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Carlo è ancora ricoverato: cosa stiamo aspettando? | VIDEO

Nina Palmieri torna a parlarci di Carlo Gilardi, il benefattore 90enne ricoverato in una rsa forse contro la sua volontà e che grazie anche a voi abbiamo ritrovato. Cerchiamo di consegnargli una lettera per raccontargli di tutta la solidarietà che state esprimendo nei suoi confronti ma non ci viene concesso di fargliela avere direttamente. Nina Palmieri parla nuovamente con l’avvocato Barra, la sua amministratore di sostegno, che dice: “Stiamo lavorando per farlo tornare velocemente a casa”.

Da 26 giorni Carlo Gilardi, il 90enne benefattore del lecchese di cui vi abbiamo parlato con il primo servizio di Nina Palmieri, è ricoverato in una rsa, forse contro la sua volontà. Grazie anche al vostro aiuto con oltre 16mila mail, siamo riusciti a trovare la struttura nella quale si trova in questo momento e ad ascoltare le sue parole.

Martedì scorso vi abbiamo fatto ascoltare le sue prime parole dall’interno della rsa, grazie ad alcuni familiari che non senza difficoltà sono riusciti a mettersi in contatto telefonicamente con lui. Carlo ha detto loro una frase che la dice lunga sulla sua volontà di rimanere ricoverato: “spero solo che mi caccino via..”

Vi abbiamo anche raccontato che, stando a quanto ci avevano detto alcuni dipendenti della stessa rsa, gli sarebbe stato fatto anche un tso, “un trattamento sanitario obbligatorio”.

Purtroppo la volontà, che sembra essere stata espressa così bene quel giorno da Carlo al telefono, non è ancora stata rispettata e a oggi si trova ancora nella stessa struttura.

Vi abbiamo anche riportato la versione della sua amministratrice, l’avvocato Barra, che con un comunicato e interviste alla stampa locale aveva negato che Carlo fosse stato portato via con la forza, assicurando  che il trasferimento in rsa sarebbe stato solo temporaneo.

Proviamo a ricontattarla telefonicamente per capire quando Carlo potrà tornare davvero a casa. “Le confermo che stiamo lavorando per farlo tornare velocemente a casa”, ci dice, “e che le persone che gli sono vicine lo hanno sentito, ho portato i messaggi a lui”.

A noi però risulta che moltissime delle persone a lui care, fino a pochi giorni fa, non sapevano dove si trovasse Carlo. L’avvocato Barra aggiunge: “Lui ha mandato dei messaggi per esempio al sindaco del paese e stiamo organizzando un incontro con il primo cittadino perché possa incontrarlo e chiacchierare con lui” .

Noi quel sindaco che, sommerso da richieste di informazioni da parte dei suoi concittadini, ha detto che Carlo è “persona molto colta e nobile d’animo”, un “benefattore della nostra comunità” ma anche che “l’amministrazione comunale non è in alcun modo coinvolta in questa situazione” , avevamo provato a sentirlo, prima ancora di mandare in onda il nostro primo servizio.

E ci aveva detto: “Guardi, non è di competenza nostra. Non è di competenza del comune. Detto questo dopo questa telefonata gradirei non essere più contattato in merito alla vicenda del dottor Carlo”.

Noi speriamo vivamente che il sindaco, che poi con un comunicato stampa ha detto di aver “personalmente contattato l’amministratrice di sostegno” per avere informazioni sulla “condizione di salute del professor Carlo Gilardi”, possa essere per un aiuto per quest’uomo anche perché potrebbe essere lui tra i primi a incontrarlo a breve.

Chiediamo all’avvocato Barra anche del ripristino delle condizioni abitative di Carlo per farlo ritornare a casa. Ci risponde così: “Si sta lavorando in questo senso, c’è la procura della Repubblica che si sta occupando di alcuni aspetti che costituiscono ipotesi di reato”.

L’ipotesi di “circonvenzione di incapace”, insomma, per la quale ci sarebbero alcune persone indagate tra cui il suo badante Ibrahim che avevamo intervistato.

Quando per telefono le chiediamo se a Carlo sia stato fatto un tso, l’avvocato Barra nega fermamente, come già aveva dichiarato alla stampa.

Noi rimaniamo della nostra convinzione e saremo davvero felici di essere smentiti appena Carlo sarà fuori dall’rsa e potrà tornare alla sua vita. Ci piacerebbe anche sapere che fine abbiano fatto il motocarro e i suoi animali, le colombe e i polli, che a quanto ci è stato detto risulterebbero essere stati portati via dalla casa di campagna di Carlo. E non solo quelli, perché ci è stato raccontato che Carlo, quando è stato portato in rsa, non avrebbe fatto in tempo a prendere con sé neanche la sua dentiera e gli occhiali da vista, che proviamo a portargli noi. Assieme a una lettera che vorremmo fargli arrivare per raccontargli chi siamo, per fargli capire che le sue proteste e le sue letterine alla fine sono arrivate alla stampa.

Nina Palmieri, dopo che all’inizio negano che Carlo sia ricoverato lì (come era già successo la prima volta), parla con il direttore della struttura, che ci dice: “Questo battage mediatico non credo che gli giovi”. Gli chiediamo se per Carlo sia prevista la dimissione e lui risponde così: “Questo lo chieda all’avvocato Barra..”

A noi, stando a  quanto ci è stato raccontato dalle nostre fonti, il  ricovero in rsa di Carlo sarebbe stato previsto come definitivo: “Fino a fine vita”.

Anche su questo aspetto comunque, come sul tso, siamo i primi a sperare di sbagliarci. Chiediamo al direttore della Rsa quando i parenti potranno rivedere Carlo e lui ribadisce che a decidere sarebbe l’avvocato Barra. Ci dice di essere disposto a consegnare la nostra lettera, ma all’avvocato Barra. Nina Palmieri si oppone spiegando che “è strettamente personale”.

“La lettera per il signor Carlo perché la deve consegnare all’avvocato Barra, mi perdoni?”, dice la Iena. “Io gliela posso anche dare ma lei si prende sua responsabilità che le cose scritte potrebbero destabilizzare emotivamente una persona di 90 anni, se la sente?”, risponde il direttore. Niente da fare, siamo di fronte a un muro invalicabile. E così decidiamo di riprenderci la nostra lettera indirizzata al povero Carlo.

La portiamo ai suoi familiari, nella speranza che si possa almeno soddisfare una loro più che legittima richiesta: incontrare Carlo, un uomo libero ricoverato in un istituto, a quanto sembra contro la sua volontà.

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