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Catturate (alcune) “vacche sacre” della ‘ndrangheta

Noi de Le Iene avevamo raccontato questo fenomeno nei paesini calabresi con Giulio Golia

Catturate una trentina di “vacche sacre” in Calabria. Un segnale dello Stato, in collaborazione con gli enti locali, contro il potere della ‘ndrangheta sul territorio. Infatti, le mucche, libere di pascolare nei paesini e per le strade, tra la piana di Gioia Tauro e l'Aspromonte, causando non pochi danni e disturbi alla popolazione, apparterrebbero alle famiglie dei boss. “Un simbolo di predominio”, come aveva spiegato lo storico Enzo Ciconte a Giulio Golia in un nostro servizio andato in onda il 26 ottobre 2015 dedicato a questo tema. Un predominio che l'intervento dello Stato, dopo molti anni, vorrebbe minare, almeno simbolicamente. Molti esemplari, dopo la cattura di questi giorni, sono stati affidati all'ente Parco Nazionale dell'Aspromonte. L'operazione è partita dalla prefettura di Reggio Calabria.

Gli abitanti, costretti a convivere con queste mandrie che pascolano libere, spesso non denunciano per paura di ritorsioni. Ma cosa c'entrano le mucche con la ‘ndrangheta? Ce lo spiega lo storico Ciconte: “Senza il territorio la ‘ndrangheta è niente. Il loro discorso è ‘tutti quanti qui devono sapere che io ci sono'. È questo ciò che è fondamentale. Non le vacche. E il fatto che nessuno le possa toccare”. E, continua, “Chi ha tentato di denunciare ha pagato di persona”. E torna alla mente Fortunato La Rosa, ucciso nel settembre 2005 per aver protestato contro le “mucche sacre” che invadevano i suoi terreni. Un simbolo, quindi, che è in realtà molto di più.

Guarda qui sotto il servizio di Giulio Golia

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