappe, raccontandovi della presenza di un presunto sciacallo che da mesi starebbe cercando di ottenere dei soldi presentandosi come rapitore di Silvia Romano (clicca qui per tutto l’articolo). “C’è uno sciacallo che da sei mesi manda email con una richiesta di riscatto per la liberazione di Silvia Romano”, ci ha raccontato Lilian Sora, la presidentessa di Africa Milele, l’onlus per cui lavorava Silvia Romano. “Penso che dietro questa persona che scrive ci sia in realtà un italiano”. 

Di quest’uomo aveva parlato anche Tiziana Beltrami, referente logistica di fatto di Africa Milele, che in un audio messaggio su WhatsApp aveva raccontato: “C’è stata una richiesta di riscatto il 21 novembre, il giorno dopo il rapimento di Silvia, in cui hanno chiesto 20 bitcoin del valore di quasi 80mila euro”. 

Tiziana Beltrami fa riferimento a una persona che si presenta col nome di Yusuf Aden, lo stesso di una delle quattordici persone indagate dalla polizia keniota due giorni dopo il rapimento di Silvia Romano. Dato per latitante, si è scoperto in seguito che il vero Yusuf Aden era morto almeno sei mesi prima del 20 novembre. 

E dietro queste due email e quelle che continuano ad arrivare, spiega Lilian Sora,potrebbe esserci un italiano. 

“Da sei mesi questa persona manda email. Io ci ho anche parlato, mi ha chiamato una mattina da un numero americano dello stato dell’Illinois, penso uno di quei numeri che si comprano su internet. Si è presentato come Yusuf Aden: è una persona non giovane, direi di mezza età. Dal suo inglese e dal modo di parlare credo che sia un keniano, però noi pensiamo che dietro di lui ci sia un italiano. Nelle email che continua a scrivere infatti c’è uno studio attento di cose che accadono in Italia: le email arrivano a giornalisti italiani che si stanno occupando in qualche modo della vicenda di Silvia... Ha addirittura scritto all'email dell’associazione che ha organizzato in Italia la fiaccolata per lei”.

L’uomo, racconta ancora la Sora, “scrive da un'email fornita da un provider svizzero, che non consente di risalire all’indirizzo Ip di provenienza e dunque di essere localizzato. Un provider altamente criptato, che neanche i i Ros dei Carabinieri sarebbero riusciti a identificare”.

Iene.it vi ha mostrato in esclusiva una di queste email, che l’uomo ha inviato il 27 maggio scorso proprio a Lilian Sora: “Dite alla famiglia di Silvia Romano che l’abbiamo noi. Sta bene e in salute e vuole tornare a casa. La libereremo dietro il pagamento di 15 bitcoin.IMMEDIATAMENTE”. 

Nel primo dei nostri servizi sul rapimento di Silvia Romano vi abbiamo raccontato della pista di una denuncia per pedofilia fatta da Silvia 9 giorni prima di essere rapita (clicca qui per tutto l’articolo).

Abbiamo intervistato in esclusiva uno dei due volontari che l’11 novembre 2018, nove giorni prima del rapimento, sarebbe andato con Silvia alla polizia di Malindi per presentare una denuncia per pedofilia contro un pastore anglicano, un uomo chiamato “father”. E questo volontario ci ha raccontato cosa lui, Silvia e un’altra ragazza avrebbero visto a Chakama, dove c’era la sede di Africa Milele. 

“Me ne sono accorto subito appena arrivato, attorno al 7-8 novembre. Attirava i bambini con le classiche cose: caramelle, monetine... C’erano palpeggiamenti, strusciamenti, cose assolutamente non consone per nessuno, soprattutto per un prete. All’inizio me ne sono accorto solo io, e poi l’ho detto a Silvia e all’altra volontaria, e siamo stati tutti più attenti. Abbiamo visto le ragazzine che entravano nella stanza di quest’uomo e ci stavano pochissimo, due, tre, cinque minuti. Non so fino a che punto arrivasse, però atti pedofili c’erano eccome. Lui non era stupido, aveva capito che ce ne eravamo accorti. Un giorno gli ho strappato una bambina dalle mani e in quel momento con me c’era anche Silvia”. 

Prossimamente renderemo note ulteriori informazioni in nostro possesso, nuove testimonianze esclusive: intanto invitiamo chiunque sia a conoscenza di fatti legati al rapimento di Silvia Romano a contattarci all’email redazioneiene@mediaset.it. Nel caso garantiremo ovviamente, se necessario, l’anonimato.

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