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Facciamo qualcosa subito per Carlo Gilardi? | VIDEO

Torniamo a parlarvi di Carlo Gilardi, il 90enne ricco benefattore ricoverato da 40 giorni contro la sua volontà. Nina Palmieri ci racconta cosa è successo davvero il giorno in cui l’uomo è stato portato via dalla sua casa e prova a risolvere la questione delle sue abitazioni che, stando a quanto sostiene l’amministratrice di sostegno avvocato Barra, sarebbe uno degli ostacoli alla sua uscita dalla rsa

Nina Palmieri torna a parlarci di Carlo Gilardi, il benefattore del lecchese che da 40 giorni è chiuso in una rsa contro la sua volontà, prelevato da casa per volere di un giudice.

Una rsa in cui l’uomo ha passato in solitudine anche il giorno del suo 90esimo compleanno, mentre fuori in tantissimo, attraverso i nostri social e non sono, gli facevano gli auguri e speravano in una sua pronto ritorno a casa, compresi Andrea Bocelli e Vittorio Sgarbi.

Anche noi de Le Iene lo abbiamo festeggiato portandogli in rsa un pacchetto che ci auguriamo gli sia stato recapitato, contenente dei semplici biscotti e dei bloc notes, magari da riempire con le sue amate poesie.

Anche Andrea Bocelli, uno dei suoi cantanti preferiti, ha voluto festeggiarlo nel video che abbiamo pubblicato su Iene.it e che potete rivedere qui.  

Non sappiamo se Carlo abbia potuto percepire tutto questo affetto, perché come ci è stato raccontato, “anche il giorno del suo compleanno è rimasto tutto il giorno chiuso nella sua stanza, movimenti non ce ne sono stati”. “È sempre da solo lì, so che non esce dalla stanza neanche per mangiare… Io ho sempre più paura che smetta di lottare, che perda lucidità… ha pur sempre 90 anni e lì non ha nessuno stimolo per tenere accesa la testa… so per certo che ancora ora chiede di andare a casa, ma se continuano a non dargli retta come finirà quest’uomo?”.

A quanto sostengono persone bene informate all’interno della struttura, la dirigenza dell’rsa starebbe innalzando un muro sempre più alto intorno a lui: “Stanno partendo i provvedimenti, vogliono intimorirci per non farci più parlare con voi.. hanno mandato una lettera in cui dicono che stiamo facendo un reato grave di violazione della privacy. Vogliono capire chi è stato a parlarvi dei cambi in cartella (clinica, ndr)”.

Un clima che parrebbe confermato da quanto ci dice una nostra fonte interna: “C’è tensione in istituto. I dirigenti sono sempre nel reparto di Carlo, come volessero fare le vedette. Il direttore stesso ha pure fatto una denuncia contro ignoti… dicono che arriverà la procura a fare delle indagini. Ma ben venga e le facessero bene! Cosi magari Carlo se ne torna a casa sua…”.

E aggiunge: “Hanno pure bloccato la cartella clinica! Ora non possiamo più accedere tutti, solo quelli che lavorano nel suo reparto. Hanno blindato tutto, c’è pure il coprifuoco tipo, nessuno può andare nel suo reparto se non è di turno”.

A oggi né i suoi amici, né i suoi familiari, né il suo avvocato sono ancora riusciti a incontrarlo. A vietarlo, con un curioso rimpallo di responsabilità, è il direttore dell’rsa e, soprattutto, la sua amministratrice di sostegno, l’avvocato Elena Barra. 

La legge dice che l’amministratore di sostegno è una figura, spesso un familiare o una persona di fiducia, che, su incarico di un giudice, si occupa appunto di “amministrare” alcuni aspetti della vita quotidiana di una persona, aspetti di cui per qualche motivo non riesce più ad occuparsi da solo. Nel caso in cui non ci siano parenti prossimi entro il quarto grado, il giudice può nominare un amministratore che in questo caso è l’avvocato Barra.  La situazione di Carlo, che come vi abbiamo raccontato ha un grandissimo patrimonio però è anomala sotto diversi punti di vista. Lo provano anche le carte di cui siamo entrati in possesso e di cui vi parleremo in modo più approfondito nei prossimi servizi.

Nina Palmieri fa il punto anche sulla questione del trattamento sanitario obbligatorio a cui, come ci era stato raccontato, sarebbe stato sottoposto l’anziano dopo essere andato via da casa.

Ora sappiamo come dovrebbero essere andate davvero le cose, grazie ad alcune carte di cui siamo entrati in possesso: ai carabinieri intervenuti quel 27 ottobre è stato mostrato dall’avvocato Barra un provvedimento del tribunale, dove si autorizzava l’intervento della Forza Pubblica e nel quale si richiedeva per Carlo anche il cosiddetto “accertamento sanitario obbligatorio” (Aso). Su questo particolare quindi la dottoressa Barra diceva la verità.

Ma anche su questo accertamento, le domande non mancano, perché si tratta di un provvedimento che è lo step prima dell’ultima ratio, cioè il tso. Un accertamento fatto su richiesta di un medico, verso una persona per la quale si abbia il fondato sospetto di alterazioni psichiche tale da rendere urgente un intervento terapeutico. Un accertamento che, come il tso, deve essere convalidato dal sindaco e indicare anche il luogo, solitamente un centro di salute mentale, in cui deve essere effettuato. 

Quel giorno dunque la Barra sarebbe stata pronta a  sottoporre Carlo ad un aso, ma l’uomo ha provato in ogni modo a ribellarsi e a gridare la sua volontà, come vi avevamo fatto sentire: “Se volete mi portate anche in galera, non mi interessa! Reati contro la legge italiana non credo di averne commessi”.

Alla fine poi Carlo si è rassegnato ed ha accettato di seguirli e infatti i carabinieri segnalano che non è stato necessario l’accertamento sanitario obbligatorio.

Chi ha deciso di ricoverarlo nella rsa spiega che l’uomo si troverebbe lì, “in attesa di liberare le sue case”. Eh sì perché Carlo Gilardi di case ne ha diverse ma secondo il tribunale nessuna andava bene per lui. 

Ibrahim è il suo badante e insieme ad altre 7 persone è stato rinviato a giudizio per circonvenzione di incapace. Questo a seguito di una denuncia di due anni fa della vecchia amministratrice di Carlo, la dottoressa Lanfranconi, che però a febbraio di quest’anno l’ha assunto con regolare contratto da badante. L’uomo ci racconta: “Carlo fino a questa estate abitava in questa casa”. Una grande casa di campagna, dove amava occuparsi dell’agricoltura e dei suoi animali, ma che secondo il tribunale era troppo sporca e fatiscente.

Ma se il problema è davvero questo, ci chiediamo, perché si sta facendo passare del tempo senza provvedervi?

Ma questa non è la sua unica sua casa, perché Carlo ne ha una seconda proprio al centro del paese, davanti al municipio, che potrebbe essere sistemata con poco. Una casa che una ditta di ristrutturazioni potrebbe rimettere a nuovo in due settimane. Una casa che a quanto pare è occupata abusivamente da una persona, ma anche su questo fronte sembra che tutto taccia.

Carlo intanto resta chiuso da 40 giorni, contro la sua volontà, nella sua stanzetta della rsa che gli costa una retta di circa 3.000 euro al mese.

Abbiamo contattato alcune agenzie immobiliari della zona e di case belle e che farebbero proprio per l’uomo ce ne sono eccome.

“Ne avremo in zona Airuno e dintorni una decina in pronta consegna. Nell’arco di 2, 3, 4 giorni, il tempo di preparare un contratto. Da 550 euro a un massimo di mille”, ci spiega un’agenzia. “Abbiamo due possibilità”, aggiunge una seconda.

Cosa aspettiamo ancora? Vi lasciamo con le parole che Carlo scriveva e affiggeva sulla porta di casa poco prima di essere rinchiuso: “Le persone di legge vogliono rinchiudermi in un ospizio per mettermi a tacere... Fino ad oggi non sono ancora deficiente ma capace di intendere e volere… hanno nelle loro mani tutte le malizie della legge ma non è lecito imprigionare un individuo. Grazie per la lettura, Carlo Gilardi (di anni 90 ma ancora capace di vivere fuori)”.

 

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