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L'aspirina per combattere il Covid-19? Ci provano nel Regno Unito

Il governo di Londra ha deciso di somministrare ad almeno 2.000 pazienti contagiati dal Covid-19 il popolare farmaco per ridurre i gravi rischi di coagulazione del sangue, un danno da coronavirus potenzialmente letale

L’aspirina come potenziale trattamento per il coronavirus? Arriva sempre dal Regno Unito, come già vi abbiamo raccontato in questo articolo a proposito della Vitamina D, un possibile aiuto nella dura battaglia contro il Covid-19.

Saranno in migliaia in Inghilterra i pazienti affetti dal virus che riceveranno dosi di aspirina (nome commerciale dell’acido acetilsalicilico) nell’ambito di una sperimentazione che vuole verificare se questo farmaco sia in grado di ridurre il rischio di pericolosi coaguli di sangue.

Un farmaco, la conosciutissima aspirina, che va ad aggiungersi ad altri già pronti ad essere testati nell’ambito del “Randomized Evaluation of Covid-19 therapy (Recovery)”, uno degli studi clinici più grandi in questo momento in Gran Bretagna.

Si è deciso di utilizzare questo trattamento dopo aver osservato come i contagiati dal Covid-19 presentino un elevatissimo rischio di sviluppare coaguli di sangue, che sono potenzialmente mortali.

L'aspirina, già utilizzata in funzione anti-coagulante nei casi di infarto e ictus, verrà data dalle autorità sanitarie inglesi ad almeno 2000 pazienti contagiati dal virus, ai quali gli scienziati prevedono di somministrare una dose di 150 mg al giorno.

L’utilizzo di aspirina per combattere gli effetti potenzialmente letali del Covid-19 è stato deciso dai ricercatori dell'Università di Oxford e dal direttore medico dell'Inghilterra, il professor Chris Whitty, dopo una raccomandazione in tal senso del comitato consultivo inglese terapeutico contro il Covid-19.

I vantaggi del suo utilizzo potrebbero essere, laddove ovviamente venisse confermata l’efficacia medica, nella facile reperibilità e nel prezzo a portata di tutte le tasche, mentre un’altra cura (quella del remdesivir, approvato negli Usa ma che avrebbe mostrato  scarsi risultati in uno studio dell'Oms), appare assai costosa per il sistema sanitario del Paese.

 

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