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Il coronavirus in Ecuador e il dramma di Guayaquil: “Come a Hiroshima” | VIDEO

L’Ecuador è finito sui media di tutto il mondo per le immagini dei cadaveri abbandonati per strada e dati alle fiamme. Adesso arrivano numeri sconvolgenti: nella provincia di Guayas, dove c’è la città di Guayaquil, nell’ultimo mese i morti sono quintuplicati. “Un terzo della popolazione è contagiata”, ha detto la sindaca. Intanto in Sudamerica iniziano le rivolte delle favelas: “Non faremo la loro fine”

È come a Hiroshima”. Dopo le immagini dei cadaveri abbandonati per strada, dei corpi dati alle fiamme e dei morti lasciati in bare di cartone improvvisate, adesso arrivano i numeri a raccontare il dramma che sta travolgendo l’Ecuador e la città di Guayaquil. Un dramma che noi di Iene.it vi abbiamo già raccontato qui.

Il paese sudamericano è duramente colpito dalla pandemia del coronavirus. Secondo le stime ufficiali del governo sono 28.818 i malati e 1.704 i morti. Ma in tanti temono che i numeri possano essere molto più alti: la sanità è infatti stata completamente travolta dal virus e non è riuscita a far fronte all’emergenza. Le immagini dei cadaveri abbandonati per strada o nelle case, dei corpi dati alle fiamme e delle bare di cartone sui marciapiedi hanno fatto tristemente il giro del mondo.

La zona del paese più colpita, quella da dove arrivavano molte delle immagini che avete visto, è la provincia di Guayas. Lì c’è la città di Guayaquil, la più popolosa dell’Ecuador. Si stima che circa il 70% dei casi di coronavirus siano stati registrati in quella zona, dove il contagio è arrivato con la “paziente zero” ecuadoriana: una donna rientrata da Madrid a metà febbraio. La pandemia è divampata come un incendio, anche a causa delle precarie condizioni igieniche dei quartieri più degradati della città. “Sono come scene di guerra”, ha detto la sindaca di Guayaquil Cynthia Viteri: “È come se una bomba fosse esplosa sopra una città: un attacco aereo come a Hiroshima”. 

Un vero dramma, e adesso a dare un quadro più preciso della dimensione della tragedia sono arrivati i numeri: secondo quanto riportato da Al Jazeera, le autorità locali hanno detto che i morti totali nella provincia di Guayas lo scorso mese sono state 10.200. In media in quella provincia i decessi sono intorno ai 2mila. I morti sono quindi quintuplicati. Non si sa con esattezza se tutte queste vittime in più siano state causate dal COVID-19, perché spesso i corpi vengono seppelliti o cremati prima di ricevere il tampone. Ma un aumento così netto, simile a quello registrato in Italia a Bergamo, fa pensare che i numeri ufficiali dei morti con il coronavirus siano di molto sottostimati.

E a confermare questa possibilità è la stessa sindaca di Guayaquil: in città sono stati fatti test a campione, e sembra che un terzo degli abitanti della città sia stato contagiato dal COVID-19. E parliamo di una città che ha quasi tre milioni di abitanti: “In base alle nostre stime ci sono ancora mezzo milione di persone contagiate”, ha detto la sindaca. Fortunatamente le misure imposte dalle autorità in tutto il Paese, sebbene in ritardo, hanno dato i loro frutti. Nelle ultime settimane sembra che i nuovi casi di COVID-19 e i morti stiamo diminuendo ovunque, tanto che dal 4 maggio in quasi tutto l’Ecuador sono state alleggerite le misure di quarantena in modo simile all’Italia. In tutto il Paese tranne che nella provincia di Guayas, dove per tornare all’aria aperta sarà necessario attendere ancora. “Se le persone ancora malate non si autoisolano e iniziano a spostarsi, ci sarà una seconda ondata”, ammonisce la sindaca di Guayaquil.

La tragedia di Guayaquil ha già fatto il giro di tutto il Sudamerica, nella paura che una simile strage possa ripetersi nelle zone più povere del continente. In Brasile chi vive nella favela di Paraisopolis, la più grande di San Paolo, si sono ribellati al grido di “Non faremo la fine di Guayaquil”. Anche qui il coronavirus sta colpendo duramente e la paura degli abitanti della favela è di precipitare in un incubo simile a quello ecuadoriano.

E tra chi ha paura non ci sono solo i troppi poveri del Sudamerica, ma anche le comunità indigene: in Ecuador la comunità dei Siekopai ha lanciato un appello al governo per chiedere aiuto, dopo aver rilevato 16 casi di COVID-19 tra la sua gente. Sedici casi in una comunità di 744 persone. Justino Piaguaje, il leader indigeno, ha denunciato la mancanza di test e protocolli medici per proteggere la sua comunità. "Non possiamo essere esclusi dalle cure mediche”, ha detto. Una tragedia a cui non sembra esserci fine.

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