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Fine vita: la battaglia di Davide Trentini e la morte in Svizzera | VIDEO

Davide Trentini ha scelto di porre fine alle sofferenze causate dalla sclerosi multipla andando a morire in Svizzera. In un video ci racconta le sue ultime ore di vita. Giulio Golia ha parlato con Marco Cappato e Mina Welby che sono stati al suo fianco lottando per un fine vita davvero per tutti

“Mi chiamo Davide e sono qui in Svizzera per porre fine a tutti i miei dolori”. Questo messaggio è stato registrato la sera del 12 aprile 2017. La mattina dopo Davide Trentini, 53 anni, è morto lontano dalla sua città e dalla sua famiglia. Da 24 anni viveva con la sclerosi multipla. “Spero che anche un domani l’Italia che dice di essere un Paese civile permetta ai malati come me di non fare un viaggio come ho fatto io che non riesco neanche più a muovermi”, dice Davide. Ha registrato un videomessaggio poche ore prima di morire per documentare i suoi ultimi momenti perché tutti noi potessimo capire. “Spero che presto i nostri politici si diano una regolata”.

Davide è l’ultimo della lunga serie di donne e uomini che hanno deciso di rendere pubblica questa loro storia in nome dei diritti dell’intera collettività. Tra loro c’è dj Fabo che abbiamo conosciuto tre anni fa con Giulio Golia (qui il servizio). “Mi ha accompagnato qui Mina, la moglie di Piergiorgio Welby”, dice Davide nel suo messaggio registrato in Svizzera. Lei le è stata accanto a lui fino all’ultimo momento mentre Marco Cappato l’ha aiutata a raccogliere i soldi per poter partire, poi si è autodenunciato ai carabinieri finendo a processo per aiuto al suicidio.

Davide un anno prima del suo ultimo viaggio contatta Cappato via mail per chiedere un aiuto. Conosce Mina Welby e insieme cercano una soluzione per lui perché il problema era anche economico. “Io non riesco a fare autonomamente niente. Neanche allacciarmi una scarpa, passo tutto il giorno a fare le stesse cose: in bagno, a fumare Thc oppure sdraiato”, racconta Davide. “Ho solamente dolori e basta, senza nessuna speranza di guarire. Sono sempre più frequenti e forti”. Dice di aver provato tutti i tipi di farmaci per fermare la malattia ma nessuno ha dato l’esito sperato. “Quando mi sdraio ho dolori dalla punta dei piedi fino alla testa e non riesco più a sopportarli”. 

Quando finalmente viene fissata la data viene raggiunto da Mina Welby che ha seguito la battaglia per il diritto a morire del marito Piergiorgio. Insieme hanno fatto l’ultimo viaggio di Davide da Massa Carrara con destinazione Basilea. “Io sto sempre peggio, non ho più voglia di cadere ogni giorno”, racconta nel video della sua ultima notte. “Questo è inferno ed è troppo. La cosa principale è dolore, la parola dolore. Di notte mi svegliano in continuazione”. Davide viene ritenuto capace di intendere e di volere. “Ho seguito la storia di Fabo, l’ho invidiato alla fine”, racconta in quella sua ultima notte. “Perché lui era riuscito a venire fino a qua, io non ancora. Invece ora ce l’ho fatta anch’io!”. 

La mattina dopo chiedono a Davide se avesse avuto dei ripensamenti sulla sua decisione. Non ne ha avuti, i medici gli hanno preparato l’iniezione. “Gli hanno preparato la flebo, lui ha dovuto aprire il bottone perché per legge lo deve fare lui”, spiega Mina Welby. “Subito si è addormentato ed è andato via”. La storia di Davide non è come quella di dj Fabo: “Legalizzare o meno non è una questione ideologica, ma pratica”. 

Oggi sia Cappato che Mina Welby sono imputati per il reato di aiuto al suicidio. Grazie a dj Fabo con la sentenza della Corte costituzionale si è raggiunto un traguardo storico (leggi qui l'articolo). “Il reato non è punibile se la persona è affetta da patologia irreversibile, in una condizione di sofferenza insopportabile e decide lucidamente e consapevolmente di morire ed è tenuto in vita da trattamento di sostegno vitale”, spiega Cappato. Ma nonostante un’indicazione di legge chiara il processo sulla morte di Davide sta andando avanti. “Perché prendeva farmaci e aveva delle necessità come l’aiuto all’evacuazione delle feci”, aggiunge Cappato. Il prossimo 8 luglio i giudici di Massa si riuniranno per una nuova udienza e potrebbero emettere una sentenza. 

“Che cosa cambia se a una persona stacco la macchina o faccio un’iniezione letale? Niente se ha deciso di morire per sua scelta”, commenta Cappato. “L’ambiguità è la conseguenza diretta dell’inerzia del Parlamento e della politica. Sette anni fa, abbiamo presentato una legge di iniziativa popolare. Il Parlamento è libero di dire che non è d’accordo, ma si prendesse la responsabilità di discutere e decidere senza nascondersi dietro i giudici della Corte costituzionale”. 

Mi riposerò, senza dolore. Questo è l’importante per me. Auguro a tutti tanta salute e tanta serenità”. Con queste ultime parole Davide ha raggiunta quella serenità sperata da 24 anni.

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