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“Li hanno massacrati”: i parenti dei detenuti denunciano pestaggi a Santa Maria Capua Vetere | AUDIO

I parenti dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta, ci hanno denunciato violenze contro i loro cari: “Siamo disperati, li hanno massacrati”, ha detto la moglie di uno di loro a Iene.it. Il Dap però nega ogni tipo di violenza 

Ci hanno massacrato di botte”. A parlare, nell'audio che potete sentire qui sopra, sarebbe un detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta. Negli audio che circolano si sentono varie voci di persone che chiamano i carcerati in quel penitenziario per sapere cosa sia realmente accaduto. E noi di Iene.it stiamo ricevendo diverse segnalazioni di parenti che denunciano tutti la stessa cosa: “I nostri cari sono stati picchiati”. La moglie di uno dei detenuti ci ha detto al telefono: “Non ho potuto sentire mio marito per giorni. Ieri finalmente ho potuto chiamarlo e mi ha detto che sta male, che è stato picchiato. Sono entrati gli agenti in cella e lo hanno massacrato. Ho chiamato anche un detenuto che è uscito da pochi giorni, anche lui era preoccupato: lo hanno distrutto”.

La denuncia dei familiari dei detenuti è che all’interno della struttura ci sia stato un pestaggio ai danni di chi ha preso parte alla rivolta degli scorsi giorni: circa 150 carcerati infatti hanno preso il controllo di un’ala della struttura dopo la notizia della positività al coronavirus di uno di loro. Una protesta poi rientrata senza che, ufficialmente, sia stata usata violenza sia nei confronti dei detenuti che nei confronti degli agenti del penitenziario. Ma alcuni familiari dei carcerati ci hanno segnalato come i loro cari sarebbero stati picchiati, rasati a zero e perfino privati del cibo. Versione contestata però dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, che nega ogni possibile pestaggio all’interno della struttura. 

Non è la prima volta che, in mezzo all’emergenza coronavirus, scoppiano rivolte all’interno dei penitenziari. Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato delle sommosse esplose dentro a molte carceri del Paese, in cui hanno perso la vita vari detenuti. E anche in quel caso si era parlato di possibili pestaggi ai danni dei detenuti, come nel carcere di Foggia dove si era registrata una maxi fuga.

C’è stato davvero un pestaggio a Santa Maria Capua Vetere? Gli audio dei parenti dei detenuti sembrano dire proprio questo, e in molti ci avete segnalato atti di violenza contro i carcerati. Un’altra moglie di uno di loro ci ha raccontato che i prigionieri del carcere avrebbero protestato per “rivendicare il loro diritto a trascorrere la pena in una condizione di sicurezza sanitaria”. Ma secondo le informazioni che circolano nel gruppo Whatsapp dei parenti di molti detenuti, “la protesta sarebbe stata repressa in modo violento”.

“Qualche giorno fa i colloqui di alcuni carcerati con i famigliari non sono avvenuti via Skype come di consueto, ma via telefono. Potevamo sentire la voce, ma non vedere come stavano”, ci racconta la donna. Questo cambiamento ha scatenato il sospetto e il malcontento da parte dei familiari e alcuni di loro si sono organizzati per andare a manifestare davanti alla struttura: "Abbassate i manganelli. Non ce li sta uccidendo il Covid-19, ci state pensando voi!". "Non siete soli, non vi lasceremo più contagiare, amnistia subito!”. La protesta è poi rientrata.

Nel frattempo sui social hanno iniziato a circolare le immagini che ritrarrebbero alcuni detenuti che, lasciata la struttura per via del tentativo di diminuirne quanto più possibile il sovraffollamento, mostrano i lividi frutto del possibile pestaggio. Non sappiamo però con certezza se quelle foto provengano davvero da persone liberate dal penitenziario di Santa Maria Capua Vetere.

Per avere qualche informazione in più su quanto accaduto ci siamo rivolti all’ufficio stampa del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria:  “Una delegazione di tre donne è stata ricevuta nel carcere e rassicurata sullo stato di salute dei propri congiunti”, ci hanno detto. E poi hanno smentito  categoricamente l’ipotesi di una repressione violenta dei detenuti: “Gli agenti della polizia penitenziaria non sono armati e in caso di agitazione dei detenuti l’ordine è quello di contenere, questo non prevede mai in alcun caso la violenza”.

Intanto si è registrata la sesta vittima del coronavirus all’interno delle carceri italiane. Si tratta di un detenuto del carcere di Voghera, che è morto in ospedale a Milano. Era il primo contagiato ufficiale tra i detenuti. Prima di lui hanno perso la vita un altro carcerato, due medici penitenziari e due agenti di polizia.

"Picchiati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere"

 
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