“Vi mostriamo la Cina dopo il lockdown, fra app e controlli”. Sarà l'Italia dopo il 3 maggio? | VIDEO
Nicoletta e Francesca, madre e figlia italiane che da oltre 20 anni vivono a Pechino, ci mostrano in un video le misure adottate dal governo dopo la riapertura delle attività e la fine della quarantena. Fra spostamenti tracciati con un'app e controlli continui della polizia, potrebbe essere questo il modello per la ripartenza anche in Italia?
“Se vogliamo entrare in un locale dobbiamo fare così: prima ci fanno scannerizzare il nostro codice QR dall’app che abbiamo installato sul telefonino. Una volta inseriti i nostri dati personali, l’app ci mostra una spunta verde, che significa che è da più di 14 giorni che siamo a Pechino e che siamo dunque in regola per poter circolare. Poi l’addetto, situato all’esterno del locale, ci misura la temperatura, sul polso, e ci fa firmare un modulo. E da ultimo, prima di entrare, dobbiamo lavarci bene le mani con il gel sanificante. Una volta entrati, se siamo in più di tre persone, dobbiamo sederci in tavoli separati, distanziati oltre un metro l’uno dall’altro”.
Ecco la nuova vita ai tempi del Coronavirus, in Cina. Uno stravolgimento totale delle vecchie abitudini, che potrebbe toccare anche all’Italia non appena saranno revocati i divieti di circolazione per strada e si riapriranno le attività commerciali, previsto ora dopo il 3 maggio. La nuova vita dopo il coronavirus ce la raccontano, in questo video che arriva da Pechino e che pubblichiamo sopra, Nicoletta e la figlia Francesca, due italiane da anni in Cina, che avevamo conosciuto non appena la pandemia da COVID-19 era esplosa nel paese asiatico.
Le due donne, in questo nuovo video, vanno in giro per la capitale cinese e ci mostrano come sono cambiate le abitudini quotidiane dopo che il coronavirus, in Cina, ha fatto oltre 3.200 morti e 83mila contagiati. Da noi i numeri sono molto più alti e tuttavia ancora fatichiamo a immaginare quanto le nostre abitudini possano essere stravolte per sempre.
Nicoletta racconta: "Qui da noi non c'è mai stato un obbligo di non uscire di casa, la quarantena vera e propria si applicava a chi arrivava da fuori Pechino, che veniva sistemato in alcune strutture dedicate (clicca qui per vedere il racconto di Greta sulla quarantena in Cina). Io e mio marito adesso siamo tornati a lavorare mentre mia figlia è a casa, perché le università sono ancora chiuse dalle vacanze per il Capodanno cinese. Chiuse anche tutte le attività sportive e culturali. La città si sta piano piano risvegliando ma c'è sempre l'obbligo delle mascherine, anche nei parchi pubblici".
Nicoletta e Francesca, telefonino alla mano, girano per le strade di Pechino, entrano in alberghi e locali pubblici. Ovunque, alle pareti, grandi cartelloni a fumetti illustrano le principali regole di igiene e di comportamento da osservare. Le due donne arrivano nella centralissima zona di Sanlitun, cuore commerciale di Pechino. Un susseguirsi di strettoie lungo la strada, veri e propri “posti di blocco”, ai quali farsi misurare da un medico la temperatura e mostrare la spunta verde sull’app, che certifica di essere sani o di avere superato il periodo di quarantena in casa. "Poi all'interno dell'area, ogni locale ha un suo check point riservato, per poter entrare", spiega la donna.
Nicoletta e il marito entrano poi in un centro commerciale, semivuoto. All’ingresso c'è un grande schermo, un termoscanner che li inquadra, riportando i loro dati personali e misurandone la temperatura corporea. Da Starbucks, popolare catena di caffè made in Usa, un cartello su ogni tavolino indica che “bisogna indossare la mascherina ogni volta che non si sta mangiando né bevendo”.
Francesca prende un ascensore, sul pavimento sono stati disegnati quattro quadrati: un modo per garantire il distanziamento sociale necessario a evitare il contagio, anche se i cinesi, molto disciplinati, preferiscono prendere gli ascensori uno alla volta. "Nel nostro condominio, altri controlli. Se vuoi invitare qualcuno a casa, devi farlo registrare. Da mezzanotte alle sei il portone d'ingresso è rigorosamente chiuso".
La Cina sta dunque tentando di ripartire dalla tecnologia di tracciamento, come quella dell’app “Close Contact Detector”, che in tempo reale, sul telefonino, avverte se ci si sia trovati a stretto contatto con qualcuno a cui è stato certificato il contagio da COVID-19.
Anche Wuhan, capoluogo della regione dell’Hubei da cui sarebbe partito il virus, tenta di ritornare in queste ore ad un’apparente normalità. Dopo 76 giorni di durissimo lockdown, dal 23 gennaio, la metropoli cinese riapre negozi e attività. Una rinascita che ha fatto riesplodere la vita, con milioni di abitanti scesi in piazza a festeggiare, sotto l’occhio attento di polizia e “grande fratello” informatico.
Per una città cinese che riapre, altre tornano a chiudersi, per paura di nuovi casi in arrivo dai paesi confinanti. Come la città di Pingdingshan, nella provincia centrale di Henan, dove oltre 600mila residenti sono stati sottoposti a nuove misure, per il timore di una seconda e più devastante ondata di contagi.
La Cina sta diventando in questi giorni il palcoscenico di un enorme esperimento sociale di controllo, attraverso le app personalizzate che garantiscono la circolazione per le strade e monitorano lo spostamento di miliardi di persone. Uno scenario a cui dovremo presto abituarci anche noi? Da qualche giorno si sta parlando anche in Italia di un’app, che in modo volontario e anonimo dovrebbe contribuire a ridurre il rischio di contagio. Ne ha parlato la ministra dell’Innovazione Paola Pisano, secondo la quale i dati presenti nell’app, che consentirà di verificare con chi si è venuti in contatto attraverso la tracciatura degli identificativi dei cellulari, dovranno essere resi “sufficientemente anonimi da impedire l'identificazione dell'interessato”.
Un’app che, “gestito da uno o più soggetti pubblici”, ha spiegato, dovrebbe avere un codice aperto, messo a disposizione di chiunque voglia studiarlo e migliorarlo. Ora tocca agli italiani: pur di mettersi alle spalle l’incubo COVID-19, saranno disposti ad accettare regole come quelle in vigore in Cina?