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Vaccino, ecco perché l'Italia non può andare più veloce di così | I DATI

Siamo il primo paese dell’Europa dell’euro come percentuale di vaccinati e il settimo al mondo ma a questo ritmo raggiungeremo solo il 20% degli italiani entro giugno, ancora lontani dall’“immunità di gregge” e dal possibile ritorno a una normalità. Il problema non riguarda solo noi: vi spieghiamo il perché

Le vaccinazioni in Italia vanno veloci: siamo addirittura primi in Europa in rapporto alla popolazione. A questo ritmo però arriveremo a giugno ad avere solo una persona su 5 immunizzata, il 20%, lontani ancora da quel 60-70% che come ha detto l’infettivologo Matteo Bassetto a Gaetano Pecoraro ci avvicinerebbe alla famosa “immunità di gregge” e a un possibile ritorno alla normalità. Il problema è che non possiamo andare più veloci: esauriremmo subito le dosi disponibili che devono seguire i loro tempi di produzione.

I DATI IN EUROPA E NEL MONDO
L’Italia, con ora 70mila iniezioni al giorno, ha vaccinato in meno di due settimane oltre 400mila persone. Siamo al momento allo 0,7% della popolazione totale e in percentuale ci collochiamo in questo momento al primo posto nell’Europa dell’euro e al settimo nel mondo (qui i dati in tempo reale). Meglio di noi hanno fatto per ora solo Israele (19,5%), Emirati Arabi Uniti (9%), Bahrein (4%), Regno Unito (1,9%), Stati Uniti (1,8%) e Danimarca (1,4%).

Proprio il caso di Israele, di cui si sta parlando in tutto il mondo per la velocità e lo straordinario modello organizzativo con cui ha già raggiunto quasi il 20% della popolazione, ci dà delle indicazioni. Il 4 gennaio il paese ha deciso di rallentare un po’ il ritmo perché così si rischiava di finire le dosi resi disponibili da Pfizer.

I VACCINI NON BASTANO
Il discorso vale anche da noi: anche se volessimo e potessimo andare più veloci, rischieremmo di finire le dosi arrivate in Italia dalla Pfizer. Bisogna aspettare che ne produca a sufficienza per tutti e ci sono dei tempi tecnici da aspettare. Intanto è stato approvato anche il vaccino di Moderna ed entro fine mese dovrebbe arrivare l’ok per quello di Oxford-AstraZeneca.

“Considerando unicamente la disponibilità dei primi due vaccini già approvati, avremo nel primo trimestre del 2021 dieci milioni di dosi che significa 5 milioni di vaccinazioni. A queste si sommeranno quasi altri 13 milioni di dosi del secondo trimestre, il che significa avere oltre 11 milioni di persone vaccinate per giugno. Di fatto potremmo essere fuori dall’emergenza per l’autunno” riassume il viceministro alla Salute Pier Paolo Sileri al Messaggero.

LE PREVISIONI
Undici milioni di italiani vaccinati entro giugno vuol dire arrivare a meno del 20% degli italiani, uno su cinque, ancora lontani da quel 60-70%, se non 80%, che vuol dire “immunità di gregge” e possibile ritorno a una normalità.

In gennaio si sta procedendo intanto con gli operatori sanitari, da febbraio si passerà a chi ha più di 80 anni, poi a operatori dei servizi pubblici essenziali, docenti e non docenti, forze dell'ordine, persone fragili e detenuti. E così via, secondo le varie fasce di età e di rischio. Tutti devono fare poi una seconda dose di vaccino per essere immunizzati, tre settimane dopo la prima per quello Pfizer, quattro con Moderna.

Per andare più veloci servirebbero più vaccini prodotti e distribuiti all’Italia insomma. Va in questo senso quanto annunciato da poco dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con l’acquisto da Pfizer di 300 milioni di dosi aggiuntive da consegnare all’Ue nel 2021. Già il via libera al vaccino AstraZeneca a fine mese potrebbe farci arrivare a 20 milioni di persone vaccinate in sei mesi. Per ora non possiamo che aspettare e continuare con le iniezioni disponibili.

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