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News | di Matteo Gamba |

Culle vuote nove mesi dopo il lockdown: -21,6% di nascite a dicembre. “È la paura per il futuro”

Dai primi dati dall’Istat emerge oggi, per un conto fisiologico delle mensilità, il drastico “rinvio dei concepimenti” per paura e incertezze sul futuro. In un anno nero che vede tristi record, mai toccati dall’unità d’Italia o solo con guerra o influenza spagnola. Tra questi: oltre 700mila decessi nel 2020 e saldo tra nascite e morti a meno 300 mila. Tutto questo in un paese che secondo uno studio recente vedrà già nel prossimo secolo la popolazione dimezzata da 60 milioni a 30

Crollano le nascite in Italia in tempi di Covid. A dicembre 2020, nove mesi dopo il primo lockdown, si è registrato in 15 grandi città italiane un calo del 21,6% rispetto all’anno precedente. Si fanno meno figli soprattutto per paura e incertezze sul futuro. In un paese come l’Italia che, come riporta un precedente studio internazionale di cui torniamo a parlarvi più in basso, nel 2100 vedrà la propria popolazione dimezzata da 60 milioni a 30.

L’EFFETTO COVID
“È verosimile immaginare che in questi primi nove mesi del 2020, così come accadde per la caduta delle nascite al tempo della grande paura per l’esplosione nucleare di Chernobyl del 1986, ci siano stati frequenti rinvii nelle scelte riproduttive”, spiega oggi il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo nella pubblicazione “Primi riscontri e riflessioni sul bilancio demografico del 2020”, che si basa appunto sui primi dati di quest’anno in attesa di quelli definitivi.

A fine anno si sono iniziati a vedere, per un conto fisiologico delle mensilità, gli effetti di questo minor numero di concepimenti. Nei primi mesi nelle 15 città prese in considerazione le nascite erano diminuite del 5,21%. Da novembre con la fine delle gravidanze di marzo si era arrivati al -8,21%. La tendenza si è confermata e molto ampliata a dicembre con un picco del -21,6%. Si prevedono tassi analoghi in forte calo anche per il 2021, almeno nei primi sei mesi, e questa tendenza riguarderà tutta l’Europa secondo un altro studio.

Contribuiscono altri due fattori: l’arrivo del 17% in meno di migranti, che di solito hanno tassi di natalità più alti, e il crollo dei matrimoni, dimezzati. Sono stati 85mila nei primi dieci mesi del 2020 contro i 170mila dello stesso periodo del 2019 e in Italia due figli su tre nascono in coppie sposate. Le nozze sono diminuite per problemi di organizzazione con le restrizioni anti-contagio e ancora una volta per le incertezze sul futuro, con forti preoccupazioni anche strettamente economiche.

LIVELLI DA GUERRA E INFLUENZA SPAGNOLA
In 150 anni di unità d’Italia non siamo mai scesi sotto le 400mila nascite l’anno, potrebbe succedere con i dati definitivi 2020. Le 420mila del 2019 erano già il minimo storico. A questo va ad aggiungersi l’aumento drammatico dei decessi con il coronavirus. Nel 2020 hanno superato i 700mila: nella nostra storia questa soglia era stata superata solo con l’influenza spagnola del 1920 e durante la Seconda guerra mondiale.

I 726mila morti annui previsti equivalgono a 1990 al giorno, 223 in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni, un numero quasi sovrapponibile ai circa 250 morti al giorno per Covid registrati tra il 20 febbraio e il 31 dicembre. L’anno si chiude così con un saldo demografico negativo tra nascite e morti di oltre 300mila persone. Un livello toccato in questo caso solo durante l’epidemia di influenza spagnola di un secolo fa, in un anno terribile che contò allora un milione e 300mila morti.

METÀ ITALIANI NEL 2100
Se il 2020 si configura come un anno nero, le previsioni su un drastico crollo della popolazione in Italia erano già consolidate. Nel 2100 gli italiani saranno 30 milioni invece degli attuali 60 per un calo progressivo della natalità che riguarderà un po’ tutto il mondo dopo decenni di tendenza alla sovrappopolazione.

A sostenerlo è lo studio più significativo e recente sul tema realizzato da un team internazionale sulla base di un modello statistico elaborato dalla University of Washington e pubblicato su The Lancet. Ve ne abbiamo appena parlato nell’articolo che potete leggere cliccando qui. Qui sotto ritrovate riassunti in grafica i dati principali delle previsioni mondiali e europee.


La ricerca prevede nel mondo un picco di 9,7 miliardi persone nel 2064 dagli attuali 7,8, per iniziare poi una discesa a 8,8 nel 2100 (due miliardi in meno delle proiezioni Onu a 10,9 per quell’anno). Molti paesi occidentali, ma anche l’India e la Cina, dimezzata a 700 milioni, vedranno cali più o meno grandi, che coinvolgeranno 183 nazioni su 195. Solo gran parte dell’Africa e del Medio Oriente continueranno a crescere, e molto, fino a veder triplicare la popolazione. 

Abbiamo parlato di queste tendenze con Antonio Golini, ex presidente dell’Istat, luminare della demografia e autore del recente libro-intervista “Italiani poca gente” con il giornalista del Tg1 Marco Valerio Lo Prete e con prefazione di Piero Angela. Proprio parlando con il maestro del giornalismo scientifico Piero Angela avevamo affrontato questo tema, assieme ai problemi nella partenza dell'assegno unico per le famiglie (poi varato, da luglio 2021 e non da gennaio, con meno fondi e ancora "a rischio" nella sua applicazione per la crisi di governo), anche nel servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti del 22 ottobre che potete vedere cliccando qui.

Se in tanti sollecitano misure per contrastare il calo della natalità. Golini è di altro parere. “Lottiamo da decenni contro la sovrappopolazione”, ci ha detto nell’intervista. “Non è detto che sia un male, anche per la lotta alla fame nel mondo e per quella per l’ambiente, se ci troveremo nel 2100 con un calo globale delle nascite e metà abitanti in Italia. Comunque sia, dovremo adattarci per forza perché la tendenza è inarrestabile. Ce la faremo economicamente: ci aiuterà la tecnologia”.

Speriamo. Intanto però le previsioni di quello studio rischiano di dover essere aggiornate in peggio con i nuovi cali demografici dovuti al coronavirus: nel 2100 in Italia saremo allora meno di 30 milioni?

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