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Strage Thyssen, il procuratore generale di Torino: “Carcere imminente” per i manager tedeschi | VIDEO

Abbiamo raccolto la testimonianza indignata di Rosina De Masi, madre di una delle 7 vittime del rogo del dicembre 2007 alle acciaierie Thyssen di Torino, dopo che i due tedeschi condannati a 5 anni, e mai entrati in carcere, avevano chiesto la semilibertà. Ora l’organismo che riunisce le magistrature dell’Unione europea, interpellato dal pg di Torino Saluzzo, fa sapere che il carcere per i due manager tedeschi sarebbe “imminente”

Questione di ore o di giorni per l’entrata in carcere dei due manager del gruppo Thyssen, condannati per la morte di sette operai nel rogo dello stabilimento torinese del dicembre 2007? 

Lo lascia intuire Eurojust, l’organismo di collegamento delle magistrature di tutta Europa, con sede all’Aja, in Olanda. 

Una vicenda tragica, di cui vi abbiamo raccontato più volte con Alessandro Politi e sulla quale eravamo tornati solo pochi giorni fa quando i due tedeschi, Gerald Priegnitz e Harald Espenhahn, pur non avendo fatto mai nenache un giorno di carcere, avevano richiesto la semilibertà.

Ora Eurojust, su richiesta del procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, chiarisce che per i due non c’è alcuna possibilità di fare appello alla sentenza che li condanna a 5 anni di carcere in Germania e che dovranno entrare in prigione immediatamente dopo che  l’ordine di esecuzione della pena, attualmente bloccato dal lockdown, sarà emanato. 

Questione di ore o al massimo di giorni, lascerebbe intendere la dichiarazione di Eurojust, che implicitamente nega anche sia possibile per i due manager tedeschi di usufruire, prima dell’ingresso in carcere, della semilibertà richiesta. Una semilibertà a cui, a Iene.it, aveva risposto indignata Rosina De Masi, madre di Giuseppe, una delle sette vittime del rogo dell’acciaieria torinese(nel video che potete rivedere sopra).

“Io nella mia testa, giorno e notte, le sento ancora le urla di mio figlio Giuseppe, che dice che non vuole morire- ci aveva raccontato Rosina - . Sono morti sette ragazzi, bruciati vivi, sciolti come una candela, non è accettabile quello che sta succedendo: Stato Italiano, faccia qualcosa subito!”. Per quella strage erano stati condannati , oltre ai manager italiani entrati in carcere, anche i due tedeschi, che però si erano sottratti alla giustizia italiana riparando in Germania.

Rosina De Masi aveva proseguito:”Da febbraio i due tedeschi assassini dovevano andare in galera. Io speravo che entro marzo finissero in galera invece per colpa della pandemia sono ancora fuori. Io adesso mi aspettavo, di giorno in giorno, che venissero presi e che rimanessero in carcere almeno per i cinque anni che gli hanno dato in Germania. Siamo partiti da una condanna teorica di 16 anni per Espehnahn e 10 anni per Priegnitz e man mano che il processo andava avanti la loro pena è stata ridotta. Poi si è arrivati a 9 e sei anni. Non sono ancora contenti, hanno chiesto di fare il carcere in Germania, sapendo che avrebbero fatto non più di cinque anni. Però facciamoglieli fare questi cinque anni, ai due assassini. Ora chiedono la semilibertà. Per me è stata altro che una pugnalata, l’ennesima beffa per i nostri ragazzi. Hanno ammazzato sette persone nel modo più atroce. Qui non c’è niente da capire, c’è solo da indignarsi. Chiedo al ministro Bonafede, al premier Conte, al presidente Mattarella, a tutto lo Stato italiano, che prendano in mano la situazione: li facciano andare in galera. Queste due persone in Germania sono tutelate e protette, non so da chi. Basta, sono persone pericolose. Sette ragazzi sono morti bruciati vivi, sciolti come una candela. Vi prego fate qualcosa! “.

Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, come vi abbiamo raccontato qui ,  dopo un lunghissimo braccio di ferro avrebbero dovuto entrare in cella in Germania, attorno a febbraio di quest’anno. In Italia erano stati condannati rispettivamente a 9 e 6 anni. La pena è stata ricalcolata in Germania a 5 anni, il massimo previsto per omicidio colposo.

Quando Alessandro Politi, in due differenti servizi (qui trovate il primo e qui il secondo), era andato a incontrare Espenhahn e Priegnitz mentre facevano jogging, gli aveva semplicemente chiesto quello che le famiglie delle vittime volevano sapere: “Quando sconterà la sua pena?”. Da loro però non avevamo avuto nessun segnale di pentimento e solo Gerald Priegnitz, profetico, ci aveva detto: “La giustizia tedesca si farà viva”.

 

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