Pandemia e allarme alcol, i primi dati: aumentati i consumi. Dobbiamo preoccuparci?
Dopo aver parlato delle nuove dipendenze ecco i primi dati sui milioni di italiani che durante la pandemia hanno iniziato a bere di più danneggiando la loro salute. Ce li racconta il presidente della Società italiana di alcologia Gianni Testino che ci spiega anche con quanti bicchieri si rischia, assieme al dramma di troppi giovani
Una ragazza di 14 anni in rianimazione per coma etilico a Roma al Policlinico Gemelli dopo una gara di bevute clandestine a Villa Carpegna. È purtroppo solo l’ultima di molte notizie del genere che leggiamo ogni giorno. Anche per questo, dopo avervi parlato dell’allarme dipendenze durante la pandemia e dei motivi che l’hanno scatenato, vi presentiamo oggi primi dati sull’aumento dei consumi di vino, alcol e superalcolici. Ce li racconta Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia.
Per ora sapevamo da una stima dall’Iss (EpiCentro - Istituto superiore di sanità) che l’incremento delle vendite sarebbe stato del 180% nei primi sei mesi dell’anno, per quanto riguarda soprattutto quello legato alle consegne a domicilio. Uno studio recente di Nomisma parla di vendite su internet cresciute del 147%, mentre dall’Osservatorio alcol dell’Iss si citano aumenti per le enoteche online del 425% (prof. Emanuele Scafato, 15 Gennaio 2021). Se online e nei supermercati insomma sono sicuramente cresciute, quelle legate a bar, pub e ristoranti sono però crollate. La stima per ora è complessa.
Gianni Testino, che è anche primario del reparto Dipendenze e epatologia di Asl3 Liguria, ci racconta i primi dati clinici dell’Osservatorio alcol dell’Iss che certificano un punto fermo, l’aumento preoccupante del consumo durante la pandemia. “Dobbiamo partire da un dato: l’Italia è un paese in cui si beve molto. Nel 2019, prima del Covid, 11,2 milioni di italiani consumavano alcol tutti i giorni. Di questi, 8,7 milioni lo facevano con un consumo a rischio di provocare danni fisici e psicologici, con oltre due unità alcoliche al giorno per le donne e tre per gli uomini. Ogni unità alcolica equivale a 12 grammi di etanolo, ovvero un bicchiere di vino, una birra da 33 centilitri o un aperitivo, per capirci. Gli altri due milioni e mezzo avevano un consumo quotidiano ma inferiore, considerato quindi a basso rischio”.
“Negli ultimi 300 giorni, durante la pandemia, il 63% degli italiani che bevono in modo rischioso ha aumentato il consumo con possibilità di evolvere verso la dipendenza. Tra i due milioni e mezzo ‘a basso rischio’, il 28% beve di più arrivando al livello di ‘rischio salute’. Per quanto riguarda invece gli alcolisti è troppo presto per avere i dati. Nel mio reparto posso dire però che si è registrato un 20% in più di ricadute alcoliche rispetto all’anno scorso e un 15% in più di nuovi casi di dipendenza. Questi dati sono emersi il 15 gennaio durante un incontro online della Società italiana di alcologia”.
L’allarme colpisce anche i giovani. In Italia era già aumentato in maniera preoccupante il “binge drinking” importato dal nord Europa, ovvero le “abbuffate”, il bere tanto, troppo nel weekend spesso fino a stordirsi. In termini di consumo parliamo almeno di 4-6 unità alcoliche in una serata. A oltre 4 milioni di italiani è successo almeno una volta nell’ultimo anno e si tratta soprattutto di giovani, che lo fanno molto più spesso, a volte tutti fine settimana. Molti sono minorenni nonostante vendita e somministrazione di alcolici agli under 18 siano vietate per legge.
“Tra gli 11 e i 15 anni, l’11% dei maschi e il 6% delle ragazze consuma alcol in maniera rischiosa per la salute, tra i 16 e i 17 anni arriviamo rispettivamente al 47% e al 34% secondo i dati del 2019”, conclude Gianni Testino. “Molti ‘binge drinkers’ sono già dipendenti. Con la pandemia le ‘abbuffate’ di alcol sono diventate più difficili stando in casa. Molte famiglie, e lo dice anche la mia esperienza in reparto, hanno scoperto così che il figlio beve troppo o è addirittura già un potenziale o reale alcolista. Le prime conseguenze in questo periodo sono state vere e proprie crisi di astinenza e pericolose ‘abbuffate’ clandestine organizzate in ogni modo. Ci chiamano le famiglie che trovano i figli ubriachi in terrazza. ‘Com’è possibile? Mio figlio non beve’, ci dicono quasi sempre”.
I casi come quello della 14enne in rianimazione a Roma dopo un aperitivo clandestino al parco sono parte di questo nuovo e preoccupante fenomeno.