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Coronavirus ed elezioni, saremo capaci di tutelare le "persone fragili"? Il Viminale scrive ai sindaci

Il ministero dell’Interno ha inviato una circolare ai prefetti per sensibilizzare i sindaci a tutelare gli elettori più anziani e fragili, in vista del voto del 20 e 21 settembre. Da settimane si dibatte sul possibile rischio di contagio alle urne: per il professor Galli votare

“Tutelare anziani e persone fragili”: è questo l’appello lanciato dal ministero dell’Interno ai sindaci di tutta Italia in vista del voto per il referendum e le Regioni del 20 e 21 settembre. In una circolare il Viminale ha infatti chiesto ai prefetti di sensibilizzare i sindaci affinché prevedano misure per tutelare gli elettori anziani o più fragili, in considerazione della attuale situazione epidemiologica, ed eventualmente valutare misure che consentano l'accesso agevolato al seggio elettorale.

Nessun obbligo insomma, ma nel testo del Viminale c’è una notizia importante: finalmente è stata riconosciuta l’esigenza di proteggere quelle persone che - per via dell’età o di condizioni di salute pregresse - sono maggiormente a rischio nel malaugurato caso di un contagio da coronavirus. In queste settimane infatti si è dibattuto a lungo se mandare i cittadini alle urne in un momento di aumento dei contagi fosse una buona scelta, anche memori di quanti paesi hanno rinviato le elezioni e del boom di casi di coronavirus associati al voto di marzo in Francia.

Un tema, quello della sicurezza nel recarsi a votare, di cui noi de Le Iene ci siamo già occupati. Il nostro Gaetano Pecoraro ha intervistato il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, che ha definito una “follia” il voto in questo momento: “Ma come si fa a fare le elezioni in uno stato di emergenza sanitaria? Abbiamo più di mille casi al giorno. Le elezioni si fanno portando teoricamente le vecchine a votare, e potendo garantire zero quelli che sono gli addetti ai seggi. E poi, o fai code infinte (per garantire il distanziamento, ndr), o sennò è un incentivo a non andare a votare”.

Un’opinione, quella del professor Galli, che sembra condivisa anche da Andrea Crisanti: “Bisogna garantire la salute degli scrutatori che saranno sottoposti alla possibilità di essere infettati, verificando che non siano infetti e non sono stati infettati dopo. Ci sono anche i rappresentanti di lista, poi gli elettori. Bisogna assicurare percorsi, minimizzare la possibilità di contagio. Ci sono problematiche inedite".

E come vi abbiamo raccontato c’è chi sta lottando per garantire a tutti gli elettori il diritto di votare, come l'attivista Mario Staderini che da tempo è impegnato per salvaguardare i diritti dei cittadini a esprimersi tramite referendum: “Vogliamo che sia garantito il voto per posta o a domicilio per lo meno agli elettori fragili - perché ad alto rischio per il coronavirus - come gli anziani di più di 80 anni, immunodepressi, malati oncologici, diabetici, cardiopatici e con problemi respiratori”, ci aveva spiegato Staderini. “Senza la garanzia di un voto sicuro si realizzerebbe una violazione del diritto di voto per milioni di italiani. Stiamo raccogliendo adesioni per un ricorso da parte di coloro che, proprio per i rischi Covid, non andranno alle urne””.

Oggi, dopo la circolare del Viminale che di fatto riconosce almeno l’esistenza di questi elettori fragili e la necessità di prevedere una particolare attenzione verso di loro, Staderini ci dice: “La circolare in extremis del Governo riconosce le nostre ragioni e ammette il problema, ma non basterà ad evitare astensionismo: occorre fare di più, sull'esempio della Corea.

Basterebbe organizzare il voto postale, come negli Usa, dove 50 milioni di elettori voteranno cosi alle Presidenziali di novembre. Per questo presenteremo ricorsi in Italia e alla Corte europea dei diritti dell'uomo”.

E ci sono alcuni cittadini che si sono mossi per cercare di rivendicare il diritto di votare per posta: Paolo, un architetto in pensione di 72 anni della provincia di Roma; Anna, insegnante in pensione di 75 anni e paziente oncologica;  Giuseppe, un imprenditore di 49 anni di Napoli che assiste la madre malata di tumore; una insegnante in pensione di 80 anni della provincia di Napoli, cardiopatica e paziente oncologica; Letizia, 68enne di Roma e malata oncologica; Pietro, 82 anni, di Roma e cardiopatico. Tutte persone che hanno scritto al ministro Lamorgese e ai loro sindaci per chiedere di poter votare via posta, un diritto non ancora riconosciuto per chi ha la possibilità fisica di recarsi ai seggi.

Sulla sicurezza dei seggi si è espresso anche il ministro della Salute Roberto Speranza: “Il mio invito a tutti è andare a votare: si può andare a votare in sicurezza, basta rispettare le regole fondamentali. Noi abbiamo costruito dei protocolli molto sicuri insieme al ministro dell’Interno Lamorgese e ci sono le condizioni per andare a votare: tutti hanno questo diritto e il mio invito a tutti è di andare a esercitarlo". 

Nel tentativo di garantire la maggiore sicurezza possibile, intanto, il governo ha disposto alcune prescrizioni da rispettare nelle operazioni di voto: obbligo di mascherina, gel igienizzante prima di votare, distanziamento obbligatorio per elettori e scrutatori, percorsi di entrata e uscita ben delimitati, possibilità di inserire personalmente la scheda nell’urna (la legge di solito prevede che sia il presidente di seggio a farlo). Insomma, da una parte il governo si mostra sicuro delle sue ragioni, dall’altra professori e attivisti denunciano i possibili rischi per gli elettori più fragili. E tra meno di 48 ore i seggi si aprono: non ci resta che augurare buon vuoto a tutti, o almeno a quelli che si sentono sicuri nell’andare alle urne.

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