Coronavirus, morti i genitori a distanza di 4 giorni: "In simbiosi anche in questo"
Carlo Manara ci racconta gli ultimi giorni dei suoi genitori, di Treviglio. E la paura per la sua famiglia: "Non ci hanno fatto i tamponi, intorno a noi tutti hanno i sintomi"
"Li abbiamo accuditi fino alla fine, era l'unica cosa che potevamo fare". Carlo Manara, 61 anni di Treviglio, in provincia di Bergamo, è un fiume in piena. La voce è spezzata soltanto dalle lacrime. Un momento di pausa, e riprende: "Mio papà aveva 90 anni, mia mamma 87. Certo, erano anziani, ma stavano bene. Mio papà badava ancora all'orto. Sono morti a distanza di quattro giorni uno dall'altro, in simbiosi anche sul punto di morte".
Una vita passata insieme, più di 60 anni. Stefano faceva il falegname, Caterina lavorava nella ceramica. Ha lasciato il lavoro per famiglia. "Siamo cinque fratelli, ha avuto un gran da fare". E anche sul punto di morte sono rimasti insieme. "Si sono ammalati circa due settimane fa. Non avevano più le forze, non avevano fame", spiega Carlo. "Con mio fratello e mia cognata li abbiamo accuditi, aiutati dal medico di base e l'infermiera. Ci tengo a fare i loro nomi perché sono stati due angeli: il dott. Leoni e Cristina, giovane e bravissima". Ma poi è arrivato l'esito: "Il medico ha detto che erano due casi sospetti di coronavirus, e terminali. Non c'era niente da fare". La mamma è morta ieri alle 17, il papà quattro giorni prima. "Sono convinto che abbia accelerato il decorso per andarsene con la mamma. È riuscito a piegare la flebo tanto da provocarsi un'emorragia, andata avanti per diverse ore. Era terrorizzato dall'idea di morire dopo la mamma".
Ai coniugi non è stato fatto il tampone, ma neanche ai figli che li hanno accuditi e ai membri di questa famiglia numerosa: "Lo abbiamo chiesto a chiunque, ma niente. Io sono l'unico senza sintomi, ma tutti gli altri miei fratelli si sono sentiti male, chi con la febbre, chi non sente i sapori. Ma comunque ci hanno lasciato così". Interviene la cognata: "Abbiamo visto che ai calciatori i tamponi vengono fatti, a noi no. Perché?". La paura è tanta: "Qui intorno a noi tutti hanno sintomi, e in tanti stanno morendo". La provincia di Bergamo è una delle più colpite dal coronavirus. E la voce si spezza nuovamente: "Piango tutti i giorni perché non posso abbracciare mia nipote".
"Quello che è successo deve insegnarci qualcosa", spiega. "È inimmaginabile: stai bene, sei felice con la tua famiglia, e poi ti succede una cosa del genere". Ha deciso di contattarci dopo che ha visto la testimonianza di Silvia Caldara, che ha perso il papà. "Ha dovuto accendersi un mutuo per poter pagare il feretro del padre. Ma ci rendiamo conto? È inaccettabile". Prima del coronavirus non si conoscevano. "Una donna incredibile, andrebbe aiutata". Perché nel dolore c'è spazio anche per pensare agli altri.