Plasma iperimmune contro il Covid, i medici lo chiedono ma sta finendo: perché nessuno ne parla?
Alessandro Politi e Marco Fubini hanno intervistato alcuni medici che raccontano come che le sacche di plasma iperimmune impiegato per combattere il coronavirus stiano finendo. Ma perché i media e gli esperti non ne parlano? Il servizio stasera a Le Iene
“Adesso che è venuto fuori che il plasma sembra essere l’unica terapia antivirale con una certa efficacia, gli ospedali iniziano a chiedere il plasma, ma il plasma non c’è adesso”, ci spiega il professor Massimo Franchini. E stasera, con il servizio di Alessandro Politi e Marco Fubini, accenderemo nuovamente i riflettori sull'argomento, per cercare di spronare le istituzioni a mettere in piedi quelle banche del plasma che erano state promesse, ma in molti casi non sono state realizzate.
E' di ieri il duro attacco che l’immunologa Antonella Viola ci ha riservato su Facebook. Ha definito il nostro servizio “pseudo-giornalistico”. Non solo, ma secondo la professoressa avremmo distrutto “il metodo scientifico in una manciata di minuti”. E perché mai? Perché abbiamo fatto il nostro lavoro mostrando quello che succede in ospedale con dati e fatti e dando voce ai medici?
Come abbiamo più volte ripetuto, non esiste una cura certificata e standardizzata per combattere il coronavirus, ma uno dei metodi impiegati in alcuni ospedali per aiutare i pazienti colpiti dal Covid è la somministrazione di plasma iperimmune, che sostanzialmente fornisce al paziente che lo riceve gli anticorpi per combattere il virus.
Se i medici lo chiedono, se i pazienti sembrano trarne benefici, se le scorte stanno finendo, perché gli esperti e i media continuano a non parlarne? Dopo il nostro ultimo servizio sul tema, è uscita su Repubblica la notizia che al Policlinico di Palermo si sono fatti avanti più di 100 pazienti guariti dal Covid per donare il plasma. Ma anche in questo caso alcuni medici continuano a ripetere di “non farsi illusioni: è una cura sperimentale”. Ma questo è ovvio: tutte le cure per il Covid per ora sono sperimentali perché una cura certificata non esiste. Ma intanto è dal 24 di agosto che la “Food and Drug Administration”, dopo aver analizzato i dati di oltre 70 mila pazienti infusi, ha autorizzato il plasma iperimmune per trattare i pazienti colpiti dal Covid. Intanto, anche l'ospedale di Pisa sta sperimentando il trattamento con plasma iperimmune su 320 pazienti. "I primi risultati li avremo a fine mese ma ora non sarebbe serio fare previsioni, perché non ci sono ancora sufficienti evidenze scientifiche per dire se questa cura è efficace o se non lo sia", ha detto il primario del reparto di malattie infettive, Francesco Menichetti.
Ma la cosa strana è che quando sentiamo parlare in tv dei rimedi contro il coronavirus nessuno parla di plasma. Durante la trasmissione “Otto e Mezzo” su La7, il direttore dell’Aifa Nicola Magrini, alla domanda di Lilli Gruber su quale sia oggi la cura più efficace per combattere il coronavirus, ha risposto: “Lo standard di cura attuale è basato su tre farmaci importanti come l’ossigeno, il cortisone e l’eparina. In aggiunta, ma non ha ricevuto conferme come aspettavamo, c’è il Remdesivir che andrebbe pertanto ristudiato”. Ma mentre ristudiamo il Remdesivir, perché il plasma non viene nemmeno citato? È strano, soprattutto dal momento che, dopo lo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità “Solidarity Therapeutics Trial”, il plasma pare essere rimasto l’unico antivirale che, pur non essendo certificato come cura, sembra stia dando risultati nella lotta al coronavirus. Stasera a Le Iene vi racconteremo nuovi elementi sul plasma iperimmune.