Coronavirus, la Svizzera punta alle scuole aperte: “I bambini non si ammalano” | VIDEO
In Svizzera si contano 300 malati ogni 100mila abitanti, uno dei dati peggiori dati in Europa. Nonostante questo il governo ha annunciato la riapertura delle scuole già dall’11 maggio. “Troppo presto, non mi sento protetto”, dice a Iene.it un papà preoccupato
Aprire o non aprire? Questo è il dilemma in Italia. Ma mentre noi ci arrovelliamo per decidere chi potrà tornare all’aria aperta dal 4 maggio i nostri vicini svizzeri hanno già trovato una risposta, annunciando il calendario delle possibili aperture da qui a metà maggio. Negozi e soprattutto scuole che in Svizzera potrebbero riaprire l’11 maggio. “Spero ci ripensino, non mi sento protetto”, ci dice però un papà con due bambini piccoli che ci ha contattato.
Il programma del governo arriva nonostante a oggi nel Paese si contino 27.404 contagi, cioè quasi un malato ogni 300 abitanti. I morti sono invece 1.366.
Alle possibili riaperture in Svizzera sono seguite polemiche e perplessità. Soprattutto dopo la frase detta, come potete vedere nel video qui sopra, da Daniel Koch, responsabile dell’unità di crisi Covid-19, il “Mister coronavirus svizzero”: “Molto spesso i bambini più piccoli semplicemente non contraggono la malattia e non sono vettori del coronavirus”. Parole a cui si sono opposti in tanti nel Paese, scienziati compresi.
La posizione preoccupa molti genitori con figli piccoli. Tra questi c’è Stefano, un italiano che vive da 10 anni in Svizzera, padre di due bambini di 3 e 5 anni, Ophelia e Ulysse. “Abbiamo paura per i nostri figli, il cantone di Vaud dove viviamo è il più colpito”, spiega a Iene.it. Le scuole dell’obbligo dovrebbero essere le prime a riaprire per arrivare dall’8 giugno a università, biblioteche, musei e giardini zoologici.
Il lockdown svizzero è già molto diverso da quello italiano. Si può uscire per strada: basta non formare gruppi superiori a cinque persone, pena una multa di 100 franchi (95 euro). È permesso anche ritrovarsi nelle case fino a un massimo di 10 persone.
“È stato affermato senza alcun apparente fondamento scientifico che i bambini non si contagiano. Se fosse non vera sarebbe di una gravità enorme”, dice il papà a Iene.it. “Spero che sulla riapertura delle scuole ritornino sui loro passi, perché è troppo presto da tutti i punti di vista. Non mi sento protetto dalle decisioni politiche prese dall'inizio di questa tragedia da questo governo”.
All’inizio dell’emergenza, quando i contagi in Svizzera erano poco più di duemila, molti frontalieri hanno scritto a Iene.it. Nonostante in Italia gli spostamenti fossero limitati, potevano superare il confine liberamente mettendo a rischio il sacrificio di tutti (leggi qui la notizia).