Forno crematorio di Biella, torna al comune il controllo della struttura | VIDEO
Il forno crematorio gestito dai fratelli Ravetti era finito al centro di uno scandalo, che vi abbiamo raccontato con Andrea Agresti: “Ci veniva chiesto, per accontentare il continuo incremento delle cremazioni, di aumentare le bare all’interno del forno. Magari con due o tre bare alla volta”, ha raccontato uno dei dipendenti. Ora la struttura torna nelle mani del comune
Il forno crematorio di Biella ritorna nelle mani del comune. Ricordate la storia di quella struttura degli orrori? Parliamo del luogo dove i gestori, i fratelli Ravetti, avrebbero imposto ai dipendenti di fare delle cremazioni multiple. Da oggi però il comune è riuscito a estromettere la società che lo gestiva, tornando così in controllo del forno.
“La riconsegna avverrà il 16 aprile per via delle misure imposte per il contenimento del coronavirus”, ha spiegato il sindaco di Biella Claudio Corradino al nostro Andrea Agresti. “Comunque ho avvertito la Protezione civile, se avessero bisogno con urgenza di un forno crematorio potrebbero confiscarlo e assegnarne l’utilizzo. Noi allo stato attuale possiamo solo aspettare il 16”, aggiunge.
Noi de Le Iene abbiamo seguito questa vicenda con il nostro Andrea Agresti: vi abbiamo raccontato delle cremazioni multiple che sarebbero avvenute nel forno crematorio di Biella, gestito dalla società Socrebi dei fratelli Ravetti. Uno scandalo documentato con i terribili video registrati dai dipendenti.
“Ci veniva chiesto, per accontentare il continuo incremento delle cremazioni, di aumentare le bare all’interno del forno. Magari con due o tre bare alla volta. A gestire tutto erano i fratelli Ravetti”, sostiene uno dei dipendenti. “Vigeva la regola di andare sempre più veloci per consegnare le ceneri. Se invece di fare 6 o 7 cremazioni diventavano anche 14 è ovvio che le entrate raddoppiavano”.
I fratelli Ravetti avrebbero imposto anche i tempi di cremazione. Sul loro sito parlano di almeno 3 ore. “Noi invece lo facevamo entro 60 minuti”, sostiene il testimone. Ma ci sono materiali come lo zinco che hanno bisogno di tempi molto più lunghi per bruciare: “Si apriva la cassa con un’ascia o un’accetta e si bruciava la persona mettendo il corpo in una cassa di cartone”. Nei filmati consegnati alle forze dell’ordine si vede bene questa pratica. “È disumano quello che hanno fatto. Io non so se quello che sto piangendo è mio figlio”, dice una mamma.
I due titolari del forno crematorio di Biella sono accusati di doppie cremazioni, falso per le correzioni sul registro e violazioni di sepolcro. A febbraio il gup aveva respinto la loro richiesta di patteggiamento e rito abbreviato.