Omicidio Vannini, a luglio il nuovo processo d'Appello: “Prosegue il cammino verso la giustizia” | VIDEO
L’8 luglio inizierà il nuovo processo d’Appello per la morte di Marco Vannini, a distanza di 5 mesi esatti dalla sentenza di Cassazione. “C’è attenzione per questo processo”, dice a Iene.it l’avvocato Celestino Gnazi
“Il cammino verso la giustizia prosegue”. Con queste parole l’avvocato Celestino Gnazi, annuncia la ripresa del processo d’Appello per la morte di Marco Vannini. Si tornerà in aula mercoledì 8 luglio.
Prima di allora ci sarà un’altra data importante in questa vicenda. Tra un mese esatto saranno 5 anni dalla morte del ragazzo ucciso appena 20enne dal papà della sua ragazza. Era la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, quando nella villetta di Ladispoli parte un colpo di pistola. Secondo la ricostruzione processuale, a sparare è Antonio Ciontoli, nonostante i dubbi e le bugie che abbiamo ricostruito con Giulio Golia e Francesca Di Stefano.
Nel primo Appello il padre della fidanzata di Marco era stato condannato a 5 anni per omicidio colposo, in primo grado a 14 anni per omicidio volontario. In Appello era stata confermata invece la condanna a 3 anni per omicidio colposo per la moglie Maria Pezzillo e i due figli Federico e Martina (fidanzata con Marco).
Dal 7 febbraio scorso per la Cassazione il processo d’Appello è da rifare, come vi abbiamo raccontato nel servizio qui sopra. Ora nel pieno dell’emergenza coronavirus c’è una data per il ritorno in aula. “Ci sembrava verosimile iniziare il processo entro l’estate, con l’emergenza del coronavirus abbiamo temuto un allungamento dei tempi, ma così non è stato. Significa che danno un’attenzione a questo processo che può solo renderci sereni e fiduciosi”, dice l’avvocato Gnazi a Iene.it. “L’8 luglio si riprende dai punti messi nella sentenza di Cassazione”.
Secondo i giudici la morte di Marco sopraggiunse dopo il colpo di pistola “ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli” che “rimase inerte ostacolando i soccorsi” e fu “la conseguenza sia delle lesioni causate dallo sparo che della mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l'effetto infausto”. Antonio Ciontoli “era consapevole di avere esploso un colpo di pistola, di aver colpito con un proiettile che era rimasto all'interno del corpo della vittima, e rappresentandosi la probabilità della morte, fece di tutto per occultare le proprie responsabilità, prima rifiutandosi di chiamare i soccorsi e poi, a fronte della chiamata fatta dal figlio, rassicurando i soccorritori sul fatto che non serviva un loro intervento”.
La data di inizio del nuovo processo d’Appello era attesa anche dai genitori di Marco: “Prima finirà questa emergenza del coronavirus, prima torneremo a combattere tutti insieme per lui”, ci avevano detto proprio pochi giorni fa. L’8 aprile Marco avrebbe compiuto 25 anni, i suoi genitori si sono fermati per ricordarlo con tanto di torta e candeline. Un momento intimo che hanno voluto condividere in parte anche con noi. Ci hanno raccontato come lo avrebbero immaginato e che cosa stanno facendo in queste settimane a casa per il coronavirus (leggi qui l’articolo).
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