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“Incontreremo il macchinista del treno che ha ucciso a 20 anni nostro figlio”

Dopo aver presentato la terza istanza per riaprire le indagini, la famiglia di Diego incontrerà i vertici di Trenord e il macchinista che guidava quel treno che gli ha portato via il figlio a 20 anni. Dopo oltre 5 anni non si danno pace e vogliono chiarezza su quanto accaduto come ci ha raccontato Andrea Agresti

La famiglia di Diego Andreani incontrerà l’amministratore delegato di Trenord e il macchinista che il 22 dicembre 2013 guidava il treno che gli ha portato via il figlio per sempre. C’è un nuovo sviluppo nella vicenda della morte del ragazzo ucciso da un convoglio della linea ferroviaria Milano-Asso all’altezza di Inverigo, a pochi giorni dalla presentazione di una nuova istanza presso il Tribunale di Como che potrebbe riaprire le indagini.

Questa mattina, la famiglia avrebbe voluto presenziare a una conferenza stampa per riportare l’attenzione su quell’incidente che secondo loro ha ancora troppi dettagli da mettere a fuoco. “Verità e giustizia per Diego”, è quanto volevano chiedere e che hanno scritto su uno striscione. Ma quello striscione non è mai stato esposto.

Lo striscione che hanno preparato

Una manciata di ore prima dall’evento, la famiglia Andreani ha ricevuto la telefonata dai vertici di Trenord, l’azienda che gestisce il traffico ferroviario della Lombardia. La famiglia ha incontrato in via informale Marco Piuri, che da 6 mesi è a capo della società. “Vogliamo la certezza che le sbarre del passaggio a livello fossero giù quando è stato investito nostro figlio”, racconta la mamma. Perché in base ai documenti ricevuti ci sono alcuni dettagli che non tornano. “I dati delle scatole nere sono incomplete e incrociando le rilevazioni del treno con quelli del passaggio a livello notiamo delle incongruenze”. In base alla loro perizia, il treno che ha investito Diego si sarebbe fermato 300 metri prima del passaggio a livello dove Diego è stato investito. Invece il convoglio si è fermato 260 metri dopo l’impatto.

Per l’azienda che gestisce il passaggio a livello tutto ha funzionato regolarmente. Per loro l’incidente è riconducibile solo a una negligenza del ragazzo. “Non accetto che facciano passare mio figlio per imbecille perché aveva le cuffiette mentre correva, mai sarebbe passato sotto alle sbarre”, ribadisce la mamma. A supporto di questa tesi per la famiglia ci sono la frattura della gamba destra, il trauma toracico e la ferita sulla faccia. “Ma Diego non ha rotto il braccio destro perché correndo lo aveva più indietro rispetto al corpo”, spiega Monica, la sorella, nel servizio di Andrea Agresti.

L’incontro di questa mattina si è concluso con una promessa. “Trenord ci ha detto che possiamo fissare un secondo incontro con l’amministratore delegato in cui chiarire tutti gli aspetti che non ci tornano e vedere i dati”, dice la mamma. “Si sono detti disponibili a farci incontrare anche il macchinista che guidava quel maledetto treno”.

I genitori di Diego al termine dell’incontro in piazzale Cadorna a Milano.

Già il nostro Andrea Agresti aveva provato a incontrare il macchinista riuscendo a ricostruire con lui quegli ultimi istanti di vita di Diego. “Stavo guardando davanti, quando all’improvviso è spuntata questa persona. In quel punto non esisteva nulla un istante prima che intervenissi”, spiega il macchinista nel servizio. E sullo stato del passaggio a livello, che è il principale nodo da sciogliere per la famiglia Andreani, ha detto: “Le barriere erano giù perché lo dice Trenord, in quel punto non sono adiacenti e non si vedono”.

Anche per lui questo episodio è stato un dramma. “Io con la mia coscienza mi sento sereno perché la mattina non mi alzo per andare ad ammazzare le persone. Non la auguro a nessuno una cosa del genere perché di più non ho potuto fare”. Proprio lui si era detto disponibile a incontrare la mamma, il papà e la sorella di Diego purché ci fossimo noi de Le Iene. Ma quando arriva il giorno dell’incontro il macchinista prima posticipa dando la colpa a un turno cambiato, poi spegne il telefono. Così svanisce per la famiglia Andreani la possibilità di fare pace con il passato e iniziare guardare avanti.

Ora per loro si apre la possibilità di chiarire quello che è successo quella maledetta domenica che precedeva il Natale del 2013, quando Diego era uscito per fare jogging ma a pochi metri dalla sua famiglia è stato portato via dal treno. Dopo oltre 5 anni e due archiviazioni avvenute nel 2014 e nel 2017, la famiglia cerca ancora la verità.

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