Covid in Italia: “Bassi livelli di vitamina D possibile causa dell'alto numero di casi e morti” | VIDEO
Per il professor Andrea Giustina, presidente della European Society of Endocrinology, “la carenza di vitamina D potrebbe essere un fattore predisponente per ammalarsi di Covid-19 e per un esito severo o letale della malattia”. Un tema, quello del possibile legame tra la vitamina D e il coronavirus, che noi de Le Iene stiamo approfondendo da tempo
Una nuova e autorevole voce si è alzata per parlare del possibile legame tra bassi livelli di vitamina D e il coronavirus: il professor Andrea Giustina, presidente della European Society of Endocrinology, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha infatti affermato che “la carenza di vitamina D potrebbe essere un fattore predisponente per ammalarsi di Covid-19 e per un esito severo o letale della malattia”.
Un tema che noi de Le Iene stiamo approfondendo da tempo: a inizio novembre vi abbiamo raccontato dello stato degli studi sul possibile legame tra vitamina D e coronavirus, dopo che gli scienziati inglesi avevano lanciato un appello al governo per aggiungere la sostanza al cibo “per aiutare nella lotta contro il Covid”.
Una richiesta seguita dall’annuncio del ministero della Salute britannico, che ha chiesto ai propri consiglieri sanitari di fornire linee guida per utilizzare la vitamina D come possibile modo per prevenire e trattare il coronaviurs.
E infine con Giulia Innocenzi abbiamo intervistato il professor Giancarlo Isaia dell’università di Torino, coautore di uno studio secondo cui le regioni italiane che ricevono meno raggi solari UV sono anche quelle dove il coronavirus ha causato più contagi e morti. I risultati dello studio, ci ha detto il professore “sono coerenti con i possibili effetti benefici della radiazione UV solare sulla diffusione del coronavirus e sulle sue manifestazioni cliniche. Risulta infatti che la radiazione UV è sia in grado di neutralizzare direttamente il virus, sia di favorire la sintesi della vitamina D che, per le sue proprietà immunomodulatorie, potrebbe svolgere un ruolo antagonista dell’infezione e delle sue manifestazioni cliniche”.
Insomma, meno vitamina D potrebbe comportare un rischio più alto di contrarre il coronavirus e sviluppare sintomi gravi. Un’ipotesi che sembra confermata adesso dalle parole del professor Giustina: “Da studi epidemiologici emerge che nella popolazione italiana si hanno bassi livelli di vitamina D. Questo perché noi non addizioniamo il cibo come fanno i paesi scandinavi, tanto che questa situazione è nota come paradosso scandinavo: quei Paesi che non conoscono una grande esposizione alla luce solare, fonte principale di vitamina D, la addizionano ai cibi. E così i loro livelli sono in media il doppio di quelli degli abitanti di Paesi del Sud Europa come Spagna, Grecia e, appunto, Italia”.
L’Italia quindi registra bassi livelli di vitamina D, in particolare in quelle regioni che sono le più colpite dal coronavirus: “La maggior parte degli studi suggeriscono che i pazienti con Covid hanno livelli di vitamina D più bassi rispetto alla popolazione generale. Apparentemente la carenza di vitamina D sembra essere un fattore predisponente ad ammalarsi di Covid. Questo è emerso da diversi studi in vari setting: non si tratta di una evidenza locale, ma di evidenze oramai diffuse”.
Come sempre il professor Giustina fa una specificazione importante: “Ciò non definisce con certezza che la vitamina D sia una terapia potenzialmente efficace contro il Covid. Molti dati in questo senso non sono ancora disponibili”. Riassumendo, “ci sono sufficienti evidenze sul fatto che bassi livelli di vitamina D si associno all’infezione da Sars-CoV-2”, spiega il professor Giustina: “Non ci sono grandi evidenze del fatto che dare la vitamina D sia una potenziale terapia nei pazienti Covid ospedalizzati”.