Coronavirus: “20mila mascherine importate dalla Cina e bloccate dalla Dogana”
Luca Adriani ci racconta di aver fatto produrre 20mila mascherine in Cina, in tempi record, ma la Dogana di Malpensa chiederebbe modifiche, documenti e spiegazioni mandando 52 pagine da leggere e compilare: “Assurdo, ma perché non prevediamo procedure semplificate?”. La replica: "Le procedure ora si stanno semplificando".
“Abbiamo ordinato 20mila mascherine e la Cina ce le ha prodotte in tempi record, ma la Dogana di fatto le ferma: è incredibile!”
A sostenerlo è Luca Adriani, titolare di un’azienda, la Elleffe, che da 10 anni importa e vende questi dispositivi fondamentali per contenere la diffusione del coronavirus, che in Italia mancano. Una fonte interna alla Protezione Civile ha spiegato a Iene.it: “L’Italia in questo momento ha bisogno di 90 milioni di mascherine al mese, finora ne abbiamo comprate e distribuite 5 milioni”.
“Nelle ultime settimane abbiamo esaurito le nostre scorte, distribuendo le mascherine tra cliniche, farmacie, istituzioni e aziende”, dice Luca Adriani. “Così qualche giorno fa abbiamo fatto un ordine di 20mila mascherine chirurgiche a Wuhan, in Cina. Ho pagato la merce e il fornitore cinese me l’ha preparata in tempi record, nel giro di 3 giorni invece che in 10”.
Dopo un paio di giorni però gli arriva una sorpresa: “Lo spedizioniere che deve far arrivare la merce in aereo dalla Cina è andato a Milano Malpensa per consegnare i documenti. La Dogana mi ha mandato per email un documento di 52 pagine, chiedendo tutta una serie di spiegazioni, di carte e di modifiche. In una situazione di tale gravità non è possibile una procedura di emergenza che snellisca i tempi? Lavoriamo 12 ore al giorno per cercare di sopperire alla mancanza di mascherine, con le cliniche che continuano a chiedermele, e poi mi tocca dover leggere e compilare 52 pagine di documenti...”
Risultato? Le mascherine sono ancora ferme a Wuhan: “Ora il fornitore deve rifare tutte le scatole e preparare nuovi documenti, insomma perdere altri giorni, e questo nonostante abbiano accelerato la produzione proprio per venirci incontro. Di questo passo finisce prima il coronavirus…”.
Questa è la risposta che abbiamo ricevuto dalla Dogana di Milano Malpensa: “In realtà, ci sono state semplificazioni perché questo materiale non è più classificato come dispositivo medico e ora non è più richiesto il nulla osta sanitario all’importazione. Proprio questa mattina poi in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato un nuovo decreto, che semplifica le procedure per la produzione, attraverso autocertificazioni da mandare a Iss e Inail. Noi come Dogana non avremmo alcun interesse a complicare le procedure e anzi se c’è una difficoltà e quella nostra di dover spiegare decine di volte al giorno le procedure alle aziende che per la prima volta, con questa emergenza, si affacciano alle pratiche doganali, perché prima i materiali li compravano solamente in Italia”.
Speriamo allora che le cose migliorino!