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News | di Matteo Gamba |

Generazione Covid, Desy: “110 e lode, so analizzare tamponi. Ora neanche cameriera”

Dopo Giulia e Alessandro, terzo appuntamento del nostro viaggio-inchiesta tra chi si è laureato nell’anno sbagliato, il 2020, e che si trova bloccato a casa dai genitori a mandare curriculum nel nulla, tra stage cancellati e aziende che non ce la fanno ad assumere con la crisi da pandemia. Ecco cosa ci ha raccontato Desy, tesi sperimentale in Biologia in laboratorio e tutta in inglese e, per mantenersi, 4 anni di lavoro da cameriera (saltato ora anche quello per il coronavirus)

“Mi sono laureata in Biologia con 110 e lode e una tesi sperimentale in laboratorio e tutta in inglese: passo 5/6 ore al giorno a spedire curriculum senza ricevere nemmeno una risposta. D’estate e nei weekend prima facevo la cameriera, ora con il Covid è saltata anche questa possibilità”.

Desy Vallorani, 25 anni, di Fermo, è un altro simbolo della Generazione Covid, quella dei quasi 300mila che si sono laureati nell’anno sbagliato, il 2020. Ovvero migliaia di ragazzi in sosta permanente a casa dai genitori a mandare curriculum nel nulla, tra stage cancellati, aziende che non ce la fanno ad assumere per la crisi da pandemia e politica e governo che sembrano ignorare il problema.

Ognuno è un simbolo in questo viaggio-inchiesta che facciamo con Iene.it per raccontare e denunciare la loro vita, la loro situazione. Come Giulia Biagini, 27 anni, lucchese, 110 e lode alla Sapienza di Roma in Media e comunicazione digitale. “Sono andata a lavorare per un’agenzia immobiliare a 500 euro al mese poi è saltato anche quel lavoro per la crisi da Covid, altri compagni di università fanno i camerieri o le commesse. Siamo come fantasmi, senza un presente e senza un futuro”, ci ha raccontato nell’intervista che potete leggere integralmente cliccando qui.

O come Alessandro Caré, 25 anni, romano, 110 e lode alla Sapienza in Archeologia: “Mando centinaia di curriculum, mi rispondono solo con proposte per quelli che io chiamo ‘lavori truffa’ porta a porta, a provvigione. Sono disposto a fare qualsiasi cosa in questo momento, dal magazziniere al commesso, ma almeno con uno stipendio ‘vero’, ogni mese, anche basso, per provare a mantenermi da solo” (cliccando qui trovate tutta l’intervista).

“Io so analizzare professionalmente i tamponi per il Covid, pensavo fosse utile, pensavo di poter dare pure una mano così in mezzo a questa emergenza. Invece nulla” ci dice oggi Desy Vallorani, laureata il 15 ottobre all’università di Camerino con la stessa voce gentile, un po’ intristita ma ancora determinata degli altri due intervistati. L’appuntamento con lei è il terzo della nostra inchiesta, che continueremo: scriveteci per raccontare le vostre storie su redazioneiene@mediaset.it (anche se non siete neolaureati, ma se siete comunque ragazzi bloccati da questa crisi, senza lavoro e senza la possibilità di fare nemmeno uno stage).

Mai ricevuto risposte ai curriculum, Desy?
Una sola, dalla Germania, mi volevano a inizio novembre per analizzare tamponi per il coronavirus, vista l’emergenza che sta crescendo anche là. Mi hanno chiesto in quanto tempo potevo essere operativa. Ho scoperto che dovevo fare una quarantena di 14 giorni all’arrivo, l’ho comunicato, il lavoro è saltato”.

Nemmeno la famosa fuga all’estero, la “fuga dei cervelli” è più un’opzione quindi.
“No, perché con la pandemia non puoi nemmeno pensare di partire per l’estero per uno stage, un lavoro, per aumentare conoscenze e competenze. La crisi è ovunque, i confini sono semi bloccati e come minimo serve una quarantena cautelare a spese proprie”.

Per il resto?
“Per il resto niente, ogni mattina riaccendo il computer ed è la stessa frustrazione dopo le decine di curriculum mandati il giorno prima: risposte negative in automatico o nessuna risposta. Anche per gli stage. Non sono riuscita ad avere neanche un colloquio preliminare, anche solo a video. È tutto bloccato. Resto a casa dai miei genitori”.

Hai sempre dovuto lottare un po’ con i soldi?
“Ho sempre cercato di dare il mio contributo. In casa siamo in cinque, i miei fratelli sono più piccoli. Dal 2016 ho sempre fatto la cameriera d’estate in un ristorante, da giugno a settembre per 600/700 euro al mese, e nei weekend negli altri mesi, quando mi chiamavano, per 40 euro al giorno. Ora sempre per il Covid non ho più nemmeno questa possibilità”.

Quale futuro immagini?
“Mi sento demoralizzata ho dato la mia vita per studiare, facendomi 150 chilometri ogni giorno per andare e tornare dall’università. La laurea è stata difficile: gli esami erano difficili, tutto in inglese, corsi compresi. Sono mesi che io e altri colleghi o amici laureati con il massimo dei voti mandiamo nel nulla centinaia di curriculum per stage, tirocini, borse di studio, assegni di ricerca, posizioni di apprendistato, internati, junior, candidature spontanee… È frustrante dopo anni di sacrifici, studi, notti e soldi buttati. Noi che ci siamo laureati purtroppo nel 2020 siamo in una situazione disperata. Futuro? Non abbiamo nemmeno la possibilità di immaginarcelo”. 

Questa è la terza tappa del nostro viaggio-inchiesta, continueremo a dar voce a questi ragazzi e al loro appello collettivo alla politica. Se volete raccontarci la vostra testimonianza scriveteci su redazioneiene@mediaset.it.

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Secondo appuntamento del nostro viaggio-inchiesta in uno dei mondi più colpiti dalla crisi economica da pandemia, quello dei neolaureati, costretti a stare o tornare a casa dai genitori mandando centinaia di curriculum nel nulla, tra stage cancellati e aziende che non ce la fanno ad assumere. Dopo Giulia Biagini e due esperti del settore, ecco cosa ci ha raccontato Alessandro Caré, 25 anni, 110 e lode alla Sapienza, disposto a fare qualsiasi cosa per uno stipendio vero, anche basso. Tra le proposte di “lavori truffa” e le sue lacrime

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