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Coronavirus e vaccini, dal primo luglio potremo tornare a una vita normale?

Secondo il piano del governo entro fine giugno saranno vaccinati contro il coronavirus il personale sanitario, gli over 60 e i malati cronici: se le tempistiche saranno rispettate, e tutti si vaccineranno, come sarà l’Italia a metà 2021? Probabilmente libera da molte delle restrizioni che siamo chiamati a rispettare oggi

C’è un momento che tutta l’Italia, anzi tutto il mondo, sta aspettando: il ritorno alla vita prima della pandemia da coronavirus. L’arrivo dei vaccini e il via alla campagna di inoculazione ha acceso ancora di più questa speranza, e sono in tanti a chiedersi: quando sarà possibile tornare alla normalità?

Una domanda a cui è estremamente difficile rispondere, perché dipende da moltissime variabili non ancora del tutto note. Per esempio, non sappiamo se i vaccini impediscano solamente di sviluppare i sintomi del Covid-19 o se ne impediscano anche la trasmissione: le evidenze empiriche provenienti da Israele, il paese più avanti con la campagna vaccinale, fanno per adesso ben sperare anche se è ancora troppo presto per trarre conclusioni.

Presumibilmente alcune restrizioni e limitazioni resteranno in vigore per tutto l’anno appena iniziato. È qualcosa che sentiamo molto spesso da commentatori ed esperti: la luce in fondo al tunnel c’è, ma non è così vicina. Eppure ci sono anche dati che ci fanno ben sperare, soprattutto per un ritorno a una vita un po’ più libera di quella che tutti noi stiamo vivendo.

L’Italia ha infatti comunicato quando - se le forniture di vaccini arriveranno come previsto - scatteranno le varie fasi delle inoculazioni: la prima dovrebbe concludersi entro marzo, rivolta al personale sanitario, ai lavoratori delle strutture protette per gli anziani e agli over 80. Secondo le stime fornite dal ministero della Salute, si tratta di 6,4 milioni di persone. Per vaccinarle tutte servono quindi 12,8 milioni di dosi, di cui oltre 1 milione già inoculata.

Tutto questo dovrebbe avvenire, come detto se saranno rispettate le forniture attese, entro fine marzo. Nel secondo trimestre del 2021, invece, sarà il momento delle persone con più di 60 anni e di quelle con almeno una patologia cronica: in totale, sempre secondo le stime del governo, parliamo di 20,8 milioni di persone. Per loro serviranno ulteriori 41.6 milioni di dosi di vaccino, da inoculare entro fine giugno.

Se questo programma sarà rispettato, e se tutti accetteranno di vaccinarsi, all’inizio dell’estate avremo 27,2 milioni di italiani vaccinati contro il Covid-19. Parliamo quindi di circa il 45% della popolazione del nostro paese, quella più esposta al contagio (nel caso degli operatori sanitari) e quella più esposta a sintomi gravi e persino fatali (gli anziani e i malati cronici).

È lecito - bisogna dirlo - aspettarsi che le cose non saranno davvero così: alcuni dei vaccini attesi sono già in ritardo, e non tutti stanno aderendo alla campagna vaccinale. Ma nel caso in cui le cose andassero nel migliore scenario possibile, come sarà l’Italia l’1 luglio del 2021?

Ebbene, non saremo fuori dal tunnel ma il mondo ci sembrerà sicuramente meno faticoso di quello attuale. È lecito supporre che il coprifuoco, le restrizioni agli spostamenti, le chiusure di attività e scuole siano ormai un ricordo. Le mascherine e un ragionevole distanziamento sociale è invece probabile che continueranno a essere con noi. Ma su quali dati si basa questa aspettativa?

In primo luogo la vaccinazione degli over 60 ridurrebbe drasticamente la mortalità del coronavirus: a oggi nel nostro paese muoiono circa il 3,5% dei pazienti che contraggono il Covid-19, ma con una distribuzione nelle varie fasce d’età molto disomogeneo. Nei pazienti over 90, la malattia è mortale nel 24,3% dei casi; nella fascia d’età 80-89, nel 19,5% dei casi; in quella 70-79 nel 10,2% e in quella 60-69 nel 3% dei casi.


Nelle fasce d’età inferiori, la letalità del virus è molto più bassa: allo 0,6% per la fascia 50-59 anni, allo 0,2% per quella 40-49, allo 0,1% per quella 30-39, e allo 0,0% per gli under 30. Insomma, le persone più giovani ancora scoperte dai vaccini hanno una probabilità nettamente minore di morire a causa del Covid-19. Questo ovviamente non significa, purtroppo, che le vittime sparirebbero, ma sicuramente che la malattia farebbe molta meno paura.

Discorso analogo si può fare per i pazienti ricoverati in terapia intensiva. Sebbene non siano noti come nel caso dei decessi i dati sulle ospedalizzazioni per fasce d’età, sappiamo che nella seconda ondata l’età media era alta: “C’è una prevalenza di persone che hanno tra i 60 e i 70 anni circa, nella prima fase l’età media era dai 70 agli 80 anni a salire”, ha detto ad Huffington Post Davide Mazzon, fondatore della commissione di bioetica e componente del comitato etico della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia intensiva.

Entrambe le fasce d’età saranno coperte dalla vaccinazione da qui all’arrivo dell’estate. Dunque, la pressione sugli ospedali - causa principale di maggior parte delle restrizioni - calerà nettamente, dando respiro a tutto il personale sanitario che ormai da un anno lotta ogni giorno contro il coronavirus.

Con una pressione sugli ospedali diminuita, e una mortalità in netta decrescita, è dunque realistico pensare che entro pochi mesi la nostra vita sarà libera da molte delle restrizioni che oggi siamo chiamati a sopportare. Una forte speranza, e un motivo in più per tenere duro e continuare a rispettare le regole per prevenire il contagio.

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