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Davide Trentini e fine vita, nuova assoluzione per Mina Welby e Marco Cappato | VIDEO

Non si è trattato di istigazione e di aiuto al suicidio perché il fatto non sussiste e non costituisce reato. Marco Cappato e Mina Welby sono stati assolti anche in Appello per la morte di Davide Trentini che ha fatto ricorso al suicidio assistito in Svizzera. Con Giulio Golia vi abbiamo raccontato la sua storia e le sue ultime ore prima di morire. Cappato: “Perché il Parlamento non interviene?”

Se fosse qui con noi ora, sorriderebbe come quella mattina che se n’è andato”. Così Mina Welby commenta la nuova assoluzione nel processo che l’ha vista imputata assieme a Marco Cappato. Per la Corte d’assise d’appello di Genova non si è trattato di istigazione e di aiuto al suicidio perché il fatto non sussiste e non costituisce reato: è stata confermata così l’assoluzione già decisa in primo grado. Con Giulio Golia vi abbiamo raccontato la storia di Davide e le sue ultime ore prima di morire nel servizio che vedete qui sopra. Marco Cappato e Mina Welby, copresidente e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni sono stati al suo fianco lottando per un fine vita davvero per tutti. 

“Ci sono voluti 4 anni e 9 udienze per arrivare alla conferma di questo risultato. È evidente che persone in condizioni di malattia terminale non possono affrontare un iter così lungo”, commenta Marco Cappato. “Perché tutti questi tribunali e sofferenze? Perché il Parlamento italiano si sta rifiutando di affrontare la questione nonostante due richiami della Corte costituzionale?”. Trentini si era rivolto all’associazione Luca Coscioni per mettere fine a una sofferenza lunga un quarto di secolo. Oggi l’associazione è pronta a promuovere due petizioni: “Davanti a un Parlamento che non fa quello che deve fare, noi daremo la parola ai cittadini: raccoglieremo le firme per il referendum sull’eutanasia tra quella clandestina e quella legale che quest’ultima garantisce la certezza dei diritti e delle libertà per i malati terminali”. 

Solo così la storia di Davide Trentini non si ripeterà più. “Mi chiamo Davide e sono qui in Svizzera per porre fine a tutti i miei dolori”, aveva detto in un videomessaggio il 12 aprile 2017. La mattina dopo è morto a 53 anni lontano dalla sua città e dalla sua famiglia. Da 24 anni viveva con la sclerosi multipla: “Spero che anche un domani l’Italia che dice di essere un paese civile permetta ai malati come me di non fare un viaggio come ho fatto io che non riesco neanche più a muovermi”

Davide ha voluto documentare i suoi ultimi momenti, così che tutti potessimo capire la sua sofferenza. “Spero che presto i nostri politici si diano una regolata”, diceva nel video. “Mi ha accompagnato qui Mina, la moglie di Piergiorgio Welby”. Lei gli è stata accanto fino all’ultimo momento mentre Marco Cappato ha aiutato a raccogliere i soldi per poter partire. Cappato si è poi è autodenunciato ai carabinieri portando al processo.  

“Io non riesco a fare autonomamente niente. Neanche allacciarmi una scarpa, passo tutto il giorno a fare le stesse cose: in bagno, a fumare thc oppure sdraiato”, raccontava Davide. “Ho solamente dolori e basta, senza nessuna speranza di guarire. Sono sempre più frequenti e forti”. Quando finalmente viene fissata la data viene raggiunto da Mina Welby che ha seguito la battaglia per il diritto a morire del marito Piergiorgio nel 2006. Insieme hanno fatto l’ultimo viaggio di Davide da Massa Carrara con destinazione Basilea. 

Aiutateci a raccogliere le firme per dire che vogliamo una legge e poi per il referendum”, ha commentato oggi Mina Welby all’uscita dal tribunale di Genova. “Il nostro obiettivo è di 500mila firme in 3 mesi, sarà un grande lavoro. Stateci vicini, ve lo chiedo con tutto il cuore”. 

 

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