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Dopo una condanna a ginecologhe e ospedale a pagare 5 milioni di euro per come è stato gestito il parto di Benedetta, mamma di Eleonora (nata con una invalidità del 100%), nessuno sembra voler pagare. Veronica Ruggeri ha incontrato i protagonisti di questa terribile vicenda

AGGIORNAMENTO: Tetraplegica per errore medico, le assicurazioni: ridateci parte del risarcimento: "Morirà presto"

Eleonora fino al momento della nascita era un feto sanissimo. Tutto filava liscio, ma durante il parto succede qualcosa. La dottoressa Dibello e la dottoressa Cisotto commettono non uno, ma una serie di errori, che hanno lasciato danni irreversibili sulla piccola Eleonora, che oggi ha dieci anni e una invalidità del 100%.

Dopo 10 anni di lotte in tribunale un giudice condanna ginecologhe, ospedale e assicurazioni a pagare più di 5 milioni di euro di risarcimento. Ma a oggi non solo nessuno ha pagato, ma sembra che nessuno sia intenzionato a farlo. La famiglia non ha più soldi per andare avanti e rischia di essere sfrattata di casa.

“Noi questa bambina l’abbiamo voluta tantissimo”, racconta la madre. “Il 2 dicembre di 10 anni fa vado in ospedale con forti dolori e mi dicono che stava andando tutto bene perché stavo avendo il travaglio”. Ma i medici sembrano ignorare, come aveva invece suggerito il ginecologo di Benedetta, in quel momento fuori turno, che con un parto naturale la donna rischia gravi danni alla vista.

Stavo malissimo, la bambina spingeva e era posizionata male. Ho chiesto disperatamente il cesareo e mi è stato negato dicendo che andava tutto bene”. Il cesareo viene fatto d’urgenza dopo quasi quattro ore di travaglio e pesanti errori da parte delle ginecologhe e Eleonora nasce in condizioni gravissime.

I genitori di Eleonora, che hanno speso molti soldi per prendersi cura della piccola, oltre a una pensione di invalidità di mille euro, non percepiscono molto altro. Oggi rischiano di essere buttati fuori casa, mentre chi è stato condannato ancora non paga.

Veronica Ruggeri va così a parlare con Antonio Compostella, direttore generale dell’ospedale “Ulss Rovigo” per chiedere perché questi soldi non siano ancora arrivati alla famiglia nonostante la sentenza. Ma la Iena fa una brutta scoperta… l’avvocato dell’ospedale le comunica che vuole ricorrere in Appello.

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