Morto il brigadiere Amadori, testimone chiave nell'omicidio Vannini: gettò ombre su Ciontoli | VIDEO
È stato uno dei primi carabinieri a intervenire la sera dell’omicidio di Marco Vannini. Il brigadiere Manlio Amadori è morto questa mattina per problemi di salute, un testimone chiave nella ricerca della verità sulla morte di questo ragazzo ucciso appena 20enne
È morto il brigadiere Manlio Amadori. È stato uno dei primi carabinieri a intervenire la sera dell’omicidio di Marco Vannini e testimone chiave nel processo sulla morte di questo ragazzo ucciso appena 20enne con un colpo di pistola.
Amadori, 62 anni, prestava servizio dal 2003 nella caserma di Ladispoli. È morto questa mattina al culmine di un lungo periodo di malattia che lo aveva portato a sottoporsi a un trapianto.
Il brigadiere è stato tra i primi a gettare ombre sulla famiglia Ciontoli. Sentito dalla Procura di Civitavecchia ha riportato una frase che avrebbe sentito la sera della tragedia: “Ora inguaio mio figlio”. Poche parole che in base alla testimonianza di Amadori sarebbero state dette da Antonio Ciontoli che per la ricostruzione processuale è stato lui colui che sparò a Marco. Per questo in appello era stato condannato a 5 anni per omicidio colposo, mentre in primo grado erano 14 per omicidio volontario. In Appello era stata confermata invece la condanna a 3 anni per omicidio colposo per la moglie Maria Pezzillo e i due figli Federico e Martina (fidanzata con Marco).
Nel corso della nostra inchiesta che ha portato alla luce i dubbi e le verità di questo omicidio, abbiamo provato a incontrare Amadori. Alla richiesta di intervista si era detto disponibile, ma il comando generale dei carabinieri ha negato l’autorizzazione.
Giulio Golia è riuscito comunque a incontrarlo e gli ha chiesto il motivo delle sue dichiarazioni. Le sue parole ci hanno lasciato perplessi. “Ogni dichiarazione che io in questo momento le sto facendo, sono quelle che ho già dato ma altre ed eventuali, se non sono autorizzato, mi creano problemi. Io non posso divulgare ulteriori informazioni che ci potrebbero essere”. A queste parole aggiunge un’altra frase: “Le vostre ricostruzioni possono essere eccellenti, ma io non sono nessuno per stravolgere quello che la magistratura ha già valutato”. Che cosa avrà voluto dire?
Non lo sapremo mai con certezza, sappiamo invece che la Cassazione ha stabilito che il processo d’Appello è da rifare per tutti i componenti della famiglia Ciontoli. Ma ha precisato anche che la morte di Marco è “ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli” che “rimase inerte ostacolando i soccorsi”. Si tornerà in aula mercoledì 8 luglio come annunciato a Iene.it dall’avvocato Celestino Gnazi che difende i Vannini: “Il cammino verso la giustizia prosegue” (leggi qui l’articolo).