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Il ddl Zan arriva in aula al Senato: la battaglia politica e i tre punti della legge su cui si discute | VIDEO

A otto mesi di distanza dall’approvazione alla Camera, il ddl Zan arriva in aula al Senato. Ma con Italia Viva che si è smarcata dal testo, l’approvazione sembra sempre più in pericolo: ecco quali sono i punti fondamentali che dividono le forze politiche

Per il sottosegretario Ivan Scalfarotto (Italia Viva) “sarà un Vietnam”. Anzi no, altri colleghi dicono che “sarà un circo”. E’ questo il clima che aleggia su Palazzo Madama nel giorno in cui il ddl Zan, il disegno di legge che punisce i reati di odio omotransfobico, approda finalmente in Aula dopo otto mesi dall’approvazione della Camera.

Ma Vietnam o circo che sia, di sicuro il percorso a ostacoli della legge non è finito. Dopo il profluvio di audizioni che hanno imprigionato il ddl Zan nella commissione presieduta dal leghista Ostellari, la battaglia sta per spostarsi direttamente nell’emiciclo. A scaldare gli animi nelle scorse settimane ci ha pensato Matteo Renzi: il leader di Italia Viva ha aperto alla proposta di Matteo Salvini di emendare il ddl, rimuoverne alcune parti e far ricominciare il ping pong parlamentare di nuovo da capo.

La rottura della fragilissima maggioranza pro ddl Zan - che per capirci era la stessa che sosteneva il secondo governo Conte… - ha causato la reazione stizzita del Pd e del M5s, e l’esultanza di Salvini. Che ieri, annunciando lo stop al suo tour elettorale nel Sud Italia, ha deciso di tornare a Roma per “bloccare il ddl o quantomeno cambiarlo”. Mentre Letta e i Cinque stelle accusano Renzi di aver tradito il fronte che portò all’approvazione del disegno di legge alla Camera.

Oggi Italia Viva ha annunciato che presenterà alcuni emendamenti al testo per renderlo più ‘digeribile’ a parte del Centrodestra e al Vaticano, che come noto si era scagliato in maniera irritualmente ufficiale contro il disegno di legge. Ma quali sono i punti fondamentali del dibattito politico?

Le divergenze vertono essenzialmente intorno a 3 punti del ddl Zan:

  • Nel primo articolo, il testo fa riferimento all’identità di genere come “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione “. Il centrodestra e Italia Viva vorrebbero eliminare dal disegno di legge il riferimento all’identità di genere.
     
  • Il ddl Zan inoltre modifica gli articoli 604 bis e ter del codice penale, che attualmente puniscono la “propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. A questi motivi si aggiungerebbe anche la discriminazione basata il sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità. Il centrodestra si oppone alla modifica degli articoli 604 bis e ter; Italia Viva chiede che sia rimosso il riferimento all’identità di genere.
     
  • L’articolo 7 del ddl Zan dispone l’istituzione la creazione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia per il 17 maggio. Le scuole sarebbero chiamate a organizzare eventi, incontri o comunque attività legate alla Giornata nazionale. Il centrodestra è contrario all’istituzione della Giornata nazionale, Italia Viva vorrebbe inserire una clausola di “autonomia scolastica”, presumibilmente per permettere alle scuole cattoliche di non organizzare eventi sul tema.

Insomma, lo scontro riguarda i punti dirimenti del ddl Zan. E la battaglia è appena iniziata, mentre la possibilità che la comunità Lgbtq+ sia finalmente protetta dalle discriminazioni si allontana sempre di più. 

Il tema della lotta contro le discriminazioni della comunità Lgbtq+ è da sempre caro a noi de Le Iene: abbiamo provato a raccontarvelo attraverso molte storie. Particolarmente forte è quella di don Giulio, prete che ha contestato una disposizione del Vaticano dicendo: “Se non posso benedire le coppie gay, non benedico nemmeno le palme”. Una vicenda ancora più significativa, dopo il clamoroso passo del Vaticano che ha invocato il Concordato per cercare di fermare il ddl Zan. Una serie di attacchi concentrici che, col passare dei giorni e delle polemiche politiche, rischiano di avere successo.

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