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Cremazioni multiple a Biella: la Procura rifiuta il patteggiamento | VIDEO

È stata rinviata di un mese l’udienza preliminare del processo a carico dei fratelli Ravetti, gestori del forno crematorio di Biella dove sarebbero avvenute cremazioni multiple. Con Andrea Agresti vi abbiamo raccontato l’orrore dei corpi cremati tutti insieme, e dei familiari che adesso vogliono sapere se le ceneri ottenute siano davvero dei loro cari scomparsi

Rinviata di un mese l’udienza preliminare del processo ai fratelli Ravetti, titolari del forno crematorio di Biella. Sono accusati di doppie cremazioni, falso per le correzioni sul registro e violazioni di sepolcro. Ci ha parlato della vicenda Andrea Agresti nel servizio che potete vedere qui sopra.

Il difensore di Marco Ravetti non avrebbe ricevuto in tempi utili l’avviso di notifica della prima udienza fissata per l’8 gennaio che è stata rinviata di un mese. La difesa ha preso ulteriore tempo, forse per cercare di accordarsi eventualmente con la Procura per un possibile patteggiamento dei due principali imputati.

Al momento però questa richiesta sembra che non sia stata accolta. Tra le prove finite nel fascicolo della procura ci sarebbero anche foto e filmati girati da un dipendente del forno crematorio che vi abbiamo mostrato nel servizio di Andrea Agresti.

“Ci veniva chiesto, per accontentare il continuo incremento delle cremazioni, di aumentare le bare all’interno del forno. Magari con due o tre bare alla volta. A gestire tutto erano i fratelli Ravetti”, sostiene uno di loro. “Vigeva la regola di andare sempre più veloci per consegnare le ceneri. Se invece di fare 6 o 7 cremazioni diventavano anche 14 è ovvio che le entrate raddoppiavano”.

I fratelli Ravetti avrebbero imposto anche i tempi di cremazione. Sul loro sito parlano di almeno 3 ore. “Noi invece lo facevamo entro 60 minuti”, sostiene il testimone. Ma ci sono materiali come lo zinco che hanno bisogno di tempi molto più lunghi per bruciare: “Si apriva la cassa con un’ascia o un’accetta e si bruciava la persona mettendo il corpo in una cassa di cartone”. Nei filmati consegnati alle forze dell’ordine si vede bene questa pratica. “È disumano quello che hanno fatto. Io non so se quello che sto piangendo è mio figlio”, dice una mamma. 

Un altro filone dell’indagine punta adesso a cercare di capire il ruolo del Comune: due dipendenti sono indagati perché non avrebbero effettuato i dovuti controlli su chi gestiva il forno crematorio. Contro i due si ipotizza il reato di omissione d’atti d’ufficio, perché non avrebbero controllato le attività della società che gestisce l’impianto di cremazione. Nelle scorse settimane il Comune avrebbe iniziato a valutare la revoca delle concessioni

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