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Coronavirus, Stefano la vittima più giovane: 38 anni. Più pazienti positivi in Italia che in Cina

Aveva 38 anni la persona più giovane ad aver perso la vita a causa del coronavirus. Si chiamava Stefano ed era affetto da disabilità e con un precedente problema respiratorio. Intanto il numero dei contagiati continua a salire: secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet entro un mese serviranno 4mila posti di terapia intensiva solo per il Covid-19

Oggi in Italia ci sono più persone con il coronavirus rispetto alla Cina: sono 14.955 i nostri pazienti attualmente positivi, contro i 13.571 del Paese epicentro della pandemia. E purtroppo continua a salire anche il numero dei morti: sono stati 250 solo ieri, 1.266 in totale. Tra loro c’è anche il più giovane paziente ad aver finora perso la vita a causa del coronavirus: è un uomo di 38 anni, Stefano, deceduto all’ospedale di Manerbio in provincia di Brescia.

Stefano era affetto da disabilità e aveva sofferto di disturbi respiratori in passato. Viveva a Manerbio insieme ai genitori e alla sorella. Secondo quanto riportano i media locali, frequentava una cooperativa che assisteva persone disabili: un educatore di 51 anni era già risultato positivo al coronavirus. I funerali saranno in forma privata, come imposto dalle nuove regole del governo. La provincia di Brescia, dove Stefano è morto, è una delle più colpite in Italia: solo qui i contagi sono oltre 1.500.

E i numeri, tristemente, sono destinati a non fermarsi in tutto il Paese: secondo uno studio pubblicato su Lancet entro pochi giorni i contagiati in Italia potrebbero salire a oltre 30mila. A scriverlo sono ricercatori dell’Istituto Mario Negri in collaborazione con l’università di Bergamo. La previsione del numero di malati si basa sui dati finora pubblicati e sulla crescita esponenziale che è stata registrata in questi giorni. 

“C’è una seria preoccupazione sulla capacità del sistema sanitario di poter rispondere in modo efficace alla richiesta di ricoveri in terapia intensiva”, scrivono i ricercatori. Già, perché se davvero si arrivasse a 30mila contagiati, il rischio è che più del 10% di questi debbano essere intubati: attualmente è questa la percentuale di persone malate finite in terapia intensiva: “Potrebbero servire 4mila posti solo per il Covid-19 entro un mese”. E questo rischierebbe di mettere in ginocchio il nostro sistema sanitario, già duramente provato dalla pandemia in corso e dai problemi che vi abbiamo raccontato qui. 

Pandemia che nei prossimi giorni rischia di espandersi ben oltre le attuali zone di maggior contagio, cioè la Lombardia insieme al Veneto e l’Emilia-Romagna. L’allarme lo ha lanciato direttamente l’Istituto superiore di sanità: “Le scene che abbiamo visto di folle di persone assembrate al mare, nelle stazioni sciistiche o impegnate in mega aperitivi, ci fanno ipotizzare che questo fine settimana ci possiamo aspettare dei casi, perché lì il virus ha circolato. Vedremo le curve, è solo un'ipotesi, speriamo di essere smentiti dai fatti”. Insomma chi è partito di corsa per lasciare le ex zone rosse rischia di aver espanso ancora di più l’epidemia.

Epidemia che, come vi abbiamo raccontato, ha colpito in modo durissimo la provincia di Bergamo,“La Wuhan d’Italia” come è stata ribattezzata. Solo lì i contagiati sono più di 2.200 e i morti 191. Per sostenere lo sforzo di tutti coloro che lottano senza tregua per cercare di fermare il coronavirus noi de Le Iene ci siamo uniti alla raccolta fondi in sostegno dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Scopri qui come poter donare per aiutare a salvare la vita di chi lotta contro questa terribile pandemia

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