Coronavirus, la lunga notte del tassista: “Non erano clienti, ma persone in fuga da Milano”
Stazioni e treni assaltati, persone che hanno abbandonato in fretta e furia Milano e la Lombardia. C’è chi ha vissuto in prima linea il panico della notte più lunga dell’emergenza del coronavirus. A Iene.it parla un tassista in servizio nelle ore precedenti alla firma del nuovo decreto che impone divieti e allarga la zona rossa nel Nord Italia
Stazioni invase da centinaia di persone, treni assaltati per fuggire dai nuovi divieti per contenere i contagi da coronavirus. La firma del nuovo decreto che blinda per un mese la Lombardia e 14 province di Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto è stata attesa con la fuga da Milano e dalle grandi città lombarde. C’è chi è testimone diretto della notte più lunga delle ultime due settimane da quando è scoppiata l’epidemia.
Non sono stati assaltati solo treni e mezzi pubblici, ma anche i taxi. Tra loro c’è chi ha contattato Iene.it per raccontare quelle ore di servizio. “Sono le 17 di sabato, quando sto per iniziare il turno in centro a Milano. Tra i colleghi girano voci di clienti che prendono il taxi anche per lunghe percorrenze, c’è chi addirittura si è fatto portare fino a Roma”, racconta il nostro tassista che preferisce mantenere l’anonimato. Ma quelle voci sono solo l’inizio del panico generale che è scattato poche ore dopo.
Attorno alle 21.30 le strade vengono invase da persone che hanno al seguito i loro trolley. Da pochi minuti è trapelata la bozza del decreto che in nottata verrà firmata dal premier Giuseppe Conte. Prevede l’estensione della zona rossa a tutta la Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia.
Il governo dispone infatti il "vincolo di evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita e anche all'interno dei medesimi territori". Ci si muoverà solo per “comprovate esigenze lavorative”, “situazioni di necessità” e “spostamenti per motivi di salute”.
Per le strade e stazioni milanesi è il panico. “Attorno alle 22, due ragazze mi chiedono di accompagnarle alla stazione di Lampugnano. Avrebbero preso un Flixbus, uno di quegli autobus per lunghe tratte, per Firenze”, racconta il nostro tassista. Finito questo giro deve ripetere lo stesso itinerario. “Inizio a capire che questi non sono normali clienti, ma persone che scappano dalla città. Un altro mi chiede di portarlo alla stazione di Lampugnano perché sta per incontrarsi con i genitori. Nel frattempo un collega accompagna altre persone a Linate perché sarebbero partite per l’Abruzzo”.
Più passano i minuti più la situazione degenera. C’è chi ai treni a lunga percorrenza e agli autobus preferisce il taxi. All’una di notte un altro ragazzo si rivolge per le vie del centro al nostro tassista. Destinazione: Torino, vuole andare dalla fidanzata. “Aveva la mascherina. Siamo partiti e in un’ora e mezza l’ho riportato a casa”. Da lì ha ripercorso lo stesso tragitto in senso opposto. In mezzo ha fatto tappa in autogrill per un caffé e alle 4 ha finito il turno.
“Da due settimane i turisti sono completamente spariti. Abbiamo fatturato solo il 30% che facciamo normalmente, solo grazie a chi viaggia per lavoro”, racconta. E ora anche lui ha paura di questi nuovi divieti: “Immagino che il lavoro si fermi ancora di più. Spero che si ricordino di noi partite Iva alla fine di questa emergenza”.