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Castel romano, il tribunale oggi sequestra il campo rom. Ma la sindaca Raggi ieri scriveva: “manca emergenza igienico-sanitaria” | VIDEO

Il sequestro arriva dopo uno scontro istituzionale senza precedenti tra il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e la sindaca di Roma Virginia Raggi: per i giudici nella zona si registra una situazione di “gravissimo degrado ambientale”, tanto da giustificare un sequestro dell'area preventivo. Ma scopriamo oggi che nella giornata di ieri il Comune nell’opposizione all’ordinanza della Regione presentata al Tar sosteneva che non ci fosse una “situazione di emergenza igienico-sanitaria”

Doppio colpo di scena nella giornata di oggi riguardo alla guerra di carte bollate, ordinanze e messe in mora tra la Regione Lazio e il Comune di Roma. Questa mattina è scattato il sequestro perché le indagini hanno evidenziato “un gravissimo degrado ambientale”, scrive il giudice per le indagini preliminari. Ma nel documento ancora inedito del Comune di Roma di cui Le Iene possono dare oggi un’anticipazione in esclusiva risulta scritto nero su bianco che “Per Roma Capitale, in persona della Sindaca Avv Virginia Raggi...non sussiste… pericolo irreparabile e imminente per la pubblica incolumità” riguardo al campo rom di Castel Romano. Un cortocircuito istituzionale e giudiziario che sembra quasi inspiegabile, e che arriva dopo settimane di scontri intorno al campo rom dove è sorta una discarica abusiva, centro di raccolta di centinaia di macchine rubate poi date alle fiamme e dove i roghi tossici continuavano a oscurare il cielo ormai da anni. Il campo  sorge all’interno della riserva naturale di Decima Malafede a Roma, e a svelare la situazione in cui si trova siamo stati noi de Le Iene con Filippo Roma e Marco Occhipinti ormai qualche settimana fa, con un servizio che ha scatenato una vera e propria guerra con tanto di carte bollate tra Regione Lazioe e Comune di Roma.

Ma andiamo con ordine: come dicevamo il tribunale di Roma ha disposto il sequestro del campo rom di Castel Romano dopo che le indagini hanno evidenziato una situazione di “gravissimo degrado ambientale”. Una decisione che è solo l’ultimo atto di una vera e propria guerra politica e giudiziaria nata dopo il nostro servizio: sul campo era già intervenuta la Procura nei giorni scorsi, disponendo l'immediata bonifica della zona. Ma sono stati soprattutto la sindaca Virginia Raggi e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti a battagliare intorno alle sorti del campo rom, in uno scontro istituzionale senza precedenti.

La battaglia politica era iniziata a fine giugno, quando la Regione aveva chiesto a Virginia Raggi di sgomberare o bonifica del campo rom di Castel Romano subito, altrimenti sarebbe subentrata la Regione stessa in coordinamento con la Prefettura. Una posizione molto forte, annunciata dall’assessore alla Sanità Alessio D’Amato durante l’incontro con i comitati dei cittadini di Roma insieme alle Asl competenti, e che sarebbe arrivata dopo una serie di richieste nei mesi scorsi della Regione a Virginia Raggi rimaste inascoltate.

Uno scontro durissimo insomma, che non è però certo finito qui: Virginia Raggi ha infatti deciso di sgomberare il campo e trasferire parte delle famiglie che ci vivono, ma da settembre. E la Regione ha emesso un’ordinanza per lo sgombero immediato e la bonifica dell’insediamento. E i fatti, clamorosi, delle ultime ore ruotano proprio intorno a quell’ordinanza. Sì, perché la sindaca Virginia Raggi si era opposta alla decisione, tanto che Roma Capitale l’ha impugnata davanti al Tar solo ieri.

Tra le motivazioni d’opposizione all’ordinanza davanti al tribunale amministrativo, il comune di Roma scrive addirittura che la Regione avrebbe violato i “canoni costituzionali di cui all’art.97 della Costituzione. Violazione e falsa applicazione dei principi disciplinanti le ordinanze contingibili ed urgenti. Difetto di motivazione. Sviamento di potere”. Insomma, una decisione che sarebbe perfino in contrasto con la nostra costituzione.

Per l’avvocatura del comune non ci sarebbero le condizioni d’urgenza che legittimano un simile intervento da parte della Regione. In particolare risalta un passaggio: “Non sussiste, in primo luogo, il presupposto fondamentale legittimante il potere ‘straordinario’, ossia il ‘pericolo irreparabile e imminente per la pubblica incolumità’. Manca, in altre parole, l’emergenza igienico-sanitaria”. Secondo il comune, infatti, dalla nota dell’Asl 2 e dall’ordinanza regionale a Castel Romano non emergerebbe una “situazione di emergenza igienico-sanitaria (unico elemento legittimante l’esercizio del potere straordinario) ma, più semplicemente, una situazione di ampio degrado della zona e delle strutture (non dissimile, peraltro, da altre situazioni critiche esistenti nel territorio), come tale fronteggiabile con i poteri ordinari”.

Insomma, tutto nella ‘norma’: non serve un intervento in surroga della Regione. Eppure il tribunale oggi si è spinto fino a imporre il sequestro della zona su cui sorge il campo rom a causa delle condizioni di gravissimo degrado. Eppure solo poche settimane fa, dopo uno degli ultimi sopralluoghi nella zona, l’Asl 2 segnava nella nota alla polizia comunale e alla Regione “una situazione di estremo degrado ambientale come nei precedenti sopralluoghi” e si chiedeva di “intervenire con urgenza per eseguire lo sgombero o effettuare una bonifica entro sette giorni”. E il paradosso è che nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari l’area sotto sequestro viene affidata proprio ai vigili del Comune, che rispondono alla sindaca di Roma, secondo cui non ci sarebbe però, come abbiamo letto, alcuna “emergenza igienico-sanitaria”

“E’ surreale quello che sostiene il Comune”, dice a Iene.it Roberta Angelilli di Fratelli d’Italia. “Le immagini parlando da sole, e ci sono stati vari sopralluoghi nel tempo: come si fa a pensare che i circa 200 minori che vivono in mezzo ai liquami di spurgo e ai topi siano in condizioni accettabili?”. Che sia arrivata la parola fine a questa grottesca situazione con il sequestro deciso dal tribunale?

 

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