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Caso Cucchi, il depistaggio: chiesto il rinvio a giudizio per 8 carabinieri

La Procura di Roma ha chiesto, a vario titolo, il rinvio a giudizio per gli otto carabinieri indagati per il depistaggio innescato dopo la morte di Stefano Cucchi. Falso, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia i reati contestati

Falso, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia. Sono questi i reati contestati per cui la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio, a vario titolo, agli otto carabinieri indagati nell’inchiesta sul depistaggio innescato dopo la morte di Stefano Cucchi.

Il pm ha individuato una “sorta di strategia” nelle azioni dei militari dell’Arma. Gli indagati, come affermano i pm, “avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi”.

Stefano Cucchi è morto il 22 ottobre 2009, quattro giorni dopo l’arresto, per un probabile pestaggio delle forze dell’ordine. Per questo sono già a processo cinque militari dell’Arma: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco imputati di omicidio preterintenzionale, Roberto Mandolini imputato per calunnia e falso e Vincenzo Nicolardi imputato per calunnia.

Gaetano Pecoraro, il 13 ottobre 2018, ha incontrato e intervistato la mamma di Stefano Cucchi, Rita Calore, dopo le rivelazioni emerse dal processo che vede imputati i cinque carabinieri. Pochi giorni prima, infatti, durante l’udienza nel processo bis sulla morte del geometra, il carabiniere Francesco Tedesco ha ammesso il pestaggio del ragazzo e chiamato in causa i colleghi Di Bernardo e D’Alessandro. “Sono nove anni che aspetto che qualcuno parli e finalmente quel giorno è arrivato”, ha detto la donna a Gaetano Pecoraro nel video che potete vedere qui sopra.  

“Per qualcuno Stefano non era un essere umano. Ma era un ragazzo che si stava riprendendo la vita, dopo i trascorsi con la droga. Se uno sbaglia deve pagare, è giusto. Ma non con la vita. Ogni volta che andiamo in tribunale a chiedere verità e giustizia c’è Stefano con noi. Chi sa, parli”. 

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