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Schwazer alle Olimpiadi? Il Tas: niente sospensione della squalifica per doping. Ma Alex spera ancora | VIDEO

Il Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna respinge la richiesta del marciatore italiano Alex Schwazer di sospendere la sua squalifica. Anche Wada e World Athletics hanno detto no. Per la giustizia ordinaria italiana questa squalifica è arrivata però dopo controlli in cui le sue urine sono state manipolate. L’avvocato del marciatore spera ora in una nuova sentenza attesa a breve. Noi vi abbiamo raccontato tutto di questo caso con quattro servizi di Antonino Monteleone, lanciando anche una petizione online

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Il Tas, il Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna, ha respinto il ricorso di Alex Schwazer che chiedeva di sospendere la sua squalifica, in un nuovo arbitrato che lo vedeva opposto alla federazione mondiale d'atletica, World Athletics, e all'agenzia mondiale antidoping, la Wada. I suoi avvocati aspettano però ancora nella prossima decisione del Tribunale federale svizzero. Nella speranza che il nostro marciatore possa partecipare alle Olimpiadi di Tokyo, noi de Le Iene ci siamo occupati quest’anno con quattro servizi di Antonino Monteleone (l’ultimo lo vedete in alto) e con la petizione che trovate sopra.

Riassumiamo la vicenda. Alex Schwazer, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Pechino nel 2008, viene trovato positivo nel 2012 all’Epo prima delle Olimpiadi di Londra e squalificato per tre anni e 6 mesi. Confessa, farebbe anche i nomi: per questo sarebbe stato poi punito. Sandro Donati, che ha dedicato la vita alla lotta per uno sport pulito e che ha determinato il controllo decisivo su Alex nel 2012, vuole dargli però una seconda chance e diventa il suo allenatore con controlli molto scrupolosi e continui (42 volte in un anno e tre mesi).

Nel 2016, prima delle Olimpiadi di Rio, Schwazer viene trovato di nuovo positivo e squalificato, in quanto recidivo, per otto anni. Per la giustizia ordinaria italiana in questo caso le sue urine sono state manipolate per farle risultare positive: le accuse di doping contro di lui sono state archiviate il 18 febbraio scorso dal gip di Bolzano Walter Pelino. Queste accuse sarebbero state il frutto di un complotto per vendicarsi delle accuse rivolte a importanti dirigenti della federazione fatte in un'aula di Tribunale due settimane prima del controllo del primo gennaio 2016. Anche il suo allenatore Sandro Donati sarebbe stato un obiettivo di queste trame.

La squalifica sportiva internazionale a 8 anni però resta e al momento Schwazer, che vorrebbe tornare a marciare alle Olimpiadi di Tokyo, non può farlo. Da qui il ricorso per sospenderla e riaprire il processo sportivo al Tas, che ha appena detto no, come hanno fatto anche la federazione mondiale d'atletica World Athletics e l’agenzia mondiale antidoping Wada. “Attendiamo a ore la decisione del tribunale federale svizzero", fa sapere il legale di Alex Schwazer, Gerhard Brandstaetter. "Abbiamo anche ricevuto una lettera della Wada, che ha ribadito che non ammetterà Alex alle gare, ma l'unica cosa che può sbloccare davvero la situazione è il Tribunale federale svizzero". 

Nel quarto servizio sul caso di Antonino Monteleone del 2 aprile scorso, che potete vedere qui sopra, ci siamo concentrati su tutte le anomalie, le contradizioni e le bugie dei controlli antidoping del 2016 di cui parlano i giudici di Bolzano. Nel primo abbiamo intervistato il marciatore italiano, nel secondo abbiamo ripercorso tutta la sua storia parlando anche con Sandro Donati, nel terzo vi abbiamo raccontato perché i giudici italiani parlano di campioni di urine manomesse.

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