Coronavirus, la speranza per l'Italia: la curva del contagio inizia ad appiattirsi
I morti sono adesso 4.825, i casi totali sono 53.578. Una speranza però c’è: le percentuali di nuovi contagi continuano a scendere. Per raggiungere il picco però sarà necessario ancora qualche giorno, ma le misure del governo sembrano dare i loro primi frutti: ecco perché è importante continuare a restare a casa
Nessuna tregua dal coronavirus: le persone contagiate in totale nel nostro paese sono salite a 53.578, con un aumento di 4.821 unità in sole 24 ore. I morti sono adesso 4.825, 793 in più rispetto a ieri. Numeri, come chiarito dal capo della Protezione civile, che comprendono sia i morti per coronavirus che con il coronavirus.
Nota positiva, anche i guariti continuano a crescere: ora sono 6.072, +943. Questo mentre l’Italia sta vivendo il suo decimo giorno di chiusura della maggior parte delle attività del Paese, con stringenti limitazioni alla libertà personale e con l’agognato picco del contagio ancora lontano: “Sarà settimana prossima o ancora quella dopo”, ha detto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
Le misure decise dal governo sono quindi inutili, e non si riesce a contrastare la diffusione del coronavirus? In realtà non è proprio così. Il lockdown del Paese e l’isolamento imposto a tutti sta iniziando a dare i suoi frutti, anche se ancora non è facile vederlo. Per farlo, ancora una volta, ci vengono in aiuto i dati forniti dalla Protezione civile nell’ultimo mese.
Facciamo un salto indietro al 26 febbraio: il coronavirus era arrivato in Italia e alcuni comuni del Paese erano già stati messi in quarantena. Codogno, diventato famosissimo in quei giorni con i suoi 16mila abitanti travolti dal mostro della pandemia, era stata sigillata da 3 giorni e tutti Italia guardava col fiato sospeso al piccolo comune della Lombardia. Quel giorno erano 400 i casi totali di coronavirus in Italia, quasi tutti concentrati nel Lodigiano. Rispetto al giorno prima, i malati erano cresciuti del 24,2%.
Le misure però non bastano e i numeri continuano a crescere, finché dal 9 marzo tutta la Lombardia e altre 14 province vengono chiuse in zona rossa. In quegli 11 giorni dal 26 febbraio al 9 marzo i casi di coronavirus in Italia sono aumentati mediamente del 30,9%, anche se dal 1 marzo in nessun giorno si è superata una crescita del 27%. Numeri assoluti importanti, che hanno portato i pazienti positivi al Covid-19 da 400 a 9.172.
Il 9 marzo inizia la zona rossa in Lombardia e altre 14 province, due giorni dopo le misure vengono estesa a tutta Italia. Ma la conta dei malati e dei morti non si ferma: l’11 marzo i casi totali erano 12.462, oggi sono 53.578. I morti 827, oggi sono 4.825. Eppure, anche se i freddi numeri ci dicono che la pandemia continua a espandersi, le buone notizie arrivano dalle percentuali di contagio: dal momento dell’entrata in vigore delle nuove misure, la crescita dei nuovi contagi non ha mai superato il 23%, e dal 15 marzo è costantemente sotto il 15%.
Nel resto d’Europa, dove le misure restrittive sono state prese con notevole ritardo rispetto all’Italia, i dati dicono ancora altro: il 20 marzo, considerando la diversa scansione temporale del contagio, Spagna Francia e Germania si attestano su una crescita media dei casi intorno al 22%. L’Italia invece è riuscita a spingersi sulla linea di crescita del 13,5%, sostanzialmente più bassa rispetto a solo qualche giorno fa. Se le misure negli altri Paesi saranno state prese con troppo ritardo, la loro curva resterà più alta della nostra, come si può vedere nel grafico realizzato dal professor Mark Handley dell’University College di Londra.
Questo significa che, sebbene il numero assoluto dei casi continui ad aumentare, l’aumento dei malati non è affatto esponenziale ma anzi sta iniziando a contrarsi. Le misure di contenimento iniziano dunque a dare i loro frutti, la curva epidemica continua a salire ma sta piano piano appiattendosi. Il caso di Codogno e delle cittadine limitrofe ne è il simbolo: lì ieri i casi sono cresciuti appena del 4%.
Quindi, in sintesi: siamo ancora purtroppo in una fase di espansione della pandemia, e i casi in Italia continuano a crescere. Una crescita che durerà ancora almeno qualche giorno. Per fortuna però col passare dei giorni l’aumento esponenziale dei casi è stato scongiurato e le percentuali di nuovi malati iniziano a contrarsi. Per i risultati più importanti bisognerà aspettare fino almeno al 25 marzo quando saranno passate le due settimane di finestra di contagio: lì ci sarà la prova del 9, lì si vedrà se davvero la pandemia inizia a essere sotto controllo.
Cosa possiamo fare, intanto? Prima di tutto continuare a rispettare le limitazioni imposte dal governo per non sprecare quanto fatto finora. E poi sostenere chi sta lottando in prima fila tutti i giorni contro il coronavirus. Per questo noi de Le Iene ci siamo uniti alla raccolta fondi a sostegno dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: clicca qui per scoprire come sostenere chi cerca di salvare la vita a tutti i malati di coronavirus.