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Usa vietano importazioni ad alcune società cinesi: “Sfruttano lavoro forzato degli Uiguri” | VIDEO

La Casa Bianca ha deciso di sanzionare alcune aziende cinesi attive nella produzione nel commercio di materiali per i pannelli solari. Per il Dipartimento del commercio Usa sfruttano il lavoro forzato degli Uiguri: un tema di cui noi de Le Iene ci siamo occupati con la nostra Roberta Rei

Sfruttano il lavoro forzato degli Uiguri”: gli Stati Uniti hanno disposto il divieto sulle importazioni negli Usa di uno dei materiali principali per la produzione di pannelli solari dalla società cinese Hoshine Silicon Industry. La motivazione è chiara: quei materiali sono ottenuti - almeno secondo il Dipartimento del commercio americano - sfruttando anche i lavori forzati a cui sono obbligati gli Uiguri nella regione dello Xinjiang.

Altre tre aziende si sono viste imporre limiti all’esportazione verso Washington dei loro prodotti. Durissima la motivazione rilasciata dal Dipartimento del commercio e divulgata da Reuters: secondo loro quelle aziende “sono state coinvolte in violazioni e abusi dei diritti umani nell’attuazione della campagna cinese di repressione, detenzione arbitraria di massa, lavori forzati e sorveglianza tramite l’uso di tecnologie avanzate contro Uiguri, Kazaki e altri membri di minoranze musulmane nello Xinjiang”.

A Marzo l’Unione europea aveva direttamente sanzionato quattro funzionari della provincia dello Xinjiang, dove da tempo è in corso la repressione degli Uiguri. I quattro dirigenti non potranno entrare sul suolo europeo e i loro beni sotto la giurisdizione dell’Ue saranno congelati. Oltre ai quattro funzionari, l’Ue ha imposto un embargo sui prodotti della Xinjiang Production and Construction Corps, legata all’esercito di Pechino che impiega circa un decimo della popolazione della provincia. È stata la prima volta dalla strage di piazza Tienanmen che l’Ue impone sanzioni contro la Cina.

Gli Uiguri sono una minoranza etnica turcofona di fede musulmana che vive in Cina. Della loro storia si è occupata la nostra Roberta Rei, raccontandoci questo popolo, composto di milioni di persone, e di come la potenza militare e tecnologica del governo di Pechino sembrerebbe esser stata usata contro di loro per annientarli.

Le più autorevoli organizzazioni che si occupano di diritti umani pensano che gli Uiguri siano vittime del più grande internamento di massa dalla Seconda guerra mondiale. Anche Papa Francesco ha definito gli Uiguri “perseguitati”. 

Gli Uiguri sono circa 16 milioni, di cui 11 vivono nella regione dello Xinjiang, nel nord ovest della Cina. Dopo una lunga storia di tensioni con il governo di Pechino, le cose sono precipitate con l’avvento al potere del presidente Xi Jinping, anche a causa di una serie di attentati terroristici compiuti da Uiguri.

Da qui il governo cinese ha lanciato un’offensiva durissima, che però non toccherebbe solo i terroristi ma tutto il popolo degli Uiguri. “È parte della strategia cinese etichettare come terrorismo tout-court una richiesta di diritti culturali”, ci dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Da qui questa politica di chiuderli in luoghi eufemisticamente chiamati Centri per la formazione professionale che sono campi di concentramento veri e propri”.

Roberta Rei ci racconta cosa sembra accadere in quei campi grazie a una testimone diretta. “Sono stata lì dentro un anno, tre mesi e dieci giorni. Ho contato ogni singolo giorno”, ci racconta la donna. “Lo stupro è all’ordine del giorno”, ci racconta una testimone diretta di quanto avverrebbe in quei campi di prigionia. “Ho visto donne impazzire. Andavano nei bagni, prendevano gli escrementi e si disegnavano baffi e barba. Dicevano: ‘guarda, sono diventata un uomo’”. Notizie che destano ancora più clamore, considerando che oggi 26 giugno ricorre la Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura, proclamata dalle Nazioni Unite il 12 dicembre del 1997.

Ecco qui sopra, nel servizio di Roberta Rei, il suo racconto e perché il destino degli Uiguri ci riguarda da vicino.

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Gli Uiguri sono una minoranza etnica turcofona e di fede musulmana che vive in Cina: il governo di Pechino sembra aver usato la sua forza militare e tecnologica per perseguitarli. Con l’aiuto di una ex prigioniera e del portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, Roberta Rei ci fa conoscere cosa sembra accadere nei campi di prigionia segreti. E perché questo ci riguarda da vicino

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