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Share'ngo, “più di mille auto abbandonate e decine di lavoratori che saranno lasciati a casa”

Seconda tappa della nostra inchiesta sulla scomparsa della società delle macchinine gialle di car sharing e mobilità ecologica. Sempre grazie alle vostre segnalazioni. Marco ci racconta di debiti da un milione e mezzo di euro e di una situazione terribile per lavoratori, fornitori e clienti. Con un parco macchine già in stato di degrado

“Se mi vedono guidare una di quelle macchinine gialle quando vado a recuperarle, mi chiedono: ma che fine avete fatto?”. A parlarci è un fornitore di Share’ngo, l’azienda di car sharing e mobilità ecologica elettrica che dal 2016 aveva portato in alcune grandi città italiane quelle macchine gialle e che ora sembra svanita nel nulla come vi abbiamo raccontato una settimana fa in questo articolo.

Il nostro fornitore, che preferisce restare anonimo e chiameremo Marco, ci ha contattato proprio dopo la prima tappa della nostra inchiesta. Recupera solo le auto, con Share’ngo non ha altri rapporti se non i crediti che vanta: “Mi devono 20mila euro, continuo a emettere fatture, quando arriverò a 30mila presenterò istanza di fallimento”.

Marco racconta la sua versione aggiungendo qualche numero che dà il quadro di una situazione che sarebbe terribile: “I lavoratori abbandonati sono qualche decina, comprese le partite Iva. Mi risulta che la società avesse un milione e mezzo di euro di debiti. Poi ci sono le auto: 400 nel Milanese, 300 a Firenze, 300 a Roma… In tutta Italia saranno 1.300. Senza manutenzione da tempo, credo che stiano andando in malora”.

La settimana scorsa, nella prima “puntata” della nostra inchiesta che vi riassumiamo, eravamo partiti da una domanda, sempre grazie alle vostre segnalazioni: che fine ha fatto Share’ngo? Il sito è irraggiungibile, il numero di telefono è staccato mentre i social non sono stati più aggiornati da due mesi. “Share’ngo è nata cinque anni fa”, ci aveva detto Giovanni (anche in questo caso il nome è di fantasia), una persona ben informata su quanto è accaduto negli ultimi anni alla società. “La proprietà era cinese, la società faceva capo alla CS Group di Livorno”. In breve tempo le macchine gialle erano comparse in varie città italiane, soprattutto a Milano e Roma. La società poi inizia però a perdere e viene acquisita dopo vari passaggi nel novembre 2019 da un imprenditore olandese, Majd Yousif.

In breve tempo la società sospende il servizio a Milano e Roma. Motivazione: le macchine venivano danneggiate. “Le macchine venivano danneggiate, però era una scusa: in realtà c’erano già un mucchio di debiti, e non sapevano più come andare avanti”. Debiti che, stando ai documenti che Iene.it ha potuto visionare, avevano iniziato ad accumularsi ben prima dell’arrivo di Majd Yousif. A maggio Majd Yousif viene arrestato e si ferma davvero tutto. L’imprenditore avrebbe utilizzato, secondo le accuse, il car sharing in Olanda per riciclare denaro. Una storia questa che però non ha comunque legami con le società italiane. Proprio di questo parla l’ultimo post su Facebook di Share’ngo in Italia: “Share’ngo Italia e i suoi dipendenti intendono ribadire la loro completa estraneità alla vicenda: l’inchiesta riguarda le l'attività olandesi di Majd Yousif”.

E i tanti iscritti al servizio di Share’ngo che hanno ancora pacchetti aperti con l’azienda? “Non si sa che fine faranno”, sostiene Giovanni. Sui social network della società in effetti c’è chi comincia a lamentarsi: “Si diceva di interventi di riorganizzazione della flotta, ma mancano completamente comunicazioni ufficiali, dopo mesi ormai…”, “A quale numero siete reperibili?”, “Sono spariti”…

Noi di Iene.it abbiamo cercato di contattare Share’ngo per avere una loro risposta su questi racconti ma non siamo riusciti a farlo: come vi abbiamo detto, il sito ufficiale è irraggiungibile, il numero di telefono indicato sui social network risulta scollegato e gli stessi account social non sono aggiornati da quasi due mesi. L’appello lo lanciamo da qua: se qualcuno della società volesse fornirci la sua versione su quanto sta accadendo, ci contatti a tvleiene@gmail.com: saremo felici di raccontarvi anche questa versione. L’email è a disposizione anche di chiunque altro che, come Marco e Giovanni, volesse contribuire a capire ancora meglio questa storia.

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