Mascherina gate nel Lazio: il candidato di Zingaretti e gli altri preventivi | VIDEO
Sul caso delle mascherine acquistate dalla Regione Lazio e mai arrivate a destinazione intervengono Bankitalia e Anticorruzione. E intanto Antonino Monteleone e Marco Occhipinti scovano un altro imprenditore che aveva offerto un preventivo molto più vantaggioso di altri poi approvati. C’è poi il “caso Tulumello”, ex candidato di Zingaretti trombato alle elezioni poi nominato a capo della Protezione Civile
Antonino Monteleone e Marco Occhipinti tornano a occuparsi del mascherina gate del Lazio, la vicenda della fornitura di mascherine anti-Covid alla Regione Lazio, che sta creando più di un imbarazzo a Protezione Civile regionale e giunta Zingaretti. Parliamo di un affidamento diretto di mascherine, poi mai realmente arrivate a destinazione e offerte a un prezzo quasi doppio del loro valore di mercato, per il quale Regione Lazio ha anticipato più di 11 milioni di euro, che chissà se rivedrà, dopo che ha annullato la commessa, nonostante tutte le rassicurazioni del caso.
Cominciamo col farvi conoscere un altro imprenditore, che vende mascherine in tutta Italia, e che, come già gli altri che avete potuto sentire nei precedenti servizi, anche lui racconta di non essere stato scelto dalla Protezione Civile laziale nonostante i suoi preventivi fossero a prezzi inferiori.
Invece sull’affidamento di 35.000.000 euro alla ditta che vende lampadine, con più di 11 milioni di euro e in particolare sulla vicenda delle fideiussioni a copertura di questo generoso anticipo (come già vi abbiamo raccontato qui: link articolo sito), il capo della Protezione civile del Lazio Carmelo Tulumello è stato smentito dalla Banca d’Italia. Quando gli avevamo chiesto perché si fosse fidato di un’azienda, la Ecotech, che vendeva lampadine e che aveva garantito l’acconto di 11 milioni di euro ricevuto dalla Regione con una fideiussione non valida, Tulumello aveva risposto: “Non valida, per quale motivo? Io ho le polizze firmate”.
Una validità smentita dall’Ivass il 29 aprile prima del nostre domande. L’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni presso la Banca d’Italia aveva spiegato che la società erogatrice di una delle due polizze, la Seguros DHI Atlas, non è autorizzata a queste operazioni né in Italia né in Gran Bretagna, dove pure risulta registrata come intermediario finanziario. Ci sono molti altri elementi importanti che sembrano non tornare in questa storia, a partire dal numero di preventivi selezionati dalla Protezione civile laziale per la ricerca delle mascherine.
Tulumello ci aveva detto: “Noi le aziende le abbiamo chiamate direttamente, cercandole di notte anche su Internet, perché tutte quelle che noi chiamavamo non avevano prodotto, abbiamo ricevuto 22 preventivi, li abbiamo affidati tutti perché cercavamo materiale”. Eppure, dopo che Le Iene avevano scovato, nelle settimane scorse, due preventivi che offrivano mascherine alla regione a circa metà del prezzo prezzo di quelle poi acquistate, ora troviamo un altro imprenditore, che, ancora una volta, non si capisce perché sarebbe stato ignorato.
Si chiama Ettore Minore ed è amministratore della Intertrade Italia: “Il giorno dopo parlo con Tulumello e mi dice: mi faccia un’offerta sulle chirurgiche. Eccola qua 0,70, finito tutto! Ho capito subito che non sarei mai andato avanti perché perché nel momento che mi dice che entro 48 ore queste due milioni di mascherine devono essere a Roma, le cose sono due: o non hai competenza sull’importazione di questi prodotti, oppure mi fai capire che non ho possibilità, perché il tempo che arriva il pagamento, già passano tre giorni. Il tempo che viene stoccata la merce, per caricarla su un cargo, passano altri due tre giorni. Il tempo che arriva l’aereo a Fiumicino sono una giornata e mezza, cioè in 48 ore tecnicamente non è possibile. Io avevo messo 7 giorni e quando mi ha detto 48 ore ho capito che non si andava avanti. Ho visto che questa cosa delle 48 ore non è stata chiesta a nessun altro”.
L’ex consigliera regionale Roberta Angelilli, di Carmelo Tulumello ci dice: “Lui non aveva una esperienza a livello di emergenza, di Protezione civile ad alto livello, non era mai stato in una sala operativa, poi c’è un fatto un po’ singolare, cioè che lui partecipa alle primarie del centrosinistra per candidarsi a Fara Sabina, perde le elezioni a giugno e a ottobre diventa capo della Protezione civile del Lazio? Diciamo che come minimo è un po’ inopportuno… c’era una competizione abbastanza serrata con altrettanti candidati che avevano delle comprovate esperienze nel settore dell’emergenza della Protezione civile...”
Candidati come l’ingegner Francesco Mele, oggi in pensione, ma che all’epoca del concorso si era già occupato di Protezione civile per 20 anni. E che racconta: “L’amministrazione ha ritenuto di fare più una scelta di tipo fiduciario nel senso dell’affidabilità politica più che dell’affidabilità tecnica. Di questa situazione sono rimasto piuttosto amareggiato perché alla fine le scelte sono sempre fortemente condizionate dalla politica”.
E proprio sulla nomina di Tulumello, la Angelilli avanza più di un dubbio: “Uno dei requisiti fondamentali che venivano richiesti era una comprovata esperienza amministrativa nella gestione di procedure di acquisto di beni e servizi in situazioni di emergenza. Questo requisito scompare completamente nella scheda di valutazione, che i funzionari hanno sottoposto alla giunta che ha effettuato la nomina di Tulumello. Tulumello è stato selezionato con criteri che non sono quelli contenuti nel bando”. Insomma il bando che indica i criteri per nominare il nuovo capo della protezione civile individuava dei requisiti ben precisi, ma la giunta regionale guidata da Zingaretti che poi lo nomina lo fa seguendo una griglia di criteri diversi da quelli che prevedeva il bando.
Un pasticcio denunciato anche da Roberta Bernardeschi, del sindacato dei dirigenti regionali Fedirez: “Siccome i bandi in genere vengono preparati presumibilmente, rispetto a chi deve poi vincerlo, noi abbiamo scritto guardate che avete sbagliato. Non ci hanno risposto. La cosa gravissima è che qui ci sta qualcuno che si può infettare perché non ci stavano le mascherine e nonostante tutto sono stati spesi i soldi che sono della collettività, e allora chi l’ha scelto in questo modo dovrebbe risponderne personalmente in solido”.
Una settimana fa avevamo provato a parlare di tutto questo “casino” con Nicola Zingaretti, ma il presidente della regione Lazio non aveva voluto chiarire più di tanto la vicenda. E avrebbe dovuto farlo, perché ci hanno raccontato che la Ecotech, la società di lampadine a cui è stato affidato l’incarico di procurare 35 milioni di euro in mascherine, sarebbe stata aiutata da alcuni intermediari che conoscevano direttamente il vice capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Andrea Cocco.
Oggi sul “mascherina gate” indagano Procura, Corte dei Conti e Autorità anticorruzione. Qualche giorno fa, dopo settimane in cui aveva bollato la storia degli 11 milioni anticipati e a rischio semplicemente come fake news, Zingaretti, nel corso di una conferenza stampa, ammette: “Assicuro che stiamo facendo di tutto anche attraverso l’invio di tutta la documentazione alla procura della Repubblica per appurare cosa è accaduto e se qualcuno si è approfittato di una situazione di necessità rispetto a questo approvvigionamento”.
E il servizio si chiude con una domanda: “Presidente Zingaretti, se qualcuno come dice lei si è approfittato di una situazione di necessità, dopo tutto quello che abbiamo visto, forse c’è anche qualcuno che gliel’ha consentito con una certa facilità?”.