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Coronavirus, mascherine fai da te con stampante 3D: “Così le produco per me e per gli altri” | VIDEO

Sono tanti i maker che in queste settimane stanno dando una mano nella gestione dell’emergenza coronavirus con le loro stampanti 3D. A Iene.it, Robert racconta come produce mascherine per sé e per gli altri

Le mascherine sono introvabili e c’è chi ha deciso di produrle per sé e per gli altri. C’è chi le fa di stoffa, chi con carte speciali. Chi usando una stampante 3D. Come Robert, un ragazzo di 20 anni di Ostia che nel video qui sopra ci mostra la sua produzione.

“Le mascherine sono ormai introvabili e così ho deciso di produrle per me e per gli altri”, spiega a Iene.it. In queste settimane sono tanti i maker che grazie alle loro stampanti 3D stanno dando un aiuto nella gestione dell’emergenza del coronavirus. E i laboratori digitali si stanno rivelando ottime alternative per velocizzare i tempi di produzione di pezzi che altrimenti richiederebbero attese molto lunghe. Certo, non si tratta di progetti certificati, ma nel pieno della pandemia qualsiasi contributo è ben accetto.

“Su Internet ho trovato il file con il progetto, ho settato la macchina per produrre qualcosa di buona qualità e mi sono messo al lavoro”, racconta Robert, clicca qui per il modello della sua mascherina. “Una volta stampata, la mascherina verrà modellata e resa adattabile al viso. Poi stampo un filtro e un tappo in cui metto del cotone per aumentare l’effetto filtrante. Può essere lavato e quindi riutilizzabile”.

Un’iniziativa che ha i suoi numeri: da una parte i tempi di produzione e dall’altra i costi. “Per realizzare una mascherina impiego due ore e mezza. E il costo medio è di 2,2 euro”. Queste mascherine verranno destinate ad associazioni che stanno lavorando in prima linea a Ostia.

Come Robert, tanti altri maker hanno acceso le loro stampanti per dare un aiuto concreto in questa emergenza. Su Iene.it, vi abbiamo raccontato l’iniziativa di Armando e Andrea. Loro hanno prodotto una piccola parte delle 500 valvole da adattare a una particolare maschera da sub che è stata utilizzata nei reparti di terapia intensiva della provincia di Brescia, dove quelle tradizionali iniziavano a scarseggiare (clicca qui per l’articolo).

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